di Giulio Chinappi
Secondo i russi, gli studi pubblicati dalla Boston University sulla creazione di una variante artificiale di Covid-19 con una letalità dell’80% confermerebbero che gli Stati Uniti portano avanti esperimenti su pericolose armi biologiche.
La Boston University ha recentemente pubblicato un inquietante studio nel quale ammette candidamente di aver creato una variante artificiale di Covid-19, denominata Omi-S, che sarebbe in grado di uccidere l’80% dei soggetti infetti. Secondo i ricercatori, la variante Omi-S sarebbe stata creata combinando la proteina spike della variante Omicron con un ceppo SARS-CoV-2 “ancestrale”. Di fronte alle polemiche, gli scienziati hanno immediatamente sottolineato che l’80% di letalità registrata nello studio riguarda i ratti, e che questo dato non può essere generalizzato.
Inoltre, gli stessi scienziati della Boston University hanno dimostrato che il ceppo ancestrale, ovvero quello che si è diffuso in tutto il mondo all’inizio del 2020, ha una letalità del 100% sui roditori, il che implica che la variante Omi-S sarebbe meno letale di quella originale, ma comunque molto più letale della variante Omicron, visto che nessuno dei ratti infetti con Omicron è deceduto.
Tuttavia, questi dati non hanno placato i critici, che si chiedono il perché della necessità di creare ceppi di Covid-19 artificiali. Negli Stati Uniti, le principali critiche sono arrivate dall’estrema destra del Partito Repubblicano, come nel caso di Robert F. Hyde, candidato al Senato considerato come vicino a Donald Trump. Certamente, le spiegazioni date dai ricercatori, che hanno affermato di voler studiare le differenze tra le varianti del Covid-19 per capire le ragioni della diminuzione della sua letalità, hanno messo a tacere alcune delle critiche, ma restano irrisolte molte questioni etiche.
A questa notizia, si aggiunge uno studio recentemente pubblicato dallo scienziato tedesco Valentin Bruttel, dell’Università di Würzburg, secondo il quale il Covid-19 sarebbe al 99,99% un virus creato artificialmente a partire da un virus esistente in natura. Tuttavia, anche in questo caso, vanno fatte alcune precisazioni: la ricerca non è ancora stata sottoposta al meccanismo della peer review, e contrasta con numerosi altri studi pubblicati da scienziati di tutto il mondo.
Fatte le dovute precisazioni, restano comunque importanti dubbi circa l’attività dei biolaboratori statunitensi sparsi in tutto il mondo e inaccessibili a chiunque. La Russia, in particolare, ha portato a galla negli ultimi mesi alcuni documenti che provano attività sospette portate avanti dagli Stati Uniti in Ucraina, ai quali Washington non ha ancora dato nessuna risposta definitiva: “Tutte le attività svolte dagli Stati Uniti in campo militare-biologico richiedono non solo trasparenza, ma anche un serio monitoraggio e valutazione“, ha dichiarato la deputata russa Irina Jarovaja, vicepresidente della Duma di Stato e copresidente della commissione che si occupa dell’indagine parlamentare speciale sul funzionamento dei laboratori biologici in Ucraina.
Lo scorso 26 ottobre, la Russia ha inviato una denuncia ufficiale sulle attività dei laboratori biologici statunitensi in Ucraina al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, secondo quanto affermato dalla Missione permanente russa presso le Nazioni Unite. Secondo i rappresentanti russi, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe “istituire una commissione composta da tutti i membri del Consiglio di sicurezza per indagare sulle affermazioni contro gli Stati Uniti e l’Ucraina contenute nella denuncia della Federazione Russa in merito al rispetto degli obblighi previsti dalla Convenzione sulle armi biologiche nel contesto delle attività dei biolaboratori nel territorio dell’Ucraina, nonché presentare al Consiglio una relazione sulla questione contenente raccomandazioni entro il 30 novembre 2022 e informare gli Stati parti della Convenzione in occasione della sua nona conferenza di riesame che si terrà a Ginevra tra il 28 novembre e il 16 dicembre 2022 sui risultati dell’indagine“.
Il giorno successivo, alla riunione convocata su richiesta della Russia, ancora una volta gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali hanno fatto scena muta, senza offrire risposte in grado di smentire le accuse ben documentate presentate da Mosca. “Il kit di strumenti di propaganda dei nostri colleghi occidentali ha quello che ritengono essere un argomento incisivo: ‘La Russia sta lanciando un falso allarme’, ‘diffondendo disinformazione’, ‘ingannando i membri del Consiglio di sicurezza’, e ‘distraendo il Consiglio dal discutere di cose più importanti’. Allo stesso tempo, oggi non abbiamo sentito nulla di essenziale. In realtà, i nostri colleghi occidentali non avevano nulla da dire se non che, nella loro opinione altamente perentoria, tutto ciò non meritava nemmeno la minima attenzione“, ha dichiarato Vasilij Nebenzja, rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite. “Stanno provando a convincerci che la cooperazione tra Stati Uniti e Ucraina nell’area biologica fosse di natura puramente pacifica. Ma possono rispondere almeno a una semplice domanda? Perché da parte degli Stati Uniti questa cooperazione viene gestita da una autorità militare (il Pentagono) e dai suoi numerosi appaltatori?“, ha chiesto lo stesso Nabenzja.
Nonostante l’esito negativo della riunione del 27 ottobre, la Russia spera ancora nell’istituzione di una missione internazionale che indaghi sui biolaboratori statunitensi in territorio ucraino. “Ci aspettiamo che la commissione riesca a chiarire tutte le circostanze del possibile mancato rispetto da parte di Washington e Kiev degli obblighi previsti dalla Convenzione sulle armi biologiche e tossiche nel contesto delle attività dei biolaboratori in territorio ucraino al fine di stimolare la parte statunitense e quella ucraina a porre rimedio ad una situazione eccezionale e intollerabile“, ha detto ancora il rappresentante russo. In caso di provata violazione della Convenzione, gli Stati Uniti e l’Ucraina saranno inevitabilmente ritenuti responsabili di fronte alla comunità internazionale.
A margine della questione riguardante le armi biologiche, resta d’attualità anche quella circa la volontà di Kiev di inaugurare un proprio programma atomico o di realizzare una cosiddetta “bomba sporca”. Il rapporto presentato dalla Russia è stato preso sul serio dagli esperti internazionali dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), la quale ha affermato che continuerà a cercare segni di attività nucleari non dichiarate in Ucraina, secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell’agenzia, l’argentino Rafael Grossi.
Il CeSE-M sui social