Un focus a cura di Beatrice Salvatore
Un approfondimento sull’America Latina e le dinamiche politiche ed economiche che la animano per indagare gli sviluppi dell’America del Sud nel mondo multipolare
L’America Latina e i rapporti con la Cina: verso l’espansione della BRI
Dopo la conclusione delle guerre d’indipendenza dalla corona spagnola, l’America Latina è divenuta una regione che ha risentito notevolmente dell’influenza esercita da Washington. Le politiche degli Stati Uniti attuate nei confronti dell’America Latina – guidata dai principi della Dottrina Monroe – hanno sempre, di fatto, considerato questa regione del mondo come una zona ricca di opportunità per promuovere i propri interessi e consolidare, così, la propria influenza in quella zona definita America’s backyard, il “giardino di casa” degli Stati Uniti.
Originariamente formulata come una politica difensiva, la Dottrina Monroe, intendeva proteggere i territori dell’America che avevano recentemente ottenuto l’indipendenza dalla supremazia europea; tale dottrina si basava sul concetto di neutralità e non interferenza statunitense – mantenuta fino ad allora – negli affari interni degli Stati europei, e, così, allo stesso modo, gli Stati Uniti non avrebbero permesso interventi negli affari del continente americano.
Qualsiasi azione intrapresa da una potenza europea contro i governi stabiliti in America sarebbe stata considerata ostile nei confronti degli Stati Uniti stessi (Perkins,1963).
“L’America agli americani” con queste parole il presidente degli Stati Uniti Monroe nel 1823 promuoveva e sosteneva i movimenti per l’indipendenza dall’influenza europea, ai tempi ancora in gran parte presente su tutto il territorio latino americano.
Se la dottrina Monroe e il sostegno statunitense alla causa dell’indipendenza dei paesi della regione latino americana furono inizialmente accolti con favore e apprezzati anche dai diversi “libertadores” dell’America Latina, tra cui per esempio Simon Bolivar, tuttavia, nel corso dell’Ottocento, i principi originali della dottrina subirono diverse trasformazioni e all’inizio del Novecento, con l’avvento degli Stati Uniti sulla scena internazionale come nuova potenza industriale e mondiale fece sì che la Dottrina Monroe divenne il mezzo giustificatore per realizzare le nuove ambizioni imperialiste statunitensi sul territorio latino americano…
Il secondo “giro a la izquierda” in America Latina: il caso Colombiano
Le elezioni di ottobre 2022 in Brasile, vinte da Inácio Lula da Silva, hanno segnato il massimo risalto mediatico di ritorno di un l’orientamento verso Governi di sinistra, una sorta di inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, diffuso, peraltro in diversi paesi dell’America Latina. Questo cambiamento politico è emerso, infatti, dopo la fine di una serie di governi conservatori – notoriamente più a destra nella collocazione nello spettro politico – come quello di Jair Bolsonaro in Brasile, di Mauricio Macri in Argentina, di Iván Duque in Colombia e di quello boliviano durante la presidenza ad interim di Jeanine Áñez.
Le ragioni del cambio di orientamento ai vertici degli establishment politici in Sud America sono molteplici e ogni paese ha le sue particolarità specifiche che lo spiegano; però, il fattore comune a buona parte di queste esperienze – e che accomuna parte delle realtà di questi paesi usciti dall’esperienza dei governi di destra – è che le popolazioni vedono una classe popolare esausta per la crisi economica, segnata dall’aumento della povertà e dell’ineguaglianza sociale.
La classe popolare durante le elezioni si è orientata, dunque, verso i partiti di sinistra, promotori di una serie di misure sociali, di mettere al centro del discorso politico i bisogni del popolo e, così, rendendosi capaci di intercettare questo sentimento di frustrazione più o meno latente nell’elettorato di molti Paesi. Questa scelta è stata anche influenzata dalle devastanti conseguenze della pandemia e dalla gestione confusa della stessa da parte dei diversi esecutivi al potere nei rispettivi Paesi.
