In Myanmar un nuovo successo della diplomazia cinese

4 mins read
Start

di Giulio Chinappi

La firma dell’accordo di cessate il fuoco tra il governo del Myanmar e l’MNDAA, mediata dalla Cina, segna una svolta di grande rilievo in un conflitto complesso e prolungato. Un primo passo verso la stabilità regionale, che inoltre conferma la grande abilità diplomatica di Pechino.

#PENSAMULTIPOLARE – RICHIEDI LA TESSERA DEL CENTRO STUDI EURASIA E MEDITERRANEO

Lo scorso 18 gennaio, il governo del Myanmar e l’organizzazione armata etnica denominata Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA) hanno firmato un importante accordo formale di cessate il fuoco, interrompendo le ostilità che da tempo martoriano il Paese del Sud-Est asiatico nell’ambito della guerra civile iniziata nel 2021. Questo risultato, di grande importanza per il Myanmar e per tutta la regione, è stato reso possibile grazie al ruolo di mediatore svolto dalla Cina, con Pechino che ha ricevuto i ringraziamenti ufficiali da entrambe le parti in conflitto. L’accordo è infatti stato firmato a Kunming, nella provincia dello Yunnan, nel sud-ovest della Cina, come successivamente confermato anche da Mao Ning, portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare.

La riduzione delle tensioni nel nord del Myanmar è nell’interesse comune di tutte le parti in Myanmar e nei Paesi della regione, ed è utile per garantire sicurezza, stabilità e sviluppo nell’area di confine tra Cina e Myanmar”, ha dichiarato la rappresentante diplomatica in una conferenza stampa tenuta lo scorso 20 gennaio. “La Cina e il Myanmar sono vicini amichevoli e ci opponiamo fermamente a guerre e disordini in Myanmar. Speriamo che tutte le parti mantengano lo slancio del cessate il fuoco e dei colloqui di pace, attuino seriamente le intese comuni già raggiunte, si impegnino a ridurre le tensioni sul terreno e proseguano i negoziati per risolvere le questioni rilevanti attraverso il dialogo”, ha aggiunto la portavoce.

Nell’ambito della conferenza stampa, Mao Ning ha ribadito che la Cina sostiene fermamente il Myanmar nella salvaguardia della sua indipendenza, sovranità, unità nazionale e integrità territoriale, nel mantenere la pace e la stabilità del Paese, nello sviluppo della sua economia e nella realizzazione della riconciliazione politica al più presto, avanzando il suo programma politico interno nel quadro della costituzione. “La Cina è pronta a promuovere attivamente i colloqui per la pace e a fornire sostegno e aiuto per il processo di pace nel nord del Myanmar”, ha concluso Mao.

Se dovesse effettivamente essere rispettato da entrambe le parti, dunque, questo accordo potrebbe porre le basi per la pacificazione del Paese più instabile della regione del Sud-Est asiatico, anche a causa della sua forte frammentazione etnico-religiosa. Sebbene molte delle questioni siano ataviche, il conflitto si è particolarmente acuito nel 2023, quando la Three Brotherhood Alliance, un’alleanza di forze che si oppongono alla giunta militare al potere nel 2021, ha lanciato una nuova offensiva contro il Tatmadaw, l’esercito del governo ufficiale.

Nel frattempo, molti incidenti e scontri hanno avuto luogo in diverse regioni del Paese, come nel caso dei recenti episodi nello Stato di Rakhine, situato al confine con il Bangladesh, che sono stati riportati anche dalla stampa internazionale. In quest’area, infatti, è attiva la Arakan Army, un gruppo armato etnico-nazionalista fondato nel 2009 e a sua volta membro della Three Brotherhood Alliance, che rivendica l’autodeterminazione del popolo dell’Arakan (nome storico della regione che oggi viene ufficialmente denominata Stato di Rakhine dal governo del Myanmar). Quando la Arakan Army ha conquistato il comando militare occidentale, le forze dell’esercito governativo hanno risposto con bombardamenti aerei che, oltre a causare danni materiali e vittime civili, sono stati fortemente criticati dalla comunità internazionale.

