di Olivier Renault
Traduzione dal francese di Veronica Vuotto, articolo originale
I media parlano dei pericoli dell’ondata di caldo, ma hanno indicato che i vigili del fuoco hanno appiccato incendi scoppiati in tutta la Francia. Questi vigili del fuoco incendiari sono come i leader politici degli Stati Uniti che arrivano in Asia affermando di difendere la democrazia e i diritti umani. Nancy Pelosi è la figura di spicco di questa pratica anche se si è lanciata davanti alle telecamere di tutto il mondo dichiarando di venire “in pace” nella regione.
Il pericolo di una terza guerra mondiale c’è, ma la provocazione continua.
Paradossalmente, le autorità degli Stati Uniti o dell’UE hanno proclamato all’inizio della settimana la loro volontà di non provocare un cataclisma nucleare. Il 1° agosto, prima del viaggio di Nancy Pelosi in Asia, nel suo discorso alla Casa Bianca Joe Biden, come ha osservato il Continental Observer, ha dichiarato: “Gli Stati Uniti rinnovano il loro impegno nei confronti del mondo [essendo] responsabili del loro arsenale nucleare e di continuare a lavorare verso l’obiettivo finale di un mondo senza armi nucleari“. Aggiungendo: “Ecco perché la mia amministrazione ha dato la priorità alla riduzione del ruolo delle armi nucleari nella nostra strategia di sicurezza nazionale“.
Così, gli Stati Uniti dichiarano sulla carta di non voler provocare gravi conflitti che potrebbero spazzare via la vita sulla Terra, ma mandano Nancy Pelosi a Taiwan che è, totalmente, l’opposto di quanto annuncia l’amministrazione americana, ossia far regnare la pace nel mondo.
“Il mondo ha bisogno che l’America faccia da guida“. Sul suo sito web Nancy Pelosi dichiara: “Come americani, dobbiamo proteggere i diritti umani sia in patria che all’estero”. Sottolinea che dobbiamo avere “il diritto a vivere liberamente senza la minaccia della violenza o della repressione, il diritto a vivere con dignità e rispetto”. Inoltre, afferma: “Nel corso della nostra storia [storia degli Stati Uniti], la nostra reputazione internazionale si è basata in parte sui nostri valori democratici e sul nostro impegno per i diritti umani. Ovunque io vada, la chiamata è chiara: il mondo ha bisogno dell’America faccia da guida. Dobbiamo lavorare per una politica estera sostenibile che rifletta i valori americani“.
“Viaggiando a Taiwan, onoriamo il nostro impegno per la democrazia: riaffermiamo che le libertà di Taiwan – e di tutte le democrazie – devono essere rispettate“, ha twittato la speaker mentre guidava una delegazione del Congresso degli Stati Uniti che l’ha accompagnata nella visita a Taiwan.
Sul Washington Post ha spiegato il suo gesto in un contesto di forti tensioni internazionali dove gli Stati Uniti, l’UE, l’AUKUS (alleanza tra Stati Uniti, Regno Unito, Australia), impongono sanzioni ai paesi BRICS (Russia e Cina): “Dobbiamo stare al fianco di Taiwan, che è un’isola di resilienza“, base americana contro Cina e Russia, dunque. Comunque sia, la politica americana va contro la volontà della Cina o della Russia di costruire un mondo pacifico e multipolare, desiderando, invece, un unico mondo unificato sotto la guida di Washington e del suo braccio armato: la NATO.
Scegliendo Nancy Pelosi per visitare Taiwan, gli Stati Uniti hanno lasciano intendere alla Cina che è ancora il nemico – secondo la narrazione americana – della “più grande democrazia del mondo“. Nancy Pelosi è, infatti, nota per la sua viscerale opposizione alla politica cinese.
Die Welt, ha ricordato di aver inveito contro “l’autoritarismo cinese prima e più apertamente di altri“.
Sul Washington Post, Nancy Pelosi ha criticato apertamente la Cina, suggerendo che gli Stati Uniti debbano intervenire come poliziotti del mondo: «Negli ultimi anni Pechino ha intensificato notevolmente le tensioni con Taiwan. La Repubblica Popolare Cinese (RPC) ha intensificato le pattuglie di bombardieri, aerei da combattimento e aerei di sorveglianza vicino e persino sopra la zona di difesa aerea di Taiwan».
La Tribune ha riferito che “a Washington, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca ha affermato che gli Stati Uniti ‘non si sarebbero fatti intimidire’ dalle minacce o dalla retorica bellicosa della Cina” e che “diverse navi americane erano nell’area di Taiwan martedì quando Nancy Pelosi stava arrivando sull’isola, secondo fonti militari americane”.
Il dado ormai è tratto. Gli Stati Uniti stanno chiaramente provocando un conflitto con la Cina mentre in Europa un conflitto è in atto sotto gli occhi storditi delle popolazioni che vivono sotto la guida degli Stati Uniti.
Die Welt ricorda che «già nel 1991, due anni dopo la brutale repressione delle proteste di massa a Pechino, Nancy Pelosi si recò in piazza Tienanmen» dove «spiegò uno striscione in onore dei manifestanti uccisi» e che «questo contrastava nettamente con la politica dell’allora presidente George HW Bush, che rimase in silenzio sul massacro di Tiananmen del 1989 e non avviò un cambiamento di politica”.
La figura politica degli Stati Uniti interviene dunque da molto tempo negli affari interni della Cina e attacca direttamente il governo cinese. Gli Stati Uniti non stanno lavorando per portare la pace in questa regione.
Alla guida di una delegazione del Congresso nella regione indo-pacifica, comprese le visite a Singapore, Malesia, Corea del Sud e Giappone, secondo il suo sito web, il viaggio di Nancy Pelosi si è concentrato su temi quali la sicurezza reciproca, il partenariato economico e la governance democratica nella regione indo-pacifica.
L’obiettivo degli Stati Uniti è proteggere i propri interessi di lungo periodo nell’Indo-Pacifico e di affermarlo davanti alle telecamere di tutto il mondo.
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