LA STRUTTURA ISTITUZIONALE DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE

21 mins read
Start

di Marco Costa

Come abbiamo detto nel precedente articolo, per comprendere minimamente le dinamiche interne al mondo cinese contemporaneo occorre preliminarmente conoscerne la struttura politica ed istituzionale. Purtroppo, spesso assistiamo ad un fenomeno che potremmo definire dei “sinologi dell’ultima ora”, in cui nella sempre più vasta produzione letteraria sul tema così come nei dibattiti a tutti i livelli – da quelli accademici a quelli televisivi – le tematiche riguardanti il Paese di Mezzo vengono affrontate con estrema superficialità, se non – e i casi sono frequenti – con una punta di sinofobia più o meno latente. Crediamo (e questo vale più in generale per ogni approccio accademico/scientifico alle tematiche internazionali) che prima di essere “opinionisti” sul tema occorra essere stati ricercatori su quel dato tema. Per quanto possa suonare banale la considerazione, la realtà continua a fornire numerosi esempi di come questa formula venga disattesa.

Tornando a noi, sicuramente affrontare in modo complessivo il tema della struttura istituzionale ed amministrativa della Repubblica Popolare Cinese sarebbe opera tanto meritoria quanto mastodontica. Ci limiteremmo qui – analogamente a quanto proposto nel saggio precedente riguardante il tema del Partito Comunista Cinese – ad elencare e descrivere per sommi capi quelle che sono le istituzioni fondamentali della RPC, in termini di composizione, ruolo e funzionamento.

Per delineare il quadro complessivo dei rapporti in essere tra il ruolo del PCC e quello dello Stato cinese, si potrebbe ricorrere ad alcune metafore; potremmo sostenere che se la statualità della grande Cina fosse una macchina, il PCC ne rappresenterebbe il motore; se fosse un organismo vivente, il PCC ne rappresenterebbe il cuore pulsante. Questo per dire che non vi è affatto nella struttura politica cinese un rapporto dualistico tra Stato e Partito, e nemmeno un rapporto di “terzietà” dello Stato verso il Partito, quanto piuttosto un rapporto di complementarietà o di funzionalità reciproca. Secondo il sinologo Paolo Rosa, questo modello politico affonda le sue radici nei diversi momenti della storia cinese: «Lo Stato comunista cinese nasce dalla confluenza di tre tradizioni: quella tardo-imperiale e repubblicana; l’esperienza politico-amministrativa acquisita durante la guerra civile e la gestione delle zone occupate dalle forze comuniste; il modello sovietico. Quando nel 1949 il Partito Comunista Cinese giunse al potere aveva già alle sue spalle una lunga pratica di governo del territorio. Durante la guerra anti-giapponese e la guerra civile, Mao Zedong e i suoi uomini erano giunti a controllare quasi 100 milioni di cinesi. Nonostante le numerose differenze e frizioni tra la dirigenza maoista e l’URSS di Stalin, nel momento in cui si trattò di creare il nuovo Stato, la RPC fu profondamente influenzata dalle istituzioni politico-economiche sovietiche. L’importazione del modello organizzativo leninista, con la sua centralizzazione del potere, fu uno degli elementi fondamentali di questo processo, come pure l’introduzione di un’economia pianificata. Una conseguenza del periodo rivoluzionario fu lo stretto legame tra esercito e partito, con una politicizzazione dei militari e uno stretto controllo del potere politico sulle Forze Armate. Per Mao non bisognava mai lasciare che il “fucile” controllasse il partito. Il potere politico doveva mantenere la supremazia. Da questa lettura potremmo quindi evincere che il potere reale nella Cina contemporanea si fondi non su due, ma su almeno tre pilastri fondamentali: il Partito, il Governo e le Forze Armate. Anche qui, non nel senso di una tripartizione del potere, ma su una complementarietà, laddove «in base ai principi leninisti, il partito è l’autorità ultima del sistema politico. Esso fissa le linee guida generali, stabilisce la “linea politica” che deve indirizzare tutte le politiche settoriali e può ordinare a tutte le altre istituzioni di eseguire i suoi ordini».1

Va fatta una considerazione, sempre a proposito del modello cinese ma rispetto alla sua collocazione geopolitica. Nel nostro tentativo di esaminare il quadro politico ed istituzionale della RPC, non possiamo non ricordare che la Cina non ha mai voluto porsi come esempio o modello per altri Paesi sovrani, in special modo rispetto a quelli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina con i quali ormai da decenni intrattiene rapporti di collaborazione molto stretti. All’opposto, la leadership cinese sottolinea costantemente il suo approccio totalmente opposto rispetto a quello delle potenze occidentali, che frequentemente abbinano alle loro partnership economiche (e finanche alle loro campagne “umanitarie”) richieste politiche e sociali, inducendo i Paesi più poveri o comunque da loro dipendenti economicamente a ricalcarne il modello di sviluppo su tutte le tematiche: sistema politico, alleanze strategiche, tema dei cosiddetti “diritti civili”, eccetera.

