Secondo le autorità russe, sarebbero oltre 5,8 milioni le fake news prodotte in funzione antirussa circa l’operazione speciale attualmente in corso in Ucraina. Proprio in queste ore, il leader ceceno Kadyrov ha annunciato che i russi hanno il controllo di Mariupol’ e dell’acciaieria Azovstal’.
Il conflitto ucraino si sta svolgendo non solo sui campi di battaglia, ma anche attraverso i mezzi di comunicazione e la propaganda mediatica che invade quotidianamente tutto il mondo. La propaganda, è bene chiarirlo, esiste ovunque ed è uno strumento che i governi utilizzano per influenzare l’opinione pubblica e convincere i cittadini di ciò che più gli fa comodo. Tuttavia, nei Paesi occidentali che si autodefiniscono “democratici”, la parola “propaganda” viene generalmente intesa con accezione dispregiativa, facendo finta che riguardi solamente quelle che gli stessi Paesi occidentali descrivono come “dittature”.
La realtà, invece, ci dice ben altro, ovvero che nessuna soi-disant democrazia è esente dal meccanismo della propaganda. Anzi, la propaganda non dichiarata, che si ammanta di libertà di stampa, risulta spesso essere più pericolosa. Invero, anche lo stesso sbandierare una presunta libertà di stampa da contrapporre all’altrui repressione fa parte della stessa propaganda di cui sopra.
Venendo all’attualità, mentre i media occidentali lanciano anatemi contro la propaganda russa, essi stessi inondano i loro lettori e ascoltatori con propaganda antirussa. Come denunciato da Ekaterina Mizulina, direttrice della Safe Internet League, le fake news prodotte dalla propaganda occidentale contro la Russia sono milioni, e non sono certamente cominciate con l’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina. Ad esempio, la stessa Safe Internet League aveva segnalato quasi 3.000 fake news circa i tumulti che si sono verificati in Kazakistan negli scorsi mesi, ma questa attività si è ulteriormente intensificata in queste settimane, raggiungendo i 5,8 milioni di fake news sull’operazione speciale.
“In questo momento ci troviamo nel bel mezzo di una guerra dell’informazione. Sono stati rilevati oltre 5,8 milioni di falsi“, ha affermato Mizulina, aggiungendo che l’organizzazione da lei diretta monitora oltre 240 milioni di varie fonti online, inclusi social network russi e stranieri, nonché oltre 40.000 media in Russia e in tutto il mondo. Secondo lka stessa Mizulina, “una seria campagna di informazione contro la Russia e i russi” è ora in corso a livello globale.
Secondo la direttrice dalla Safe Internet League, l’attuale propaganda ha il duplice obiettivo di diffondere notizie negative sulla Russia e allo stesso tempo di coprire i crimini commessi dagli ucraini dal 2014 ad oggi, soprattutto per quanto riguarda l’uccisione di civili nel Donbass.
A tal proposito, Christelle Néant ha pubblicato un interessante reportage sul sito Donbass-Insider, nel quale porta le testimonianze di numerosi abitanti di Mariupol’ che da otto anni subiscono le angherie del governo ucraino e del suo braccio armato. “Il martirio della città di Mariupol’ non è iniziato nel 2022, ma otto anni prima, con la strage del 9 maggio 2014”, ricorda la giornalista francese.
Il 9 maggio 2014 rappresenta una data molto importante per i cittadini delle ex repubbliche sovietiche, in quanto si ricorda la presa di Berlino da parte dell’Armata Rossa e la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista. “Il 9 maggio 2014, mentre le cerimonie del Giorno della Vittoria erano in pieno svolgimento, Andročuk (il capo della polizia di Mariupol’ nominato dopo il golpe del febbraio 2014, ndr) ha ordinato alla polizia di Mariupol’ di arrestare i manifestanti. Un ordine che si sono rifiutati di eseguire. Di fronte a questa ribellione, il nuovo capo della polizia ha sparato a un suo subordinato, si è barricato in un ufficio, poi ha chiamato la Guardia Nazionale”, si legge nell’articolo citato.
