di Giulio Chinappi
Al vertice di Tegucigalpa, numerosi Paesi partecipanti, compresi Honduras, Cuba, Venezuela e Nicaragua, hanno riaffermato la loro unità contro l’imperialismo, promuovendo cooperazione multilaterale e autodeterminazione per un futuro indipendente, che vada oltre politiche unilaterali e blocchi economici.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2025/04/11/vertice-celac-di-tegucigalpa-un-blocco-regionale-contro-loffensiva-imperialista/
Il vertice della CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños) tenutosi a Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, si è rivelato un momento di grande rilievo per il dialogo e la cooperazione tra i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Questo incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi leader regionali, ha offerto l’opportunità di riaffermare la solidarietà e l’impegno a favore dell’integrazione politica ed economica, in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche e dalla riaffermazione di politiche imperialiste. In particolare, la posizione assunta dai governi di Honduras, Cuba, Venezuela e Nicaragua ha segnato il tono della discussione, evidenziando la volontà dei Paesi latinoamericani di difendere la propria sovranità e di resistere alle ingerenze esterne. La Dichiarazione di Tegucigalpa, siglata come culmine del vertice, è emersa come un manifesto di intenti che mira a rafforzare i legami regionali e a garantire un futuro di cooperazione indipendente e solidale.
Un vertice di riflessione e prospettiva
La IX Conferenza della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC), svoltasi a Tegucigalpa, ha rappresentato un’importante piattaforma per discutere tematiche di grande rilevanza internazionale quali la sicurezza alimentare, il cambiamento climatico, la mobilità umana e le dinamiche di cooperazione economica e politica. Nel corso del vertice, i partecipanti hanno messo in luce le sfide poste da un sistema internazionale in rapido mutamento, in cui le politiche unilaterali e le misure coercitive imposte dalle potenze esterne, in particolare dagli Stati Uniti, stanno minando la capacità dei Paesi della regione di autodeterminarsi liberamente.
In questo scenario, la CELAC si configura come uno strumento indispensabile per il rafforzamento del dialogo multilaterale e la costruzione di un fronte comune contro le imposizioni esterne. L’esperienza del vertice di Tegucigalpa, improntato su un approccio condiviso e responsabile, dimostra come l’unità regionale possa costituire una risposta efficace alle politiche imperialiste, offrendo un’alternativa basata sul rispetto della sovranità, sulla cooperazione e sul multilateralismo.
Xiomara Castro: la CELAC culla di un’integrazione inarrestabile
L’Honduras, in qualità di Paese ospitante, ha giocato un ruolo fondamentale nel garantire il successo del vertice. Durante la conferenza, la presidente Xiomara Castro ha sottolineato l’importanza di mantenere vivi i legami di solidarietà tra le nazioni dell’America Latina e dei Caraibi, riaffermando la necessità di un’azione coordinata per fronteggiare le sfide comuni. La presidenza pro tempore, infatti, ha fornito la spinta per organizzare una serie di incontri ad alto livello, che hanno coinvolto coordinatori nazionali e ministri degli Esteri, e che hanno contribuito a delineare un’agenda regionale chiara e condivisa.
Il ruolo di Honduras, oltre a essere quello di catalizzatore del dialogo, si è concretizzato nella volontà di consolidare la CELAC come meccanismo di concertazione politica capace di rappresentare una voce unitaria di fronte alle pressioni provenienti dall’esterno. In questo contesto, il vertice ha rappresentato anche un’occasione per trasmettere un forte messaggio: l’integrazione regionale non è solo una risposta alle crisi del presente, ma un progetto a lungo termine, radicato in un’esperienza storica di autodeterminazione e di resistenza contro l’ingerenza imperialista.