2.1 L’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL POPOLO

Se la Costituzione cinese del 1982 (poi oggetto di emendamenti nel corso degli anni, fino al 2018) al primo articolo afferma che «La Repubblica Popolare Cinese è uno Stato socialista di dittatura democratica popolare, guidata dalla classe operaia e basata sull’alleanza operai-contadini», già nel suo secondo articolo si va ad inquadrare la forma organizzativa dello Stato: «Tutti i poteri della Rpc appartengono al popolo. Gli organi attraverso i quali il popolo esercita i poteri dello Stato sono l’Assemblea Nazionale del Popolo e le Assemblee locali del popolo di ogni grado». Ancora all’articolo 57 viene affermato che «L’Assemblea Nazionale del Popolo è il più alto organo del potere statale. Il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo assicura la continuità della sua azione».2 In sostanza il potere legislativo cinese è monocamerale. Il primo organo legislativo ufficiale istituito all’indomani della rivoluzione del 1949 fu il Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, che ancora oggi esiste sia pure con altre funzioni, come vedremo in seguito. Il primo Congresso, composto da 1.226 deputati, tenne la sua prima sessione dal 1954 al 1959 e il più longevo presidente del comitato permanente fu Zhu De, in carica consecutivamente dal 1959 al 1976. Dopo gli anni turbolenti della Rivoluzione Culturale, nel 1982 venne approvata la nuova Costituzione e Deng Xiaoping si impose stabilmente a capo dello Stato; parallelamente, l’ANP recuperò lo status che aveva secondo la Costituzione del 1954.

In qualità di camera legislativa, il Congresso formula le leggi della Repubblica, elegge il presidente della Repubblica Popolare Cinese, il Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese (ivi compreso il primo ministro), la Commissione militare centrale, il presidente della Corte suprema del popolo, il procuratore generale della Repubblica e il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo. Ha inoltre la funzione di revisionare la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, qualora ve ne sia necessità.

Il Congresso in sessione plenaria si occupa solitamente del dibattito, della proposizione e dell’approvazione delle leggi ordinarie e delle procedure da adottare, spesso con il contributo di esperti tecnici. Dal momento che tutti gli organi costituzionali della Repubblica – il Presidente, il Consiglio di Stato, ecc. – rispondono al Congresso, è loro compito tenere un rapporto ad essa nel corso della sua sessione plenaria, che si tiene solitamente una volta all’anno e che dura due settimane, generalmente in concomitanza con la seduta della Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese. L’ANP rimane in carica per 5 anni, ed è composta da 2.980 membri, di cui circa i due terzi sono espressione del PCC (attualmente 2.098), mentre gli altri componenti appartengono agli altri partiti ed organizzazioni aderenti al Fronte Unito.

Nel corso della sua prima sessione plenaria, l’ANP elegge il proprio Comitato Permanente, composto da 150 membri, fra i quali vengono eletti un Presidente, 13 vicepresidenti e un Segretario Generale; compito del Comitato Permanente è quello di svolgere le funzioni dell’ANP quando questa non è in sessione plenaria. Il Presidente, i vicepresidenti e il Segretario Generale formano a loro volta il Consiglio di Presidenza. Il Congresso nomina inoltre nove comitati tematici, che si occupano rispettivamente di: affari etnici; legge; affari interni e giudiziari; affari finanziari ed economici; educazione, scienza, cultura e sanità pubblica; affari esteri; cinesi all’estero; protezione ambientale e conservazione delle risorse; affari agricoli e rurali. Ogni comitato è a sua volta composto da un Presidente, alcuni vicepresidenti e numerosi componenti con competenze tecniche specifiche. La prima sessione plenaria è diretta da un Presidium con funzioni di monitoraggio e presidenza, che propone la lista dei candidati ai vari organi dello Stato e del Congresso. Solitamente nella composizione del Presidium è rintracciabile anche quella del futuro Comitato Permanente.

