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Il confronto di Mosca con la NATO è solo all’inizio.
Sembra che la Russia sia entrata in una nuova era della sua politica estera: una fase di “distruzione costruttiva“, chiamiamola così, del precedente modello di relazioni con l’Occidente. Parti di questo nuovo modo di pensare sono state viste negli ultimi 15 anni – a partire dal famoso discorso di Monaco di Vladimir Putin nel 2007 – ma molto sta diventando chiaro soltanto adesso. Pur mantenendo un atteggiamento ostinatamente difensivo, allo stesso tempo gli sforzi poco brillanti per integrarsi nel sistema occidentale sono rimasti la tendenza generale nella politica e nella retorica russa.
La distruzione costruttiva non è aggressiva.
La Russia sostiene che non attaccherà nessuno o lo farà saltare in aria. Semplicemente non è necessario. Così come si presenta, il mondo esterno offre alla Russia sempre più opportunità geopolitiche per lo sviluppo a medio termine.
Con una grande eccezione: l’espansione della NATO e l’inclusione formale o informale dell’Ucraina rappresentano un rischio per la sicurezza del Paese; un rischio che Mosca semplicemente non accetterà.
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