Turchia: prossimo hub del gas di tutta Europa?

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di Mikhail Gamandiy-Egorov

ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SU OBSERVATEURCONTINENTAL.FR

I rapporti economici ed energetici tra Mosca e Ankara sono in buono stato. E nell’attuale congiuntura, con un’UE completamente soggiogata a Washington, la Turchia ha l’opportunità di diventare il principale hub per il gas russo destinato all’Europa.

I presidenti russo e turco – che sono al loro quarto incontro in tre mesi, questa volta nell’ambito del 6°vertice della Conferenza per l’interazione e le misure di rafforzamento della fiducia in Asia (CICA) tenutosi nella città di Astana, in Kazakistan – hanno discusso della possibilità di portare la partnership energetica a un livello superiore.

Vladimir Putin ha infatti proposto al suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan la creazione di un hub del gas per le consegne in altri paesi, in particolare in Europa, ricordando che la Turchia ha dimostrato di essere attualmente la via più sicura per le consegne di gas russo.

Il presidente russo ha anche indicato che questa piattaforma gaziera sarà utilizzata non solo per garantire gli approvvigionamenti di gas, ma anche per determinarne i prezzi. 

Se questo progetto si concretizzerà – e secondo molte fonti turche è probabile che si concretizzi – il ruolo di Ankara diventerà cruciale in un settore così strategico come lo è quello relativo all’approvvigionamento energetico internazionale. 

Inoltre, ciò permette ad Ankara di avere ulteriore leva contro un’Europa di Bruxelles che, ancora una volta, non manca di arroganza.

Per la Russia l’interesse è ovviamente quello di avere un partner energetico affidabile. E in questo senso la Turchia ha ampiamente dimostrato di avere questa capacità essendo l’unico paese membro della NATO a non aver aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia, sviluppando attivamente le sue relazioni con Mosca, sapendo tanto più che quest’anno sarà sicuramente quello in cui il livello storico delle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi toccherà il punto più alto, nonché disponendo Erdogan della capacità di condurre una politica sovrana e pragmatica.

Non è tutto. Contrariamente ai rappresentanti masochisti dell’Europa – in particolare della Germania – che assistono, davanti ai loro occhi, ad atti terroristici che prendono di mira i loro interessi economici ed energetici senza alcuna reazione degna di questo nome, le autorità turche hanno finora sempre assicurato un livello di sicurezza di alto livello per il gasdotto Turk Stream, misura attuate in coordinamento con le loro controparti russe, proprio come nel caso del processo di consegna del gas.

Ovviamente è più che probabile che se questo progetto si concretizzerà, sarà enormemente disapprovato a Washington, come a Bruxelles e in altre capitali occidentali. Se nel secondo e nei successivi casi non c’è nemmeno bisogno di commentare in quanto si parla di nani geopolitici e di puri e semplici vassalli, nel caso statunitense è del tutto possibile aspettarsi attacchi economici, in particolare attraverso sanzioni, o semplicemente nuovi atti terroristici, che sono parte integrante del “savoir-faire” e del “savoir-vivre” dei cowboy di Washington.

Solo che ciò che funziona così facilmente con le élite europeiste – il cui masochismo è forse legato anche ai quartieri malfamati di Bruxelles – non funziona necessariamente con la Turchia, che ha abbastanza volontà, ma anche abbastanza leve, per poter contrattaccare laddove danneggerà l’establishment occidentale. Soprattutto quando si tratta di interessi nazionali, ivi compresi quelli economici.

In ogni caso, e nonostante i disaccordi che esistono tra Mosca e Ankara su tutta una serie di altre questioni, quando si tratta di un rapporto tra due Stati sovrani – ciascuno dei quali pensa ai propri pragmatici interessi nazionali – è sempre molto più facile pervenire a risultati positivi; molto più facile che avere a che fare con i bambini che devono andare automaticamente a chiedere il permesso a un nonno che saluta ombre sconosciute – o forse note soltanto a lui.

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