Tutti i membri dell’ANP vengono eletti attraverso un percorso di grande democrazia e partecipazione popolare, sia pur filtrato attraverso un complesso sistema che potremmo definire piramidale e territoriale. I deputati nazionali vengono infatti eletti dalle assemblee popolari provinciali, a loro volta elette dalle assemblee popolari distrettuali, elette infine dalle assemblee popolari locali che sono elette direttamente dal popolo. Poi ci sono delle specificità territoriali: ad esempio i delegati espressi da Hong Kong e Macao vengono eletti mediante collegi elettorali che mantengono un’ampia autonomia e delle regole elettorali differenti. Vengono eletti anche i deputati di Taiwan, selezionati all’interno di quei cittadini taiwanesi che abitano nel continente o di discendenti di taiwanesi. Infine, vengono anche eletti i rappresentanti dell’Esercito Popolare di Liberazione e dei cinesi residenti all’estero.

La percentuale femminile è attualmente del 25%, anche in coerenza con l’articolo 6 della legge elettorale che prevede espressamente che vi sia «un appropriato numero di donne tra i deputati, la cui presenza sarà gradualmente aumentata». Così come – all’articolo 59 della Costituzione e all’articolo 6 della legge elettorale – si prevede che vi sia una «appropriata rappresentanza» delle minoranze etniche.3 Il processo elettorale – in un Paese così grande e così popolato – si articola in un periodo di tre mesi ed avviene sotto la responsabilità del Comitato Permanente espresso dall’ANP in scadenza. Infatti, secondo l’articolo 15 della legge elettorale: «I deputati dell’Assemblea Nazionale saranno eletti dalle assemblee del popolo delle province, delle regioni autonome, delle municipalità sottoposte direttamente al governo centrale e dall’Esercito di Liberazione Nazionale». Attualmente le province più popolose ad eleggere deputati sono quelle del Guandong e Shandong, che rappresentano un bacino elettorale di oltre 100 milioni di abitanti ciascuna; tra le municipalità più rappresentative invece quelle di Shanghai e di Chongqing, che arrivano a circa 30 milioni di elettori.

I deputati possono essere rieletti alla fine di una legislatura, mentre per quanto riguarda il Presidente e i vicepresidenti del Comitato Permanente vale la regola del limite dei due mandati; il diritto elettorale – attivo e passivo – si raggiunge per tutti i cittadini che compiono il diciottesimo anno di età, e la procedura del voto prevede sempre lo scrutinio segreto. Per quanto riguarda l’elezione dei deputati appartenenti all’Esercito di Liberazione nazionale e la Polizia Armata del Popolo valgono le medesime regole, per quanto risultino essere molto rappresentati nell’ANP in funzione di una particolare posizione che viene riservata loro nelle liste elettorali: attualmente tra i deputati in carica vi siede circa un 10% di membri dell’Esercito e della Polizia.