Allo stesso tempo, nello Stato di Shan, situato nel nord-est del Myanmar e confinante proprio con la provincia cinese dello Yunnan, altri gruppi armati locali hanno intensificato le proprie attività, conquistando diverse posizioni militari e respingendo il Tatmadaw, con il rischio di creare ulteriore destabilizzazione proprio al confine con la Repubblica Popolare e di bloccare alcuni importanti progetti infrastrutturali nei quali Pechino ha investito nell’ambito della Belt and Road Initiative, la Nuova Via della Seta.

Tali ragioni hanno dunque spinto il governo cinese ad intervenire per evitare ulteriori degenerazioni, dimostrando ancora una volta le grandi capacità di Pechino nell’ambito della diplomazia internazionale, e raggiungendo un nuovo successo quasi un anno dopo il raggiungimento dello storico accordo tra Iran e Arabia Saudita. Anche in quel caso, il ruolo di mediazione svolto da Pechino si era rivelato decisivo per portare alla stretta di mano due Paesi che sono animati da una forte rivalità nel contendersi l’influenza sulle comunità musulmane della regione mediorientale.

L’accordo mediato dalla Cina, inoltre, giunge solo due settimane dopo le celebrazioni per il 77º anniversario dell’Indipendenza del Myanmar, raggiunta il 4 gennaio 1948, data nella quale l’allora Birmania si liberò dai colonizzatori britannici. In occasione delle celebrazioni per la festa nazionale, il Presidente del Consiglio di Amministrazione dello Stato (State Administration Council, SAC, ovvero la giunta militare attualmente al potere), il generale Min Aung Hlaing, ha dichiarato che “l’intera popolazione nazionale, con uno spirito patriottico radicato nell’orgoglio etnico, si è unita in solidarietà per resistere e rovesciare colonialisti e fascisti”.

Il generale ha inoltre affermato che l’obiettivo ultimo del SAC è organizzare con successo un’elezione generale democratica, libera, equa e multipartitica. Ha promesso di garantire che le elezioni si svolgano in modo sistematico, corretto e dignitoso, trasferendo le responsabilità statali al governo che emergerà da tali elezioni. Inoltre, come segno di riconciliazione nazionale, circa 6.000 prigionieri sono stati graziati, mentre per molti altri è stata garantita una riduzione della pena.

Indubbiamente, dunque, l’accordo di cessate il fuoco tra il governo del Myanmar e l’MNDAA rappresenta un passo significativo verso la pacificazione di un Paese martoriato da conflitti etnici e politici, offrendo una speranza per la stabilità regionale e per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Tuttavia, il successo di questa intesa dipenderà dalla volontà delle parti di rispettare gli impegni presi e di proseguire nel dialogo per affrontare le cause profonde delle tensioni. Come sottolineato, il ruolo della Cina, che ancora una volta veste i panni di mediatore e promotore della stabilità, si è dimostrato nuovamente centrale, confermando la sua crescente influenza diplomatica nel contesto internazionale. La situazione del Paese resta tuttavia ancora difficile e con numerosi punti interrogativi, a partire dall’effettiva realizzazione di elezioni libere e democratiche promesse dalla giunta militare, che rappresenterebbero un passo essenziale per un futuro di pace duratura e di sviluppo per il Myanmar e per tutti i gruppi etnici che lo popolano.


#PENSAMULTIPOLARE – RICHIEDI LA TESSERA DEL CENTRO STUDI EURASIA E MEDITERRANEO

Iscriviti alla nostra Newsletter
Enter your email to receive a weekly round-up of our best posts. Learn more!
icon

Progetto di Ricerca CeSE-M

Dispacci Geopolitici

MATERIALI CORSO ANALISTA GEOPOLITICO 2023

Il CeSE-M sui social

Naviga il sito

Tirocini Universitari

Partnership

Leggi anche