La pandemia ha messo in luce le carenze e l’inefficienza del sistema sanitario e il sistema di istruzione pubblica in diversi paesi. L’America Latina, infatti, rappresenta una delle regioni in cui la Pandemia ha causato più danni e per tempi più prolungati. Mentre in Europa, Canada, Stati Uniti e parte dell’Asia stavano iniziando le campagne di vaccinazione in America Latina si è rimasti spesso indietro obbligando i governi locali ad allungare i periodi di isolamento e lockdown. Di conseguenza, questo ha provocato danni economici maggiori in una regione dove le disuguaglianze di classe, la povertà e la disoccupazione mostravano livelli ancora precari e preoccupanti prima della crisi sanitaria…
Javier Milei, nuovo Presidente dell’Argentina. Premesse e previsioni
Javier Milei, un economista ispirato dalle teorie neoliberiste di Milton Friedman, affiliato al partito La Libertad Avanza, ha trionfato alle scorse elezioni argentine con il 55% dei voti, sconfiggendo l’attuale ministro dell’economia Sergio Massa, rappresentante peronista e candidato della Unión por la Patria, che si è invece fermato al 44%.
Il dato prettamente elettorale di distribuzione dei voti, dice che Milei ha conquistato il cuore degli elettori di tutte le province argentine, eccetto quelli di Buenos Aires, Santiago dell’Estero e Formosa, notoriamente legate ad una visione peronista della vita politica del Paese.
Il peronismo, movimento ideologico e politico nato dalla figura e dall’operato politico di Juan Domingo Perón, è un movimento complesso che a seconda delle varie fasi storiche ha assunto diverse caratteristiche. Tuttavia si può affermare che il peronismo spesso si sia concentrato su tre pilastri fondamentali quali la giustizia sociale (cercando di ridurre le disuguaglianze sociali e di classe attraverso politiche di redistribuzione delle ricchezze e interventismo statale), l’indipendenza economica e la sovranità statale, affermatasi anche attraverso un grande movimento nazionalista e un incentivo della partecipazione politica da parte delle “masse”.
Le relazioni tra America Latina e Unione Europea tra il Global Gateway e l'accordo con il Mercosur
Con il vertice tenutosi a Bruxelles lo scorso luglio tra l’Unione Europea e la CELAC (Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici), sono stati rilanciati i rapporti e le relazioni tra le due aree. L’ultimo incontro tra le parti risaliva a circa otto anni fa, un lungo periodo di stallo che ha reso necessaria la programmazione di un nuovo summit per aggiornare i legami al contesto attuale e riallacciare – al fine di rafforzare – le relazioni.
Storicamente, l’Unione Europea e l’America Latina hanno legami importanti che risalgono alla storia coloniale, con i principali contatti che si sono sviluppati con Spagna e Portogallo, le potenze marittime europee che si erano divise i domini sudamericani. Inoltre, vi sono legami storici più recenti legati ai flussi migratori di fine Ottocento e Novecento, tra cui il forte legame dell’Italia con molti paesi dell’America Latina, come ad esempio l’Argentina o il Brasile.
Il vertice del 17-18 luglio ha evidenziato la volontà dei due blocchi di ampliare i legami, intensificando sia i rapporti bilaterali già esistenti – l’Unione Europea ha stipulato circa 47 accordi con i vari paesi dell’America Latina e dei Caraibi – sia creando nuove strategie di cooperazione intra-regionale, con i paesi latinoamericani che chiedono sempre più l’adozione di accordi paritari ed equi, privi di asimmetrie e vantaggiosi per entrambe le parti in una logica di win-win diplomacy.
L’Integrazione regionale in America Latina
Negli anni ’50, una delle dichiarazioni più illuminate e famose di Juan Domingo Perón fu presa quasi come una profezia quando il Presidente argentino disse che “l’ anno 2000 ci troverà uniti o dominati”. Perón si riferiva al sentimenti di unione e cooperazione tra i popoli dell’America Latina che da sempre ha potuto rappresentare un motivo di forza dell’intera regione ma che, tuttavia, spesso è stato abbandonato in favore di obiettivi politici afferenti il bieco nazionalismo, danneggiando, così, la potenziale forza unitaria dell’intera regione e rendendola debole e preda del potere tiranno delle grandi potenze.