Riepilogando, possiamo quindi sintetizzare la piramide (sia istituzionale che elettorale) della RPC secondo il seguente schema: ci sono cinque livelli di congressi popolari secondo l’ordine discendente delle loro autorità territoriali, vale a dire: l’ANP al primo livello; i congressi popolari delle province al secondo livello; l’assemblea comunale del popolo al terzo livello; il congresso popolare delle contee e dei distretti al quarto livello; il congresso popolare delle città al quinto livello. Tale schema rispecchia anche quello delle divisioni amministrative cinesi, una nazione suddivisa in un certo numero di province, dove ogni provincia è divisa in un certo numero di città, ogni città è divisa in un certo numero di contee e distretti e ogni contea è divisa in un certo numero di città. Come detto, gli elettori possono eleggere direttamente deputati ai congressi popolari al quarto e quinto livello, cioè deputati ai congressi popolari di città, distretti e contee secondo l’articolo 3 della legge elettorale. Progressivamente, i deputati ai congressi popolari dei distretti e delle contee eleggono deputati al Congresso del Popolo municipale; i deputati al Congresso del Popolo municipale eleggono i deputati al Congresso del Popolo della provincia ed i deputati al Congresso Popolare della provincia eleggeranno deputati al NPC. Al primo livello, l’ANP elegge il capo dello Stato e i vertici degli organi giudiziari, vale a dire, il Presidente dello Stato, il Presidente della Corte Suprema del Popolo, il procuratore generale della Procura suprema del popolo e il direttore del Commissione Nazionale di Vigilanza e, su nomina del Presidente, delibera sui vertici degli organi amministrativi centrali, ovvero il Premier del Consiglio di Stato secondo l’articolo 62 della Costituzione. Per il secondo livello, i Congressi Popolari delle province eleggeranno i vertici degli organi amministrativi e giudiziari a livello provinciale, vale a dire, i governatori delle province o municipalità direttamente sotto il Governo centrale, i presidenti dei tribunali del popolo, i procuratori a livello provinciale e direttori dei comitati di vigilanza allo stesso livello, secondo gli articoli 8 e 44 della legge sulle organizzazioni locali. Per il terzo livello, il Congresso del Popolo municipale eleggerà i propri organi delle istituzioni politiche e giudiziarie municipali, vale a dire il sindaco, i presidenti dei tribunali intermedi del popolo, i membri della procura municipale e i direttori del comitato di sorveglianza allo stesso livello. Analogamente, per il quarto livello, i Congressi Popolari di distretti e contee eleggono i cittadini responsabili degli organi amministrativi e degli organi giudiziari a livello di distretto o contea. Per il quinto livello, il Congresso Popolare dei comuni elegge ai medesimi livelli i responsabili degli organi e delle istituzioni amministrative, vale a dire le amministrazioni comunali, mentre non ci sono organi giudiziari nelle città e nei comuni, ma solo agenzie inviate dagli organi giudiziari superiori eletti a livello di distretto o contea.

Va sottolineato che in ogni collegio elettorale (sia per quanto riguarda le elezioni dirette di primo e secondo livello che nelle elezioni indirette per i livelli superiori), secondo l’articolo 30 della legge elettorale il numero dei candidati deve essere superiore in un numero tra un minimo del 33% ad un massimo del 100% rispetto a quello dei posti eleggibili disponibili nelle elezioni dirette, e nelle indirette in un numero superiore tra il 20 e il 50% in più del numero dei seggi disponibili.

Rimane ancora da spiegare il metodo di selezione dei candidati.

I comitati elettorali di base esaminano le proposte di candidatura e le sottopongono ai gruppi degli elettori per una prima discussione e scrematura; i delegati di questi gruppi riportano le loro valutazioni al comitato elettorale locale che, dopo una valutazione dei curricula dei candidati proposti ed al fine di ridurre il numero delle candidature, sottopone le liste aggiornate al gruppo degli elettori che, in seconda battuta, ripropongono al comitato territoriale una proposta aggiornata delle candidature. È innegabile che il PCC in questa fase preliminare – essendo il partito largamente egemone e maggiormente radicato con le sue strutture decentrate – esprima il proprio parere ed orienti questo processo di scelta. Tuttavia, tale ruolo è egemone ma non esclusivo, se è vero che gli altri otto partiti democratici aderenti al Fronte Unico esprimono attualmente il 12,7% dei seggi dell’ANP, corrispondenti a 379 deputati. Va infine ricordato che gli elettori alle urne potranno optare per un voto positivo, negativo o di astensione rispetto al candidato proposto, che verrà eletto solo qualora riceva la maggioranza assoluta dei voti espressi e a condizione che abbia partecipato al voto la maggioranza assoluta degli aventi diritto. Qualora un candidato non ottenga tale quorum, la legge elettorale disciplina le modalità per un turno elettorale successivo.

2.2 IL COMITATO PERMANENTE

Il Comitato Permanente (CP) viene eletto dall’ANP tra i suoi rappresentanti e attualmente conta 175 membri. Il mandato di un membro del Comitato Permanente coincide con quello dell’ANP, ed è generalmente di cinque anni. Il CP si riunisce solitamente ogni due mesi con una sessione settimanale. Il CP convoca l’ANP una volta all’anno e può farlo quando lo ritiene necessario o su proposta di un quinto dei membri dell’Assemblea stessa. Mentre i membri del CP non possono, contemporaneamente, ricoprire incarichi esecutivi, giudiziari o di supervisione, al contrario i membri dell’Assemblea non hanno questa restrizione. Il Comitato è diretto da un Presidente che risulta essere il massimo legislatore istituzionale, che è convenzionalmente considerato al terzo posto nella gerarchia politica della RPC, dopo il Segretario Generale del Partito Comunista e il premier. Il Presidente dal 2018 è Li Zhanshu.4 Il CP svolge un ruolo fondamentale nella struttura legislativa, detenendo il potere di promulgare e modificare la maggior parte delle leggi e dei decreti. Infatti, i progetti di legge votati dall’Assemblea Nazionale del Popolo sono generalmente presentati dal Comitato Permanente dopo la sua terza lettura. Anche qui, i deputati del Comitato Permanente sono composti da quelli dei partiti rappresentati all’interno dell’ANP: attualmente dei 175 membri attuali, 118 appartengono al PCC mentre gli altri appartengono agli 8 partiti del Fronte Unito o indipendenti.

