Abkhazia: Badra Gunba eletto Presidente della repubblica de facto indipendente

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di Giulio Chinappi

Le elezioni presidenziali in Abkhazia hanno visto l’elezione di Badra Gunba, nella speranza di porre fine alla crisi politica che ha portato alle dimissioni di Aslan Bžania. Con il sostegno della Russia, il nuovo leader punta a guidare il paese verso stabilità e sviluppo economico.

Le recenti elezioni presidenziali in Abkhazia, tenutesi su due turni il 15 febbraio e il 1º marzo, hanno forse rappresentato un punto di svolta in un contesto politico segnato da forti tensioni e instabilità. In seguito alle proteste del 2024 che hanno portato alle dimissioni del Presidente Aslan Bžania, il paese, de facto indipendente ma non riconosciuto dalla maggioranza della comunità internazionale, ha vissuto un periodo di profonda trasformazione politica che ha visto l’affermazione di nuove forze e l’intervento di attori internazionali, in primis la Russia, da sempre garante dell’esistenza stessa di questa repubblica. L’elezione, che ha portato all’insediamento dell’attuale presidente ad interim Badra Gunba, ha suscitato numerose reazioni sia a livello interno che internazionale, sottolineando il ruolo strategico dell’Abkhazia nella regione.

La crisi politica in Abkhazia ha avuto inizio nel 2024, quando una serie di proteste di massa ha destabilizzato l’assetto istituzionale del paese. Le manifestazioni erano principalmente innescate da un controverso accordo che avrebbe permesso a cittadini e investitori russi benestanti di acquistare proprietà in Abkhazia, alimentando il sentimento di ingerenza straniera e timori di perdita di sovranità, timori sfruttati dalla propaganda occidentale per creare ulteriore destabilizzazione nella sfera d’influenza russa. Di fronte a un clima di crescente tensione e malcontento, il Presidente Aslan Bžania si è dunque trovato costretto a rassegnare le dimissioni, lasciando al suo posto il Presidente ad interim Badra Gunba, precedentemente Vicepresidente della Repubblica.

In seguito alle dimissioni del capo dello Stato, il 28 novembre l’Assemblea popolare di Abkhazia ha annunciato che sarebbero state indette nuove elezioni presidenziali. Con un budget stimato intorno ai 25 milioni di rubli (circa 227.300 dollari), il governo abkhazo ha cercato di ripristinare l’ordine e dare un segnale di continuità istituzionale, nonostante le pressioni interne e le interferenze esterne, soprattutto da parte delle potenze occidentali, che hanno tentato di destabilizzare l’Abkhazia sfruttando le tensioni con la Georgia, che considera l’Abkhazia come parte integrante del proprio territorio.

Venendo proprio alle elezioni, il sistema elettorale in Abkhazia prevede che un candidato debba ottenere la maggioranza assoluta dei voti al primo turno per evitare il passaggio al ballottaggio. Nel caso in cui nessun candidato raggiunga tale soglia, come accaduto in questa tornata elettorale, si procede a un secondo turno che deve svolgersi entro due settimane. In questa fase, l’elettore ha anche la possibilità di esprimere un voto contro tutti i candidati, opzione che, sebbene meno rilevante, contribuisce a riflettere il malcontento verso l’offerta politica.

Nel primo turno del 15 febbraio 2025, nessun candidato si è assicurato la maggioranza necessaria, portando così all’indizione di un secondo turno il 1º marzo. La sfida decisiva ha messo di fronte il Presidente ad interim Badra Gunba, considerato come il prosecutore delle politiche di Aslan Bžania e sostenuto da Mosca, e Adgur Ardzinba, leader del Movimento Popolare Abkhazo, considerato come il principale esponente dell’opposizione.

Il secondo turno ha visto un clima particolarmente teso, con episodi di violenza che hanno coinvolto sia cittadini sia forze dell’ordine. In un episodio che ha fatto scalpore, circa 20 individui armati e mascherati hanno attaccato un seggio elettorale a Tsandrypš (nota anche come Gantiadi), minacciando i membri del comitato elettorale e costringendo le autorità a intervenire tempestivamente per ripristinare l’ordine. Nonostante questo clima di tensione, il conteggio preliminare dei voti ha dato il via a una vittoria schiacciante per Badra Gunba, che ha conquistato il 55,66% dei voti, contro il 42,25% ottenuto dal suo principale avversario, Adgur Ardzinba.