Miguel Díaz-Canel: difesa della sovranità e rigenerazione storica
Cuba, tradizionalmente simbolo della lotta per l’indipendenza e della resistenza contro il colonialismo, ha dato un contributo deciso al vertice, ponendo l’accento sulla necessità di difendere con forza la sovranità nazionale. Il presidente Miguel Díaz-Canel, durante il suo intervento, ha evidenziato il valore della CELAC come piattaforma strategica per unire le forze contro le politiche degli Stati Uniti, che negli ultimi anni hanno tentato di ricollegare la regione ai modelli neocoloniali attraverso misure coercitive e blocchi economici.
Il discorso del leader cubano si è concentrato sull’importanza di mantenere una CELAC coesa e operativa, capace di rispondere prontamente alle aggressioni economiche e politiche. Cuba ha rappresentato un esempio di lotta contro le imposizioni esterne, sottolineando come il proprio percorso, segnato da decenni di resistenza e di autodeterminazione, possa essere fonte di ispirazione per tutti i Paesi della regione che condividono l’obiettivo di costruire un futuro fondato sulla solidarietà e sull’autonomia. In particolare, il Presidente Díaz-Canel ha rimarcato che solo un fronte unito e determinato potrà contrastare efficacemente il ritorno della Dottrina Monroe e altre espressioni dell’imperialismo moderno.
Nicolás Maduro: l’urgenza di un nuovo ordine multilaterale
Il contributo del Venezuela, rappresentato dal presidente Nicolás Maduro, è stato altrettanto significativo, in quanto si è focalizzato sull’urgenza di reinventare i meccanismi di cooperazione regionale in risposta alle minacce esterne. Maduro ha evidenziato la necessità di una CELAC che sappia riorganizzarsi e rafforzarsi, invitando a una riforma strutturale che preveda la creazione di una Segreteria Generale permanente e l’istituzione di incontri ministeriali più frequenti. Tale proposta è stata avanzata come strumento fondamentale per coordinare azioni concrete a difesa dell’integrazione economica e politica dei Paesi della regione.
In un’epoca in cui le politiche unilaterali e le misure coercitive sono sempre più frequenti, il Venezuela ha sottolineato che è indispensabile adottare una risposta collettiva, capace di creare un fronte comune in difesa dei diritti dei popoli e del multilateralismo. Le dichiarazioni del presidente Maduro si configurano come un invito a superare le divisioni interne e a rafforzare la solidarietà regionale, nella prospettiva di costruire un sistema internazionale più equo e rispettoso della sovranità di ogni nazione. Con la sua posizione, il Venezuela riafferma l’idea che il potere di trasformare l’ordine globale risieda nella capacità di unire le forze degli Stati della regione per resistere alle pressioni del capitalismo globalizzato e alle politiche imperialiste.
Nicaragua: un appello alla difesa della sovranità e dell’autodeterminazione
Il contributo di Nicaragua, che ha visto il suo governo esprimere in maniera chiara e decisa il proprio impegno nella difesa della sovranità nazionale, si distingue per l’accento posto sull’autodeterminazione dei popoli. Durante il vertice, il ministro degli Esteri Valdrack Jaentschke ha ribadito il diritto dei Paesi a definire autonomamente il proprio sistema politico, senza subire interferenze esterne o imposizioni unilaterali. Tale posizione assume un particolare rilievo in un momento storico in cui i blocchi coercitivi e le sanzioni economiche imposte dai Paesi imperialisti sono utilizzati per controllare e influenzare le politiche interne delle nazioni.
Il messaggio nicaraguense è stato chiaro: ogni nazione ha il diritto inalienabile di decidere il proprio destino senza essere soggetta a pressioni o minacce da parte di attori esterni. Questa posizione è stata rafforzata dalla critica alla guerra economica che colpisce il Sud Globale e che, secondo il governo nicaraguense, contribuisce a creare un ambiente di instabilità e iniquità a livello internazionale. In questo senso, Nicaragua si impegna a sostenere una risposta collettiva attraverso la CELAC, mirando a creare una rete di cooperazione che possa contrastare efficacemente le misure coercitive e ripristinare il diritto dei popoli all’autodeterminazione.