Va ricordato che secondo l’articolo 48, la Costituzione della RPC prevede che «L’Assemblea Nazionale e il suo Comitato Permanente esercitano il potere legislativo dello Stato». Quindi, l’ANP e il suo CP esercitano congiuntamente il potere di emanare leggi in Cina. I diritti legislativi del Comitato Permanente includono principalmente: la redazione e la revisione di leggi, ad eccezione di quelle che devono essere emanate solo dall’intero congresso dell’Assemblea; integrazione e modifica parziale, quando il NPC non è in sessione, le leggi emanate dall’ANP, a condizione che i principi fondamentali di queste leggi non siano violati. Di conseguenza, gran parte del lavoro legislativo è svolto in maniera continuativa dal CP. Sebbene l’ANP abbia il potere di revocare le decisioni inadeguate prese dal Comitato Permanente, finora questo potere di veto non è mai stato utilizzato. Il CP ha il potere di interpretazione giudiziaria della Costituzione e della legge nella RPC, inclusa la Legge fondamentale di Hong Kong e Macao. Contrariamente alla concezione giuridica occidentale in cui solitamente viene attribuito il potere dell’interpretazione delle leggi ad una corte suprema, nella RPC l’interpretazione costituzionale e legale è considerata un’attività legislativa piuttosto che giudiziaria e le funzioni sono suddivise in modo che il CP fornisce interpretazioni legali mentre la Corte Suprema del Popolo decide effettivamente i casi. Poiché un’interpretazione giuridica del CP è di natura legislativa e non giudiziaria, non incide sui casi che sono già stati decisi.

Il CP svolge anche funzioni di vigilanza; esso, infatti, ha il potere di annullare i regolamenti amministrativi, le decisioni e gli ordini del Consiglio di Stato contrari alla Costituzione e ad altre leggi, e di annullare i regolamenti locali o le decisioni degli organi del potere statale di province, regioni autonome e comuni direttamente sottoposti al Governo centrale che contravvengono alla Costituzione, ad altre leggi o regolamenti amministrativi. Inoltre, quando l’ANP non è in seduta, il Comitato Permanente esamina e approva gli adeguamenti parziali al piano di sviluppo economico e sociale nazionale o al bilancio dello Stato che si rendessero necessari nel corso della loro attuazione. Il Comitato Permanente decide se ratificare o abrogare trattati e accordi importanti raggiunti con altri Paesi; esso istituisce sistemi di titoli e gradi per il personale militare e diplomatico, e altri titoli e gradi specifici, medaglie statali e titoli d’onore, nonché la concessione di grazie speciali. Infine, il Comitato decide sulla mobilitazione generale o parziale e sull’entrata in stato di emergenza in tutta la Cina o in particolari province, regioni autonome o comuni direttamente sotto il Governo centrale. Quando l’ANP non è in sessione, il Comitato Permanente decide se proclamare lo stato di guerra in caso di attacco armato alla Cina o in caso di adempimento degli obblighi dei trattati internazionali riguardanti una difesa comune contro l’aggressione.

Al momento della votazione, la riunione del CP adotta il sistema della maggioranza assoluta, laddove per approvare o abrogare una legge risulta necessaria la presenza della maggioranza assoluta dei membri nonché la maggioranza assoluta dei voti.

