di Gordon M. Hahn
ARTICOLO ORIGINALE IN LINGUA INGLESE DAL PORTALE NEWKONTINENT.ORG
L’Occidente sta isolando la Russia o la Russia sta isolando l’Occidente?
Il fatto è che entrambi i casi sono veri.
Washington e Bruxelles stanno espellendo la Russia in larga misura – anche se non completamente – dall’Occidente; Mosca sta isolando l’Occidente dal “resto” con la partecipazione ansiosa della Cina e di altri partner. E lo fa da tempo.
Guidato da Washington, l’Occidente si è spinto molto lontano nell’espellere la Russia dalla politica, dall’economia e dalla cultura occidentali a partire dal 24 febbraio, data dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il problema è che Russia e Cina si stanno preparando da tempo per il giorno in cui si sarebbe resa necessaria una rottura totale con l’Occidente, in vista dei loro interessi nazionali per come li vedono Mosca e Pechino.
Cina, Russia e numerosi partner stanno copiando l’organizzazione internazionale occidentale rappresentata da istituzioni come l’UE e la NATO, ma in forma più ampia.
Le invenzioni russe, l’Unione economica eurasiatica (EEU), l’organizzazione BRICS e la Shanghai Cooperation Organization (SCO), e la cinese One Belt One Road Initiative (OBORI) sono i precursori istituzionali di un sistema globale alternativo a quello occidentale dominato da UE, NATO, FMI e Banca Mondiale.
Queste strutture stanno ora diventando le piattaforme per una completa defezione dall’Occidente da parte di gran parte del “resto”, sia economicamente, finanziariamente, politicamente, ma anche culturalmente e militarmente.
Il progetto globale di Cina e Russia comprende piani per la de-dollarizzazione, la creazione di banche alternative e altre istituzioni economiche, compreso il commercio di energia; tali progetti erano già in corso di attuazione prima della nuova guerra ucraina.
Tutte queste istituzioni e iniziative politiche si stanno ora muovendo verso la creazione di una comunità internazionale alternativa che funzionerà in modo autonomo e prospero senza che l’Occidente ci partecipi.
Il partenariato strategico sino-russo – formato più di due decenni fa, dopo la guerra fredda, in risposta alla cattiva gestione del proprio status egemonico da parte degli Stati Uniti – ha avviato questa tendenza.
La mancanza di magnanimità dell’America nei confronti della Russia post-sovietica manifestata dall’espansione della NATO, il rivoluzionismo americano riflesso dalle politiche statunitensi di promozione della democrazia e delle rivoluzioni colorata, unita con l’arroganza occidentale e un’ipocrisia basata sulla sua pretesa di superiorità radicata nel suo repubblicanesimo, hanno spinto la Russia ad abbracciare la Cina.
Entrambe le potenze hanno cercato di proteggere le loro rispettive sovranità e sicurezza nazionale di fronte all’espansione della NATO e alle istituzioni internazionali dominate dall’Occidente.
Successivamente, una Cina emergente più potente della Russia ha sostenuto economicamente le iniziative russe BRICS e SCO e ha sviluppato il proprio ugrade di queste idee: OBORI, iniziativa che potrebbe guidare essendone stato il suo iniziatore, progettista e finanziatore.
La motivazione di Pechino era simile a quella di Mosca, anche se i driver di tale motivazione a volte sono risultati diversi. Mosca si opponeva a morte all’espansione della NATO; Pechino sentiva che Washington avrebbe opposto resistenza all’ascesa della Cina allo status di superpotenza e di un sistema internazionale bipolare o multipolare.
La Russia temeva rivoluzioni colorate nel suo vicinato e tra i suoi alleati in Europa orientale (Serbia e Ucraina), Eurasia (Georgia e potenzialmente altrove), Siria così come in patria; Pechino temeva interferenze occidentali, in particolare americane, nei suoi affari interni a Taiwan, Tibet e Xinjiang.
Gli Stati Uniti hanno ora ulteriormente consolidato e intensificato la partnership strategica sino-russa dapprima provocando, poi punendo in modo aggressivo e respingendo ulteriormente Mosca dopo l’invasione russa dell’Ucraina, sfidando contemporaneamente la Cina per quanto riguarda la vendita di armi a Taiwan e minacciando persino di intervenire militarmente per difendere l’isola separatista in caso in cui si fosse verificato qualsiasi tentativo da parte di Pechino di riunirla con la forza sotto la sovranità della terraferma.
I timori cinesi su Taiwan causati da questa posizione aggressiva americana hanno indotto Pechino a percepire l’Ucraina come un avvertimento.