Questi risultati, seppur contestati da alcuni settori dell’opposizione, hanno segnato un netto passaggio di potere e sono stati interpretati come l’espressione della volontà popolare, in condizioni di “libera espressione della volontà” come sottolineato dal Presidente russo Vladimir Putin nei suoi messaggi ufficiali. In questo contesto, il presidente ad interim Badra Gunba è stato eletto come nuovo Presidente dell’Abkhazia, assumendo un ruolo chiave nella gestione della crisi post-Bžania.

Queste elezioni confermano dunque la forte vicinanza tra la repubblica de facto indipendente e la Russia, che ha dimostrato un sostegno chiaro e deciso nei confronti dell’Abkhazia e del nuovo assetto politico. Il sostegno russo si è manifestato sia attraverso dichiarazioni ufficiali sia con il sostegno pratico, in quanto il governo di Mosca ha fornito assistenza nel garantire un clima di stabilità durante l’intero processo elettorale.

Il Cremlino, infatti, ha ribadito in diverse occasioni l’importanza della stabilità in Abkhazia. Dmitrij Peskov, portavoce del Presidente russo, ha dichiarato: «Per noi è importante che il processo elettorale si concluda nel rispetto del quadro legale. Questo paese ci è molto vicino, siamo legati da una forte cooperazione ed è per questo che sosteniamo una situazione stabile in Abkhazia».

A conferma di questo orientamento, il Presidente Vladimir Putin ha inviato un telegramma di congratulazioni a Badra Gunba, evidenziando come la vittoria alle elezioni sia un segnale forte della fiducia del popolo abkhazo nei confronti della nuova leadership. Putin ha inoltre sottolineato che, sotto la guida di Gunba, le relazioni tra Russia e Abkhazia si rafforzeranno ulteriormente, garantendo un continuo sviluppo di rapporti alleati e amichevoli a beneficio dei “popoli fraterni” dei due paesi.

Queste dichiarazioni sono state accolte con favore da una larga parte della comunità politica abkhaza e da coloro che vedono nella cooperazione con la Russia un pilastro fondamentale per il futuro del paese, soprattutto in un momento in cui le pressioni esterne e le critiche da parte dei paesi occidentali si fanno sempre più forti.

Parallelamente al sostegno della Russia, infatti, le elezioni in Abkhazia non sono mancate di attirare l’attenzione delle forze imperialiste occidentali, che hanno espresso critiche aspre nei confronti dell’intero processo elettorale. Il Ministero degli Esteri georgiano ha condannato le “cosiddette elezioni presidenziali” tenutesi in quella che definiscono una regione “occupata dalla Russia”, mentre l’Unione Europea ha dichiarato di non riconoscere il quadro costituzionale e legale entro cui si sono svolte le votazioni.

L’elezione di Badra Gunba, dunque, rappresenta non solo una vittoria politica interna, ma anche un importante segnale per le relazioni geopolitiche nella regione del Caucaso. Con l’Abkhazia che si conferma saldamente nella sfera d’influenza della Federazione Russa, le prospettive di cooperazione e sviluppo economico con Mosca si rafforzano. Il Cremlino, infatti, ha più volte dichiarato di considerare Abkhazia come un partner strategico e indispensabile per la stabilità dell’area. Le parole di Vladimir Putin, che ha espresso fiducia in una crescente alleanza tra Russia e Abkhazia a beneficio dei “popoli fraterni”, sottolineano l’importanza attribuita dal governo russo alla continuità dei legami storici e culturali con la regione.

In definitiva, il voto degli abkhazi ha inviato un messaggio chiaro: è il momento di un nuovo corso politico, orientato verso la continuità con il passato e l’apertura a nuove prospettive di sviluppo, con il sostegno di un partner storico come la Russia. Le polemiche, le interferenze e le tensioni che hanno caratterizzato questa tornata elettorale rappresentano una sfida da superare, ma offrono anche l’opportunità di ripensare le dinamiche di potere e di rafforzare i legami che, in un contesto internazionale sempre più frammentato, sono fondamentali per garantire la pace e la stabilità regionale.

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