2.3 LA CONFERENZA POLITICA CONSULTIVA DEL POPOLO

La Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese (CPCPC) è un’istituzione della RPC che ha la funzione di rappresentare i partiti politici della Repubblica Popolare e, pur non avendo la stessa autorità legislativa dell’ANP, la Conferenza è la massima istituzione cinese con funzioni consultive. Questo organismo è composto da delegati provenienti dalle più importanti organizzazioni e partiti politici membri del Fronte Unito, e vi partecipano anche personalità indipendenti. Su questa importante istituzione, va fatta una breve digressione storica: infatti la CPCPC nella Cina post-rivoluzionaria fu il primo organo istituzionale in carica. Il 21 settembre 1949, a seguito della vittoria definitiva di Mao Zedong e dei comunisti, fu istituita a Pechino la prima Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese, che divenne a tutti gli effetti l’assemblea parlamentare, legislativa e costituzionale della nuova Cina socialista. Durante la sua prima sessione plenaria che si tenne tra il 21 e il 30 settembre 1949, questa adottò il Programma comune e la Legge organica della CPCPC, elesse il Governo Popolare Centrale e diede inizio ai lavori per la nuova Costituzione. Operò anche altre fondamentali scelte quali il trasferimento della capitale a Pechino (che venne rinominata Beiping in Beijing), istituì la nuova bandiera nazionale, scelse la Marcia dei Volontari come inno nazionale e decise di adottare il calendario gregoriano. Soprattutto, la CPCPC il 1º ottobre 1949 proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese. In seguito, dal 14 al 23 giugno 1950, si tenne a Pechino la seconda sessione del primo Comitato Nazionale della CPCPC e in questa occasione fu approvata la bozza della riforma della terra, l’istituzione di comitati locali del CPCPC e venne scelto lo stemma della Repubblica Popolare Cinese; ancora, nel 1953 in questa camera fu presentato il primo piano quinquennale della Cina. Il 16 marzo 1954 iniziarono i lavori per la stesura di una bozza della legge fondamentale della RPC e sette mesi dopo fu varata la Costituzione socialista cinese, che trasferì le funzioni legislative all’ANP e lasciò alla conferenza solo quelle consultive. In questo intervallo di tempo (1954-1959), il ruolo di Presidente onorario della CPCPC venne ricoperto dallo stesso Mao Zedong, mentre Presidente della Repubblica Popolare fu Zhou Enlai.

Attualmente questa istituzione conta 2.200 membri a livello nazionale, ed ha lo scopo specifico di dare rappresentanza certamente al PCC ma soprattutto agli altri partiti patriottici, alle organizzazioni di massa, ai membri dell’Esercito Popolare di Liberazione, alle minoranze etniche, ai vari settori produttivi, a singole personalità indipendenti che hanno mostrato particolari meriti professionali artistici o sportivi5, ai rappresentanti di Hong Kong, Macao e Taiwan. Il suo Presidente (attualmente Wang Yang6) è considerato effettivamente come la quarta figura politica più prestigiosa della RPC.

L’organo direttivo è il Comitato Permanente Nazionale, composto da circa 300 membri designati proporzionalmente dai vari partiti e organizzazioni di massa, che gestisce l’attività ordinaria della CPCPC nell’intervallo tra le sessioni; questo è guidato a sua volta da un Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, da una trentina di vice presidenti e dal Segretario Generale. Nella composizione generale, attualmente gli esponenti provenienti dalle fila del PCC rappresentano circa il 40% del Comitato Nazionale. Interessante ricordare la suddivisione del lavoro di questa camera, che è sostanzialmente suddivisa in Comitati Speciali che svolgono il ruolo di commissioni tecniche su specifiche questioni. Il Comitato Nazionale CCPPC ha attualmente dieci Comitati Speciali: Comitato gestione proposte, Commissione Affari Economici, Commissione agricoltura e affari rurali, Commissione popolazione, risorse e ambiente, Commissione istruzione, Scienza, salute e sport, Commissione affari sociali e legali, Commissione per gli affari etnici e religiosi, Commissione cultura, storia e studi, Collegamento con Hong Kong, Macao, Taiwan e cinesi d’oltremare, Commissione affari esteri.