Prima di analizzarne l’evoluzione in America Latina, è però importante approfondire la valenza del concetto di regionalismo nelle varie teorie delle relazioni internazionali. Nella teoria costruttivista – un approccio teorico che enfatizza il ruolo delle idee, delle norme e delle percezioni nella formazione delle relazioni internazionali – con il termine regionalismo si fa riferimento alla formazione e all’importanza delle regioni geografiche come attori chiave nel processo di costruzione delle norme e delle identità…
Il Corridoio Transcontinentale Cina -America Latina
Di grande importanza nelle dinamiche di sviluppo odierno, l’idea di costruire una ferrovia che colleghi il Brasile al Perù, non è un’idea recente dovuta alla crescente presenza della Cina nella regione, bensì è un progetto che nasce nei primi anni 2000 ma che solo successivamente – in concomitanza con l’incremento delle relazioni commerciali tra l’America Latina e la Repubblica Popolare Cinese – è diventato prioritario in un’ottica di favorire ulteriormente il flusso di merci tra le due aree e diminuire, così, le dipendenze dalle rotte commerciali standard e, conseguentemente, ridurre i tempi e i costi logistici del trasporto delle merci.
La Cina, infatti, nel 2001 ha lanciato ufficialmente la “Going global strategy” che mira principalmente “a promuovere una relazione più stretta con i paesi produttori di materie prime e garantire, così, le risorse primarie di cui il paese aveva urgentemente bisogno per la sua crescita economica e il vasto programma di urbanizzazione” (Jacques, 2012, p. 411). Tale strategia, poi, si è evoluta dalle mosse iniziali promuovendo sempre di più investimenti diretti esteri con il Pechino che ha, infatti, fortemente incoraggiato le sue aziende a perseguire investimenti all’estero.
Seguendo questa linea politica, nel XXI secolo la presenza cinese in territorio latinoamericano è cresciuta in maniera esponenziale facendo registrare nel 2020 un significativo cambio nell’assetto delle relazioni economiche della regione. Ad oggi infatti, solo la Colombia, l’Ecuador e la Guyana hanno come principale partner commerciale gli Stati Uniti, mentre i restanti paesi hanno stretto vincoli prioritari con l’ampio mercato cinese.
La ferrovia Nord-Sud in Brasile
A giugno il presidente del Brasile Lula da Silva ha finalmente inaugurato la ferrovia che collegherà il paese da Nord a Sud; nell’occasione, il Presidente ha dichiarato che “ Ci sono voluti trent’anni ma è finalmente pronto!”.
Il progetto della ferrovia infatti nacque nel 1986, quando lo sviluppo economico del paese iniziò a crescere in maniera costante, stabile e abbondante dopo gli anni della dittatura militare. Tuttavia, la storia dello sviluppo della rete ferroviaria brasiliana è un percorso molto più complesso che inizia nella seconda metà del XIX secolo.
Dopo aver raggiunto l’indipendenza dal Portogallo nel 1822, in Brasile si formò una monarchia costituzionale guidata da Pedro I, il quale, successivamente, abdicò in favore del figlio che salì al trono nel 1831 con il nome di Pedro II – anche se, all’epoca, però, troppo giovane per governare – secondo ed ultimo imperatore brasiliano.
In questa fase di transizione istituzionale, il Brasile affrontò un periodo di instabilità politica ed economica che si stabilizzò nel 1840 quando Pedro II – ormai maturo per governare un paese che stava crescendo economicamente grazie soprattutto alle esportazioni di caffè che soddisfacevano una crescita esponenziale della richiesta estera di questo bene – si rese conto che era divenuto necessario riorganizzare il sistema logistico delle esportazioni fu allora che iniziarono i primi lavori e progetti per costruire una rete ferroviaria.
Così, verso la metà dell’Ottocento il Brasile – anche grazie all’operato del suo Re – raggiunse una notevole solidità economica e sociale, il territorio statale era interconnesso con strade ferrate, rete elettrica, telegrafica e vie di comunicazione.
Nel 1854, dopo due anni di lavori, Pedro II inaugurò la Estrada de Ferro Mauá, ovvero la prima via ferroviaria del Brasile che collegava Porto Mauá a Fragos, dopo aver percorso circa 14 km. Il collegamento fu importante inizialmente per il trasporto di carbone dalla miniera al porto, mentre, successivamente, prendendo le mosse dal primo progetto, le autorità incrementarono la rete ferroviaria di Rio de Jainero che, nel 1856, diventò il primo stato del Brasile a dotarsi di una rete ferroviaria che si estendeva per più di 50 km…
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