Wang Luo: “La Cina e gli aiuti internazionali. Cooperazione, sviluppo e futuro condiviso per il secolo XXI”

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di Stefano Vernole

Si parla spesso della politica globale cinese negli ultimi tempi e non sempre a proposito. Ecco che per iniziativa delle Edizioni di Anteo giunge opportuno questo libro della Prof. Wang Luo, Direttrice dell’Istituto di Cooperazione Internazionale allo Sviluppo di Pechino, a chiarire uno degli aspetti fondamentali della geopolitica della Repubblica Popolare Cinese: quello degli aiuti internazionali. Innanzitutto enunciandone i principi: l’aiuto estero della Cina si concentra principalmente sulla cooperazione Sud-Sud, cioè sull’assistenza reciproca tra i Paesi in via di sviluppo e sul rispetto di ogni nazione a scegliere il modello più adatto alla propria specificità. A differenza della logica occidentale (dove la “democratizzazione” è la precondizione per ricevere gli aiuti), la Cina aderisce saldamente al “principio di non interferenza negli affari interni degli altri Paesi” e rifugge pure dalle pratiche assistenziali perché crede sia “meglio insegnare un altro a pescare anziché regalargli del pesce”. La Cina mira quindi ad aiutare i Paesi beneficiari ad intraprendere un percorso di fiducia in sé stessi e di indipendenza nello sviluppo economico, nel pieno rispetto dell’autonomia di coloro che ricevono gli aiuti e senza pretendere contropartite politiche. Negli ultimi 60 anni, la Repubblica Popolare Cinese ha offerto i suoi aiuti esteri a ben 166 Paesi e organizzazioni internazionali con quasi 400 miliardi di yuan di finanziamenti, ha inoltre inviato 600.000 operatori umanitari e contribuito a più di 2.000 progetti in oltre 120 Paesi dei cinque continenti. I campi di assistenza spaziano in diversi settori: a partire dalle infrastrutture, per continuare con l’agricoltura, la sanità, l’ambiente, l’istruzione e la tecnologia ma ciò che caratterizza davvero l’aiuto cinese è quello della formazione professionale/universitaria per migliaia di persone in Asia, Africa e nelle aree più svantaggiate del Pianeta.

Gli aiuti esteri sono stati anche fondamentali affinchè la Cina si assumesse le proprie responsabilità di grande potenza e dopo aver inserito i principi della cooperazione internazionale all’interno del 13° Piano quinquennale, l’annuncio del Presidente Xi Jinping della Nuova Via della Seta ha integrato il “sogno cinese” con quello di una “Comunità di Futuro Condiviso per l’Umanità”. La Cina, quale principale promotrice della cooperazione Sud-Sud, ha utilizzato piattaforme come il G20, l’APEC, i BRICS, il Boao-Forum, il China-Africa Cooperation Forum e altri quadri istituzionali per attivare le iniziative di aiuto; tuttavia, durante il 13° Congresso nazionale del popolo nel 2018, si è deciso di creare la China International Development Cooperation Agency (CIDCA), un’istituzione direttamente affiliata al Consiglio di Stato con il compito di formulare le linee quadro strategiche, i piani e le politiche per l’assistenza estera.

Un’ alta professionalità è stata raggiunta da Pechino nell’affrontare le crisi umanitarie: si calcola che la Cina abbia assistito in varie forme circa 5 milioni di rifugiati e sfollati in Afghanistan, Iraq, Libano e Siria tra gli altri. Per contribuire alla riduzione della povertà, Pechino ha rinunciato alla restituzione dei prestiti governativi senza interessi per i Paesi in difficoltà con forte indebitamento e per i meno sviluppati. Se la stessa Banca Mondiale ha riconosciuto che oltre 800 milioni di persone sono state sollevate dalla povertà grazie alle politiche cinesi negli ultimi 30 anni, con una riduzione del tasso di povertà mondiale del 60% tra il 1990 e il 2018, è comunque vero che numerosi sforzi rimangono ancora da compiere per alleviare e migliorare le condizioni di vita di milioni di persone nel mondo. Da questo punto di vista, perciò, la Cina si propone al mondo con la sua storia vincente e il suo modello specifico di aiuti internazionali.

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