2.4 IL CONSIGLIO DI STATO

All’articolo 85 della Costituzione viene definita l’attività del Consiglio di Stato, definito altrimenti come Governo Centrale del Popolo della Repubblica Popolare Cinese. Molto semplicemente questo organismo è il vertice del potere esecutivo, in buona sostanza l’organo di Governo centrale. All’articolo successivo – l’86 – la Costituzione prevede che il Consiglio di Stato sia composto da un Presidente, diversi consiglieri e ministri (insieme ai direttori dei vari comitati), un revisore generale dei conti e un Segretario di Stato. Il Premier viene eletto dall’ANP su proposta del Presidente della Repubblica, mentre gli altri membri, su indicazione del Premier, sono anch’essi eletti dall’Assemblea, che detiene il potere di revoca nei confronti di tutti i membri del Governo. Il Consiglio rimane in carica quanto l’Assemblea, ovvero cinque anni, e per i Presidenti, i vice presidenti e il Segretario vale il limite dei due mandati consecutivi. In sostanza, il Premier (attualmente Li Keqiang) sottopone all’ANP la proposta finale della squadra di Governo, che si esprime favorevolmente o negativamente; qualora l’ANP non sia in una sessione attiva, la decisione spetta al CP dell’Assemblea. Questa procedura è stata seguita anche nel marzo del 2018, allorquando la 13ͣ ANP ha approvato una razionalizzazione nella struttura di governo e delle varie agenzie e dipartimenti ad esso collegato, con conseguente nomina di circa 60 dirigenti aventi il compito di integrare e rendere più funzionali i vari uffici statali. Questa riforma si è tradotta in una grande opera di accorpamento, soppressione e ridefinizione dei vari ruoli ministeriali, che sono ora passati a 26, mentre negli anni ‘90 erano arrivati ad essere oltre 40. Questo per snellire e rendere più efficiente la complessa macchina burocratica. Va ricordato che nel marzo del 2018, l’ANP – che abbiamo visto essere la più alta istituzione statale della Repubblica Popolare Cinese – ha approvato una legge di revisione della Costituzione. La riforma, che è stata approvata dalla sessione plenaria dell’Assemblea con la schiacciante maggioranza di 2958 voti favorevoli, due contrari e tre astenuti, ha avuto un’ampia risonanza mediatica a livello internazionale. Occorrerebbe altro spazio per approfondire la questione delle riforme, quello che interessa per ora è il tema della riforma della figura e del ruolo della massima autorità in carica nella RPC, ovvero il suo Presidente.

2.5 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Secondo la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, approvata nel 1982, il presidente della Repubblica è eletto dall’ANP e resta in carica per cinque anni. Deve essere un cittadino cinese di almeno 45 anni di età; fino al 2018, il Presidente e il vice Presidente potevano svolgere unicamente due mandati consecutivi. Con la modifica apposta alla Costituzione del marzo 2018, tale limite è stato abrogato, e nello stesso anno ci sono state altre importanti modifiche costituzionali. Dopo le precedenti modifiche costituzionali del 2004, sono stati infatti approvati gli “Emendamenti della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese”, con l’intenzione di aggiornare e adattare alle sfide del mondo contemporaneo le istituzioni della RPC. Durante la conferenza stampa speciale che si è tenuta al termine della riunione, Shen Chunyao, direttore della Commissione per gli affari legislativi del Comitato Permanente dell’APN, ha dichiarato che la revisione costituzionale rappresenta un avvenimento assai significativo nella vita politica dello Stato cinese e costituisce un importante risultato conseguito nell’ambito della costruzione di uno Stato di diritto, sullo sfondo del Socialismo con caratteristiche cinesi per nuova era. Questa serie di emendamenti ha lo scopo dichiarato di rafforzare il ruolo guida del PCC, all’interno di un quadro definito come “Stato di diritto socialista cinese”.

Tale riforma complessiva contempla 21 emendamenti, e probabilmente il più significativo è quello concernente l’inserimento all’interno della Costituzione del pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era: «Il pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era è l’ultimo risultato della sinizzazione del marxismo, è la cristallizzazione della saggezza collettiva e delle esperienze pratiche del Partito e del popolo. Essa rappresenta anche la linea guida teorica di base che ha portato ai successi storici e alle riforme storiche del Partito e del Paese dal XVIII Congresso Nazionale del PCC in avanti. Quindi, l’inserimento all’interno della Costituzione del pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era, attraverso l’emendamento alla Costituzione, mostra l’avanzamento al passo coi tempi del pensiero guida del Paese». Per quanto riguarda lo specifico emendamento che rimuove il limite della rielezione ai due mandati, Shen Chunyao si esprime molto favorevolmente, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della stabilità istituzionale a lungo termine: «Questo emendamento alla Costituzione sancisce il miglioramento delle disposizioni presenti nel terzo comma dell’articolo 79. Si tratta di una misura importante per migliorare la struttura dirigenziale del Paese. Questa modifica salvaguarda l’autorità e la leadership centralizzata e unificata del Comitato Centrale del PCC, di cui Xi Jinping è il core leader, perfeziona la struttura dirigenziale della Cina, e favorisce la sicurezza e la stabilità a lungo termine del Partito e del Paese».7

