di Irina Sokolova
Salvatore Izzo, giornalista accreditato in Vaticano dal 1977. Ha seguito per l’Agenzia Giornalistica Italia 100 viaggi Internazionali di San Giovanni Paolo II e altri 50 tra quelli di Benedetto XVI e di Papa Francesco. Attualmente dirige il quotidiano online in 4 lingue FarodiRoma, che ha l’intento di leggere la realtà con lo sguardo di Jorge Mario Bergoglio, donato alla città di Roma come vescovo, cioè guida che illumina il cammino, come appunto l’unico faro esistente a Roma, che si trova al Gianicolo, sopra il Vaticano, è in pietra bianca, e la cui costruzione è stata finanziata dagli italiani di Argentina nel 1911 per celebrare i 50 anni dell’unità d’Italia. Un dono arrivato da Buenos Aires proprio come Francesco.
La morte del Papa
— Come ha vissuto la notizia della morte del Papa? Che significato ha avuto secondo lei per il mondo cattolico e per la politica internazionale?
Personalmente è stato un grande dolore ascoltare l’annuncio della morte di Francesco cui mi sento molto legato per ragioni anche personali, avendo avuto la possibilità di viaggiare molte volte con lui e poi di incontrarlo abbastanza di frequente a Santa Marta e nel Palazzo Apostolico. Ho potuto presentargli i miei figli e lui ha seguito con domande puntuali la loro crescita in modo molto affettuoso ma anche rispettoso. Così come ho accompagnato da lui, con il prof. Luciano Vasapollo, i nostri studenti della Sapienza che hanno digiunato contro la ricerca a fini militari, e i lavoratori del Porto di Genova che eroicamente si rifiutano di caricare le armi prodotte in Italia su navi destinate ai paesi che poi le usano per compiere orrende stragi.
Proprio la richiesta di un disarmo totale ha caratterizzato il suo ultimo messaggio, quello di Pasqua, che è stato proclamato dalla Loggia delle Benedizioni e che rappresenta il Testamento spirituale e politico di Francesco con la ferma condanna dell’ignobile annientamento di Gaza e la pressante richiesta di fermare ogni guerra a cominciare da quella in Ucraina.
Appelli molto esigenti che non si debbono fare cadere ora che il Papa è morto e che obbligherebbero quei politici che si dicono cattolici a respingere la politica criminale del riarmo europeo. Così come la politica italiana ed europea hanno tradito le sue richieste per l’accoglienza dei migranti avviando una blindatura dei confini, che culmina nei respingimenti e nelle deportazioni come quella cui abbiamo assistito nei giorni scorsi con dei malcapitati portati in manette in Albania. L’ eredità morale di Francesco rappresenta un monito per tutti e in particolare per chi ha un ruolo di rappresentanza politica: non ci si macchi più di questi crimini ai danni dei deboli, i bambini dello Yemen e di Gaza come i poveri in fuga dalla miseria, spesso innescata dai cambiamenti climatici, e dalle guerre alimentate proprio da chi fabbrica e distribuisce le armi.
Il Conclave
— Cosa si aspetta dal prossimo Conclave?
Che rapidamente dia un vescovo a Roma, un Papa che possa continuare le aperture di Francesco continuando ad eliminare quelle che chiamava le dogane pastorali, norme ma soprattutto abitudini che hanno a lungo escluso ed ancora in certi luoghi escludono dalla vita ecclesiale quanti vivono situazioni personali diverse da quelle che un tempo la Chiesa definiva normali. Francesco ha aperto la comunità ecclesiale a tutti, tutti, ripeteva con insistenza. E che continui a battersi, come lui instancabilmente ha fatto in questi 12 anni, per la pace e la giustizia, cioè in particolare a difesa dei deboli.
— Si conosce il numero dei cardinali elettori: secondo lei, quali saranno i criteri più importanti nella scelta del nuovo Pontefice?
Gli elettori saranno probabilmente 133 essendo che dei 135 cardinali che hanno diritto di voto, in quanto di età inferiore a 80 anni, due hanno fatto sapere di essere malati, Pulic di Sarajevo e Bozanic di Zagabria.