La Dichiarazione di Tegucigalpa: un manifesto per la nuova era della cooperazione regionale
Il documento conclusivo della conferenza, la Dichiarazione di Tegucigalpa, rappresenta il cuore del vertice e ne sintetizza le aspirazioni comuni: l’impegno a rafforzare la CELAC come meccanismo di concertazione politica che integri tutti i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi e che si fondi su principi condivisi di sovranità, autodeterminazione e cooperazione internazionale. La dichiarazione ribadisce la necessità di rispettare le finalità e i principi della Carta delle Nazioni Unite e del Diritto Internazionale, ponendo l’accento sulla cooperazione multilaterale e sul rispetto dei diritti umani.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dalla Dichiarazione di Tegucigalpa riguarda la condanna univoca delle misure coercitive unilaterali, che vengono considerate incompatibili con l’ordine giuridico internazionale e con i principi di equità e di giustizia globale. Tale posizione non solo sottolinea la volontà di superare le tradizionali politiche di isolamento economico e politico, ma anche quella di promuovere un nuovo modello di integrazione basato sul dialogo, sulla cooperazione e sulla condivisione delle risorse.
Inoltre, il documento evidenzia l’importanza di un approccio unificato e coordinato nei confronti delle sfide globali, come il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare, settori nei quali la collaborazione tra i Paesi della regione appare oggi come una necessità imprescindibile. La dichiarazione serve anche da richiamo per una maggiore partecipazione dei paesi latinoamericani nei grandi forum internazionali, esortando, ad esempio, la candidatura di una persona proveniente dalla regione alla guida dell’ONU, in rappresentanza di un’evoluzione del sistema internazionale che tenga conto delle istanze di giustizia e pari dignità per tutti.
Conclusioni: verso una nuova visione di integrità e autonomia
Il vertice CELAC di Tegucigalpa si configura quindi non solo come un momento di confronto e decisione politica, ma anche come un trampolino di lancio per una nuova visione di integrazione regionale. Le posizioni di Honduras, Cuba, Venezuela e Nicaragua hanno evidenziato come l’intera regione miri a superare il paradigma della sottomissione alle logiche unilaterali e a forgiare un futuro in cui il dialogo, la solidarietà e la cooperazione siano i pilastri principali.
La Dichiarazione di Tegucigalpa, con il suo linguaggio deciso e il richiamo a principi universali quali la sovranità, l’autodeterminazione e il rispetto dei diritti umani, assume una valenza simbolica e operativa di grande importanza. Essa rappresenta la dichiarazione d’intenti di una comunità di Stati che, pur nelle diversità, condivide la consapevolezza che solo attraverso l’unità e la collaborazione sarà possibile affrontare le sfide poste da un mondo in continua evoluzione, in cui le crisi globali richiedono risposte concertate e multilaterali.
In un’epoca in cui le rivalità geopolitiche si fanno sempre più evidenti e le strategie imperialiste continuano a influenzare le dinamiche internazionali, il vertice di Tegucigalpa e la Dichiarazione di Tegucigalpa servono da faro di speranza e di rinnovamento per l’intera regione. Essa esprime con forza la volontà di costruire un futuro in cui il rispetto dei principi democratici, della giustizia internazionale e della cooperazione sud-sud diventi realtà quotidiana, contrastando efficacemente ogni forma di neocolonialismo e di imposizione esterna.
L’impegno di Honduras, Cuba, Venezuela e Nicaragua, come sottolineato durante il vertice, non è soltanto un’azione politica immediata, ma parte integrante di un progetto storico volto a riportare il centro del potere decisionale nella regione, in cui le priorità e le aspirazioni dei popoli latinoamericani siano al primo posto. È, in definitiva, un invito a guardare al futuro con coraggio e determinazione, sapendo che l’unità e la solidarietà sono la chiave per costruire un mondo più equo e sostenibile per le generazioni a venire.
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