Al di là degli ultimi emendamenti, va ricordato che secondo gli articoli 80 e 81 della Costituzione il Presidente esercita i suoi poteri “conformemente alle decisioni dell’Assemblea Nazionale del Popolo e del suo Comitato Permanente”, sancendo un limite giuridico sostanziale al suo ruolo. Il Presidente della RPC assolve anche al ruolo di Presidente della Commissione Militare Centrale. Egli promulga le leggi, designa e propone la nomina o la rimozione del Premier, dei Consiglieri di Stato e dei Ministri. Esercita anche un potere di grazia, proclama lo stato di emergenza o quello di guerra; può convocare uno stato di mobilitazione generale e conferisce le massime onoreficenze. Egli nomina, inoltre, gli ambasciatori e ratifica tutti i trattati internazionali. In sostanza, il Presidente – pur nei ruoli definiti dalla Costituzione – assolve tanto a ruoli rappresentativi quanto politici: essendo di prassi, anche il Segretario Generale del PCC è nei fatti il detentore ultimo del potere politico e istituzionale. Tuttavia, non è sempre stato così nella storia della Cina socialista. Infatti, all’indomani della rivoluzione del 1949, Mao, già Segretario del PCC e capo della Commissione militare centrale, venne eletto presidente del Governo Popolare Centrale, il che gli conferì praticamente pieni poteri per conseguire l’instaurazione di un governo stabile per la neonata RPC. Nel 1954 venne promulgata la Costituzione e il Presidente assunse il ruolo di capo di Stato e comandante in capo delle forze armate cinesi (EPL). Tuttavia, nel 1959 Mao Zedong decise di non ricandidarsi e al suo posto venne eletto Liu Shaoqi, dal quale sarebbero nati successivamente contrasti con il leader della rivoluzione. Al lancio della Rivoluzione culturale, diretta appunto contro il revisionismo nel Partito e nello Stato, Liu venne prima implicitamente e poi esplicitamente indicato come principale responsabile del revisionismo, tanto da venire arrestato e destituito nel 1968, così la carica rimase vacante. Nel 1970, la carica di presidente della Repubblica venne ufficialmente abolita e i suoi poteri cerimoniali passarono al presidente del Congresso, dopo un breve periodo in cui vennero esercitati dai due vicepresidenti. Nel 1982, diversi anni dopo l’affermazione di Deng Xiaoping, venne varata una nuova Costituzione che reintroduceva la figura del Presidente della Repubblica, il quale non aveva diritto di intervenire nel Consiglio di Stato e negli affari del Partito. Negli anni Novanta, comunque, Jiang Zemin ha detenuto le cariche di Presidente della RPC, Presidente della Commissione Militare Centrale e Segretario del Partito, accorpando di fatto le tre cariche. Anche per il suo successore Hu Jintao le tre massime cariche sono coincise.

NOTE AL TESTO

1 Vedi P. Rosa, Stato, società e politica estera in Cina, in Quaderni di sociologia, n° 48-2008, pp. 17-18.

2 Per il testo completo in inglese della Costituzione consulta il sito http://www.npc.gov.cn/zgrdw/englishnpc/Constitution/node_2825.htm

3 Vedi A. Malaschini, Come si governa la Cina, Rubettino, 2019, pag. 68.

4 Li Zhanshu è stato eletto a questa carica il 17 marzo del 2018; egli è inoltre membro del 19° Comitato Permanente del Politburo dall’ottobre 2017.

5 Tra i suoi membri particolarmente conosciuti in occidente ricordiamo l’attore Jackie Chan o il cestista Yao Ming.

6 Wang Yang Wang è stato uno dei quattro vicepremier nel primo gabinetto del premier Li Keqiang tra il 2013 e il 2018. Fino a dicembre 2012 è stato segretario del Partito Comunista del Guangdong, per diventare poi segretario del partito di Chongqing dal 2005 al 2007. Wang è anche membro del Politburo del PCC a partire dal 2007.

7 Vedi https://italian.cri.cn/1781/2018/03/12/541s315785.htm

Iscriviti alla nostra Newsletter
Enter your email to receive a weekly round-up of our best posts. Learn more!
icon

Progetto di Ricerca CeSE-M

Dispacci Geopolitici

MATERIALI CORSO ANALISTA GEOPOLITICO 2023

Il CeSE-M sui social

Naviga il sito

Tirocini Universitari

Partnership

Leggi anche