Pertanto, la Cina ha sostenuto moralmente la guerra della Russia in Ucraina e ha accelerato gli sforzi congiunti con Mosca per costruire un sistema mondiale alternativo.
È la Cina che ora chiede l’aggiunta di nuovi membri ai BRICS (Arabia Saudita, Turchia, Argentina, e Indonesia le probabili imminenti integrazioni) e SCO (Iran).
Entrambe le parti stanno intensificando le mosse per de-dollarizzare le loro economie e gli scambi commerciali al fine di costruire un nuovo sistema monetario-finanziario che nelle previsioni sarà legato agli stati partner BRICS, SCO e OBORI.
Questo insieme interconnesso di organizzazioni internazionali è una rete di relazioni che collega gran parte del resto del mondo non occidentale.
Le decine di Stati membri a pieno titolo e osservatori in queste organizzazioni includono già le cinque nazioni più popolose del mondo oltre agli Stati Uniti – Cina, India, Indonesia, Pakistan e Brasile – e ben più della metà della popolazione mondiale.
Una delle ragioni per cui c’è un potenziale di espansione quasi illimitato è la “politica della porta aperta” di queste organizzazioni, che non pongono richieste di cambiamento al tipo di regime esistente nei potenziali stati membri.
Un regime autoritario è benvenuto quanto uno democratico.
L’India democratica, il Brasile e il Sud Africa si uniscono alla Cina autoritaria e alla Russia nei BRICS; l’India come stato osservatore in SCO.
Nessuno stato occidentale partecipa a nessuna di queste iniziative.
L’Occidente è isolato da loro, e i leader del mondo non occidentale, Cina, Russia e persino l’India, hanno di fatto realizzato l’isolamento. Il resto del mondo non occidentale si è astenuto dall’unirsi alle sanzioni dell’Occidente nei confronti della Russia e l’India democratica ha espresso simpatia per la posizione russa su questa e numerose altre questioni.
Infine, in questo gruppo di paesi, lentamente ma inesorabilmente sta emergendo un fronte anti-NATO.
SCO ha visto lo sviluppo di un aspetto militare insinuarsi nell’istituzione sin dalla sua fondazione circa due decenni fa: conduce manovre militari e altre forme di cooperazione militare e di intelligence e i suoi otto stati membri a pieno titolo (Cina, Russia, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan, India, Pakistan e Uzbekistan), quattro stati membri osservatori (Bielorussia, Iran, Mongolia , e Afghanistan) e i nove partner di dialogo (Turchia, Paese membro della NATO, Arabia Saudita, Egitto, Armenia, Azerbaigian, Cambogia, Nepal, Qatar e Sri Lanka) costituiscono più della metà della popolazione mondiale.
L’Iran, un membro osservatore, sta cercando – e probabilmente presto riceverà – la piena adesione.
Le limitazioni al sostegno in questo gruppo di paesi per l’occidente nella sua guerra per l’espansione della NATO in Ucraina sono state chiaramente dimostrate il 20 luglio, quando il vertice del MERCOSUR degli stati latinoamericani Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay ha rifiutato di consentire al presidente ucraino Volodomyr Zelenskiy di parlare alla riunione.
Allo stesso tempo, Cina, Russia e Iran stanno per condurre manovre militari navali in Venezuela con un focus su un’invasione immaginaria degli Stati Uniti per conto della Columbia.
L’Occidente potrebbe ritenere più nel suo interesse consentire a quelli che considera i sistemi autoritari meno efficienti di persistere tra i suoi concorrenti – se lo preferiscono -rafforzando però, al contempo, i propri sistemi sempre più insufficientemente repubblicani e impegnando i suoi concorrenti nel commercio e nello sviluppo. Se il governo repubblicano di stampo occidentale è veramente superiore – e io per primo credo che lo sia – allora gli altri lo capiranno nel tempo.
Ma il modello deve essere convincente, la sua adozione non obbligata.
Nel frattempo, noi e i nostri concorrenti in Occidente dovremmo tornare ai tavoli dei negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina, creare nuove architetture politiche e di sicurezza europee e globali, risolvere controversie economiche e commerciali, e lavorare per integrare l’economia globale all’interno di un ordine economico più equilibrato ma ancora competitivo e decentralizzato che protegga tutti gli Stati dalle macchinazioni dei globalisti autoritari e delle grandi potenze intransigenti.
L’altra opzione a tutto questo – doppio isolamento, un mondo diviso, crescente caos socioeconomico e confronto militare – potrebbe finire in modo estremamente spiacevole e, non ultimo di tutti, per l’Occidente.
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