di Giulio Chinappi
Completiamo il trittico di articoli sulla situazione politica nei possedimenti britannici nei Caraibi con Anguilla, dove Cora Richardson-Hodge è recentemente diventata la prima donna ad essere eletta a capo del governo locale.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2025/03/01/anguilla-cora-richardson-hodge-prima-donna-premier/
Dopo gli articoli dedicati a Turks e Caicos e all’arcipelago delle Bermuda, completiamo questo trittico di analisi della situazione politica nei possedimenti britannici nei Caraibi con un approfondimento su Anguilla, piccola isola che ha recentemente vissuto delle elezioni storiche, visto che, lo scorso 26 febbraio, Cora Richardson-Hodge è diventata la prima donna ad esser eletta Premier del governo locale.
Anguilla, pur essendo una delle isole più piccole dei Caraibi, ha sempre avuto una posizione strategica e un ruolo peculiare nella storia coloniale britannica. Fin dal periodo dell’epoca coloniale, l’isola ha visto alternarsi forme di governo che rispecchiavano le politiche imperiali britanniche, ma che al contempo hanno permesso alla popolazione locale di esprimere una propria identità e autonomia. Durante i secoli, la presenza britannica ha garantito stabilità politica e amministrativa, pur imponendo un sistema che spesso metteva in secondo piano le istanze locali. Tale situazione ha alimentato il desiderio di maggior autogoverno e di una partecipazione più diretta nella gestione degli affari pubblici.
Negli anni successivi, con l’evolversi dei concetti di democrazia e autogoverno, Anguilla ha intrapreso un percorso di modernizzazione del suo sistema politico. L’introduzione di elezioni regolari, la formazione di partiti politici e l’adozione di un sistema elettorale che riflettesse le peculiarità dell’isola hanno rappresentato tappe fondamentali per il consolidamento della democrazia anguillana. Tale percorso è stato caratterizzato da momenti di crisi e tensioni, ma anche da riforme che hanno gradualmente permesso alla popolazione di partecipare attivamente alla vita politica, pur continuando a restare sotto il dominio della Corona britannica.
Attualmente, il sistema elettorale di Anguilla si basa su una struttura mista, e la House of Assembly, il massimo organismo legislativo locale, è composta da 13 membri. Di questi, sette sono eletti in circoscrizioni uninominali attraverso il metodo first-past-the-post di tipo inglese, mentre quattro sono scelti tramite votazione at-large, aperta a tutto il territorio insulare e basata sul principio della pluralità dei voti. Inoltre, due membri entrano a far parte dell’Assemblea in qualità di ex officio: il Procuratore Generale (Attorney General) e il Governatore, ovvero il rappresentante della Corona britannica sull’isola, ruolo attualmente occupato da Julia Crouch.
Nel corso degli ultimi decenni, il panorama politico di Anguilla si è strutturato attorno a diverse forze politiche, ognuna con la propria visione e il proprio programma di governo. In particolare, si sono imposti tre partiti principali:
Anguilla United Front (AUF): di orientamento conservatore-liberale, questo partito si presenta come portavoce di un’agenda incentrata sulla valorizzazione delle risorse locali, la promozione del settore privato e il sostegno alle piccole imprese. L’AUF si è sempre distinto per una forte attenzione alle esigenze della popolazione e per un impegno nel mettere le persone al centro delle politiche pubbliche.
Anguilla Progressive Movement (APM): storicamente al governo, l’APM ha guidato l’isola con un approccio centrista e progressista, cercando di coniugare innovazione e tradizione. Focalizzato su politiche di inclusione sociale, modernizzazione dell’economia e miglioramento dei servizi pubblici, l’APM ha sostenuto, fino a poco tempo fa, un governo che ha cercato di rispondere alle sfide della modernizzazione.
Anguilla Reliable Team (ART): si tratta della formazione più recente, che ha fatto il suo ingresso nell’ultimo ciclo elettorale, e che propone un’agenda orientata verso la ricerca dell’indipendenza finanziaria e una riduzione della dipendenza dall’aiuto governativo. Pur essendo una forza emergente, l’ART ha saputo attirare l’attenzione di una parte dell’elettorato, particolarmente attenta alle tematiche dell’autosufficienza economica.
Le elezioni generali dello scorso 26 febbraio hanno dunque visto una campagna elettorale vivace e dinamica, caratterizzata da dibattiti pubblici, incontri con gli elettori e un uso intensivo dei social media. In un’epoca in cui la comunicazione digitale riveste un ruolo sempre più centrale, i partiti hanno investito risorse significative per coinvolgere i giovani e la diaspora anguillana, cercando di far emergere le proprie istanze anche al di fuori dei confini dell’isola.
