un focus a cura di Giulia Simeone
Un approfondimento sulla questione israelo-palestinese, alla luce dei nuovi avvenimenti e delle dinamiche politiche ed economiche che animano una regione - come quella mediorientale - sempre più contesa
L’Egitto, attore storico nella questione israelo-palestinese
Dopo un periodo di grave silenzio internazionale, la questione israelo-palestinese è tornata al centro della scena internazionale e del dibattito pubblico, anche con mobilitazioni della società civile con numeri che non si registravano dal 20031. Cos’è successo il 07 ottobre 2023? E come l’Egitto s’inserisce nell’intricato quadro di mediazione per fermare gli scontri in atto nella Striscia di Gaza?
Per comprendere i fatti, è bene fare un passo indietro di 75 anni; anni in cui le dinamiche del dominio coloniale europeo, il diritto riconosciuto dalla comunità internazionale all’autodeterminazione dei popoli, nonché le influenze politiche regionali e le rivendicazioni secolari sioniste si intersecano a creare uno scenario caotico caratterizzato da tensioni, lotta armata e guerre più o meno dichiarate e combattute.
Le rivendicazioni dello Stato ebraico nacquero come controreazione all’antisemitismo germogliato in Europa Orientale e affondano le proprie radici nel pensiero di Theodor Herzl, il quale rilanciò l’idea di un progetto sionista per la creazione di uno stato che desse una patria a tutti gli ebrei durante i lavori del Congresso di Basilea del 1897, da lui stesso organizzato: il primo obiettivo da raggiungere fu la colonizzazione agricola della Palestina – mezzo con cui si sarebbero facilitate le future rivendicazioni israeliane sul territorio. Inoltre, in quegli anni, si mirava all’ottenimento di riconoscimenti internazionali che potessero tutelare l’immigrazione ebraica verso quei territori che venivano considerati la nuova patria degli ebrei2.
Il Programma, essenziale nei suoi principi, stabiliva che “lo scopo del sionismo è quello di creare una casa in Eretz Israel per gli ebrei sotto tutela della legge e riconosciuto a livello internazionale”…
Una sfida agli interessi del Golfo: la questione israelo-palestinese
Storicamente, il sostegno dei paesi del Golfo alla causa palestinese è stato motivato dall’affinità culturale e religiosa: un Paese su tutti, l’Arabia Saudita, ha sempre difeso le rivendicazioni palestinesi, soprattutto dopo la sfida posta dall’occupazione israeliana di Gerusalemme. Ulteriore testimonianza di tale supporto alla causa palestinese la si trova nelle prerogative che erano state poste per lavorare verso una possibile normalizzazione delle relazioni tra Riyadh e Israele: la condizione chiave è che venissero indicate garanzie chiare per il popolo arabo della Palestina.
Nonostante le posizioni generalmente pro-Palestina adottate dai Paesi del Golfo, la sempre più rapida mutevolezza del sistema internazionale – da cui anche il quadrante mediorientale non è certo escluso – ha portato gli attori regionali a riconsiderare il proprio atteggiamento verso Tel Aviv: si è, infatti, assistito ad una crescente tendenza ad una normalizzazione dei rapporti con Israele, una necessità concepita e declinata soprattutto in chiave anti-iraniana.
Il CeSE-M sui social