ARTICOLO ORIGINALE IN LINGUA SPAGNOLA PUBBLICATO SUL SITO MULTIPOLARISTA.COM
Il leader della sinistra brasiliana, Lula da Silva, dice che se vincerà le elezioni presidenziali del 2022, “creeremo una valuta in America Latina”, chiamata Sud, per combattere “la dipendenza dal dollaro”.
Il leader della sinistra brasiliana, Lula da Silva, ha proposto di creare una valuta latinoamericana per “liberarsi dal dollaro“.
Lula, uno dei fondatori del Partito dei Lavoratori, è stato presidente del Brasile per due mandati, dal 2003 al 2011. Ora è il candidato principale per le elezioni presidenziali dell’ottobre 2022. Se tornerà alla presidenza, ad un raduno tenutosi il 2 maggio, Lula ha dichiarato che “creeremo una valuta in America Latina“, perché “non dobbiamo dipendere dal dollaro“.
Ha rivelato, inoltre, che la valuta si dovrebbe chiamare Sud.
Lula ha poi spiegato che i Paesi dell’America Latina potranno mantenere la loro valuta nazionale sovrana, ma, invece di dover scambiare il dollaro USA, potrebbero usare il Sud per fare scambi bilaterali tra loro.
Secondo quanto sostenuto da Lula, il Sud potrebbe così anche aiutare a ridurre l’inflazione nella regione.
L’obiettivo della valuta sarebbe quello di approfondire l’integrazione latinoamericana e rafforzare la sovranità economica regionale, indebolendo di conseguenza la sua dipendenza dagli Stati Uniti. Sotto l’attuale governo brasiliano, guidato dal leader di estrema destra Jair Bolsonaro, il gigante sudamericano si è subordinato a Washington, mentre attaccava i Governi di sinistra della regione.
Il Brasile di Bolsonaro ha rifiutato di riconoscere la legittimità del governo chavista nel vicino Venezuela e ha persino sostenuto violenti attacchi terroristici transfrontalieri contro di esso. Se tornerà alla presidenza, Lula ha promesso che il Brasile “rafforzerà le relazioni con l’America Latina“.
Lula ha anche promesso di rilanciare il sistema BRICS, integrando Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa in un’architettura economica indipendente per sfidare l’egemonia finanziaria occidentale.
Nel 2020, Lula ha pubblicato un appello “Per un mondo multipolare” nel quale ha spiegato che il suo obiettivo è “la creazione di un mondo multipolare, libero dall’egemonia unilaterale e dallo sterile confronto bipolare“, che consenta “una vera rifondazione dell’ordine multilaterale, basata sui principi del vero multilateralismo, in cui la cooperazione internazionale possa davvero prosperare“.
Il tentativo di Hugo Chávez di creare una moneta pan-latinoamericana, il Sucre
Non è certo la prima volta che i politici progressisti in America Latina cercano di creare una moneta comune. Questo è stato a lungo un sogno dei leader di sinistra della regione. L’ex presidente rivoluzionario del Venezuela, Hugo Chavez, ha sviluppato una valuta internazionale come parte dell’Alleanza Bolivariana (ALBA), una coalizione economica di governi di sinistra dell’America Latina e dei Caraibi.
Questa valuta è stata chiamata Sucre ed è stata adottata nel 2009 da Venezuela, Nicaragua, Cuba, Bolivia ed Ecuador.
Sucre era l’acronimo di “Sistema Unitario de Compensación Regional“, ma era anche un riferimento ad Antonio José de Sucre, che contribuì a guidare la lotta per l’indipendenza sudamericana contro il colonialismo spagnolo, insieme a Simón Bolívar.
Il governo dell’Ecuador, sotto il presidente di sinistra Rafael Correa, che ha un dottorato di ricerca in economia, è stato il principale utilizzatore di Sucre. Al suo apice nel 2012, il Sucre è stato utilizzato per oltre un miliardo di dollari nel commercio bilaterale annuale regionale.
Dopo la morte di Chávez avvenuta nel 2013, un massiccio calo dei prezzi delle materie prime registrato nel 2014, l’imposizione di sanzioni statunitensi al Venezuela nel 2015 e violenti tentativi di colpo di Stato contro il successore di Chávez, Nicolás Maduro, la valuta ha cessato di essere utilizzata nel 2016.
Il successivo presidente di destra dell’Ecuador, Lenin Moreno, con il sostegno degli Stati Uniti, in seguito ha ritirato il suo Paese dall’ALBA, infliggendo un duro colpo a Sucre e ai suoi sogni di integrazione regionale.
Lula guida i sondaggi per le elezioni brasiliane del 2022, dopo il colpo di Stato giudiziario sostenuto dagli Stati Uniti
Le elezioni presidenziali brasiliane si terranno nell’ottobre 2022 ma i sondaggi mostrano costantemente come Lula sia davanti al candidato di estrema destra Jair Bolsonaro, l’attuale presidente del Brasile.
Bolsonaro è salito al potere solo nelle elezioni del 2018 grazie a un colpo di Stato morbido sostenuto dagli Stati Uniti. Prima del voto del 2018, Lula era stato significativamente avanti nei sondaggi, ma il sistema giudiziario brasiliano lo ha incarcerato con accuse inventate e ha dato a Bolsonaro la vittoria.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha sostenuto questa sporca campagna che Lula chiama guerra legale, o lawfare, per impedirgli di tornare alla presidenza.
Il governo degli Stati Uniti ha anche sostenuto il colpo di Stato morbido del 2016 contro la presidente eletta del Brasile, Dilma Rousseff, anch’essa membro del Partito dei lavoratori di Lula.
Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato ad aprile che l’accusa nei confronti di Lula era politicamente motivata e violava i suoi diritti. “L’indagine e il perseguimento dell’ex presidente Lula da Silva hanno violato il suo diritto di essere processato da un tribunale imparziale, il suo diritto alla privacy e i suoi diritti politici“, hanno stabilito gli esperti legali delle Nazioni Unite.
Il CeSE-M sui social