I criteri delle scelte degli elettori possono essere anche diversi e dipendono dalla visione cioè dalle attese che ciascuno ha nel suo cuore. Certo ci si può aspettare un Papa che continui – come dicevo – le aperture di Francesco e le sue battaglie contro la violenza e le prevaricazioni, come lo sono gli abusi sessuali e il traffico delle armi. Ma possiamo sperare che riprendendo da dove è arrivato Francesco il nuovo Papa possa andare più avanti, magari modificando alcune norme come il celibato obbligatorio e l’esclusione delle donne dal sacerdozio.
— Ritiene che ci siano già dei candidati forti? Pensa che il Conclave sarà breve o complesso?
Il Conclave dovrà essere breve per molte comprensibili ragioni, e per questo sono importanti i 15 giorni che ci separano dalla sua apertura: serviranno a consolidare gli orientamenti che già ci sono. È un fatto che 110 elettori sono stati nominati da Francesco e questo ci mette al riparo dal rischio di una marcia indietro.
I nomi sono quelli che tutti sappiamo: gli italiani Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente Cei molto fedele a Bergoglio, Parolin, suo segretario di Stato e fine diplomatico ma anche ottimo prete, Taglie filippino dal sorriso cordiale e il cuore grande. Ma più che i nomi ora conta la volontà dei possibili candidati, meglio il loro impegno, di portare avanti la riforma di Francesco.
Il futuro Papa
— Che tipo di Papa servirebbe oggi alla Chiesa cattolica? Un profilo più conservatore o uno in continuità con Papa Francesco?
Certamente il nuovo Papa sarà in continuità con Francesco che ha nominato la stragrande maggioranza dei cardinali ma avrà la sua personalità e sensibilità che rendono diversi i profili. Ma io non temo Bruschi dietrofront.
Secondo lei, il nuovo Papa dovrà occuparsi maggiormente di temi spirituali o anche di questioni geopolitiche?
Direi di entrambi gli aspetti che alla fine si possono accostare tra loro in nome del valore intangibile per la fede cristiana della persona umana. La difesa della vita e del creato sono due volti della stessa esigenza etica che indirizza e motivazione l’impegno sociale cristiano.
L’apertura della Chiesa sotto Papa Francesco
— Come giudica il pontificato di Papa Francesco, in particolare per quanto riguarda l’apertura verso le periferie, i migranti e il dialogo interreligioso?
Credo che il Papa abbia davvero compiuto passi importanti in difesa dei migranti, della valorizzazione delle periferie e nel dialogo interreligioso soprattutto con l’Islam. Tutti temi urgenti in cui Francesco e la Chiesa vanno controcorrente rispetto all’ Occidente che invece spinge verso la sopraffazione dei deboli.
— Ritiene che questa linea debba essere proseguita o rivista?
Penso che senza dubbio sarà continuata, non prevedo che una decina di conservatori residui di precedenti pontificati possano modificare il corso della storia.
Geopolitica internazionale (Ucraina, Russia, Gaza)
— La Santa Sede ha spesso tentato una mediazione nei conflitti. Quale ruolo potrebbe o dovrebbe avere il prossimo Papa nella guerra in Ucraina o nel conflitto in Medio Oriente?
Credo che anche in diplomazia la S. Sede continuerà a incoraggiare un dialogo basato sul rispetto della dignità umana senza preclusioni, tantomeno verso Russia e Cina
— Pensa che la voce morale del Vaticano abbia ancora un impatto significativo sulla scena geopolitica?
Credo di sì anche perché l’Europa e gli USA affrontano una crisi irreversibile di cultura e valori prima che economica.
Il funerale e le assenze politiche
— Vladimir Putin ha annunciato che non parteciperà ai funerali del Papa. Secondo lei, quale messaggio politico si può leggere in questa scelta?
Il Papa stimava Putin come statista e credo che Putin stimasse Francesco. Sarebbe stato bello che potesse venire. Purtroppo il Vaticano di fatto è un’ enclave in Europa e non può garantire come fa l’ Onu la libertà dei suoi ospiti.
— Come valuta la partecipazione o l’assenza di altri leader mondiali al funerale?
È una fotografia della situazione internazionale attuale, non ci sarà un miracolo purtroppo ai funerali di Francesco.
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