Secondo il racconto di due testimoni, Valentina e Svetlana, la Guardia Nazionale, che dipende direttamente da Kiev, sarebbe intervenuta sparando sia ai poliziotti che si erano schierati con i manifestanti sia ai civili venuti a sostenere i loro poliziotti. Negli scontri sono rimasti uccisi due poliziotti e sette civili. “Due giorni dopo il massacro, la popolazione di Mariupol voterà in massa al referendum dell’11 maggio 2014, che convaliderà la creazione della Repubblica Popolare di Doneck”, ricorda ancora l’articolo.
Le stesse testimonianze raccolte da Christelle Néant dimostrano come la città di Mariupol’ sia stata bombardata in diverse occasioni dall’esercito ucraino e non, come afferma la propaganda di Kiev ripresa dalle testate occidentali, dalle milizie popolari di Doneck, “nonostante il fatto che la RPD non abbia mai posseduto un lanciarazzi multiplo Uragana (a differenza dell’Ucraina)”.
“Valentina, e altri civili intervistati nei vari luoghi che abbiamo visitato, ci hanno anche raccontato dei crimini commessi dai soldati del reggimento neonazista Azov contro i civili negli ultimi due mesi”, prosegue l’articolo della giornalista francese. “I soldati di Azov hanno sparato colpi di mortaio contro civili che andavano a prendere l’acqua, occupato i piani superiori di un vicino ospedale, lanciato una granata in un appartamento dove stavano due donne pensionate e sparato contro edifici per distruggerli quando né l’esercito russo né la milizia popolare della RPD si trovavano in quell’area!”.
Secondo Christelle Néant, anche la presenza di civili nella fabbrica Azovstal’ potrebbe essere una fake news costruita per evitare l’assalto russo all’edificio divenuto l’ultima roccaforte dei neonazisti. “Magicamente questa storia sui civili è uscita quando le forze armate russe e della RPD hanno iniziato l’assalto e hanno preso il controllo della parte settentrionale della fabbrica Azovstal’. Non credo ci voglia uno scienziato missilistico per vedere che si tratta di un sordido falso per cercare di impedire la completa eliminazione dei soldati del reggimento neonazista Azov nei sotterranei della fabbrica”, scrive.
Ulteriori rivelazioni sui possibili “rifugiati” dell’acciaieria di Mariupol’ sono stati rivelati persino da un giornalista noto al grande pubblico come Paolo Liguori, secondo il quale nei sottorranei dello stabilimento Azvostal’ “c’è un gruppo consistente, molto consistente, di osservatori e consiglieri militari stranieri, di nazionalità americana, inglese e francese. Hanno partecipato a tutta questa fase della guerra, ci sono tracce trovate di qua e di là“. Sempre secondo Liguori, l’esercito russo ne sarebbe al corrente, ed avrebbe rallentato le operazioni per evitare “100-200 morti stranieri, soprattutto se sono militari di alto rango“.
Proprio in queste ore, il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha annunciato la presa definitiva di Mariupol’ e dell’acciaieria Azovstal’: “Mariupol’ è nostra! La città è stata presa definitivamente e completamente. L’edificio amministrativo strategicamente importante dello stabilimento Azovstal’ è stato preso sotto controllo e tutto il territorio adiacente è stato sgomberato”, ha affermato Kadyrov, come riportato dall’agenzia TASS, aggiungendo che i pochi superstiti del battaglione neonazista “sono rimasti bloccati sotto uno spesso strato di cemento e acciaio all’interno dell’impianto“.
Secondo Kadyrov, una volta che le difese della città sono state violate, “tale risultato era inevitabile“, nonostante le complicazioni che le forze russe hanno dovuto affrontare perché i nazionalisti hanno usato i civili come ostaggi e hanno preso posizioni di fuoco vicino o all’interno di edifici residenziali. Il capo della Repubblica Cecwna ha infatti affermato che i russi hanno preso tutte le misure necessarie per evitare perdite di civili.
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