Il tema principale della campagna è stato quello della diversificazione economica, ritenuta fondamentale per far fronte alle sfide poste da un’economia tradizionalmente dipendente da pochi settori. Il costo della vita, il sostegno alle piccole imprese e la necessità di creare opportunità di lavoro per i giovani sono stati argomenti ricorrenti nei discorsi dei leader politici.
Il partito a capo dell’esecutivo uscente, l’Anguilla Progressive Movement, guidato fino a quel momento dal Premier Ellis Webster, aveva puntato sulla stabilità e sull’efficacia delle politiche adottate dal suo governo dal 2020. Tuttavia, l’APM si trovava ad affrontare critiche sempre più forti, soprattutto in relazione alla gestione delle problematiche economiche e al costo elevato della vita, che pesa sul tessuto sociale dell’isola.
Dall’altro lato, l’Anguilla United Front (AUF) ha fatto leva su un messaggio di rinnovamento e di attenzione verso le istanze della popolazione. La critica al governo uscente si è concentrata su tematiche quali l’inadeguatezza delle politiche economiche e la necessità di dare maggior spazio alle voci dei cittadini. In questo clima, la figura di Cora Richardson-Hodge, leader dell’AUF, ha assunto un ruolo di spicco, incarnando il desiderio di cambiamento e di una nuova era politica per Anguilla.
È in questo contesto che il risultato elettorale del 26 febbraio ha segnato un cambiamento decisivo nel panorama politico di Anguilla. Con una vittoria netta, l’Anguilla United Front ha conquistato 8 dei 11 seggi in palio, registrando un aumento di 4 seggi rispetto alle precedenti elezioni. Il partito ha raccolto il maggior numero di consensi, ottenendo il 48,92% dei voti nelle circoscrizioni e il 49,61% nelle votazioni at-large. In sintesi, l’AUF ha conquistato la maggioranza dei seggi, portando Cora Richardson-Hodge a diventare la nuova Premier e la prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia di Anguilla.
Dall’altra parte, l’Anguilla Progressive Movement ha registrato una perdita significativa, scendendo da 7 a soli 3 seggi, con una flessione marcata sia nel voto di circoscrizione (47,44%) che in quello at-large. L’Anguilla Reliable Team, alla sua prima partecipazione elettorale, non è invece riuscito a conquistare alcun seggio, ottenendo tuttavia percentuali incoraggianti per il futuro (1,57% nelle circoscrizioni e 5,16% nei voti at-large).
Secondo gli analisti, il cambio di governo in Anguilla, con l’insediamento di Cora Richardson-Hodge come Premier, apre una nuova fase politica per l’isola. La vittoria dell’Anguilla United Front non solo segna una svolta rispetto alla gestione del passato, ma porta con sé anche una serie di sfide e opportunità che potrebbero ridisegnare il futuro politico ed economico del territorio.
Una delle priorità del nuovo governo sarà sicuramente la riforma delle politiche economiche. L’elettorato ha manifestato un forte desiderio di diversificazione economica e di riduzione del costo della vita, elementi che durante la campagna sono stati al centro del dibattito politico. Le proposte volte a favorire il settore delle piccole imprese, la promozione del turismo sostenibile e l’incentivazione dell’innovazione saranno probabilmente al centro dell’agenda del nuovo esecutivo.
Un’altra sfida rilevante riguarda il miglioramento del sistema sanitario e l’incremento delle opportunità di lavoro per i giovani. Le politiche adottate dal precedente governo, pur avendo garantito una certa stabilità, non sono riuscite a rispondere pienamente alle esigenze emergenti, creando un clima di insoddisfazione che ha spinto molti elettori a optare per un cambiamento radicale. Il nuovo governo, guidato da una figura carismatica e innovativa come Cora Richardson-Hodge, dovrà quindi dimostrare la capacità di mettere in campo soluzioni efficaci per rilanciare il benessere sociale e ridurre le disuguaglianze.
Infine, il successo dell’Anguilla United Front e l’insediamento della prima donna Premier costituiscono un importante passo avanti in termini di rappresentanza di genere e di innovazione politica. Questa svolta simbolica rappresenta un modello di cambiamento che potrebbe ispirare altre nazioni e territori, dimostrando che il rinnovamento politico è possibile anche in contesti storicamente dominati da tradizioni consolidate. Il messaggio che emerge dalle urne è chiaro: l’elettorato anguillano è pronto a guardare al futuro con rinnovata fiducia, privilegiando una politica che metta al centro le persone e le loro esigenze.
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