a cura di Jedaal TV | Interventi di Ali Alizadeh e Vahid Khazab
Quello che riportiamo di seguito è il sunto di un programma andato in onda sul canale internet in lingua persiana e inglese “JEDAAL TV”(https://jedaal.tv/) presente su YouTube la sera del 16 gennaio 2025 che ha come oggetto la guerra di Gaza iniziata il 7 ottobre 2023 e il cessate il fuoco operativo dal 19 gennaio scorso tra Israele e Hamas.
Il programma è basato sul dialogo tra due esperti iraniani: Ali Alizadeh (conduttore del programma) e Vahid Khazab (esperto di politica mediorientale e traduttore di innumerevoli saggi). La traduzione in italiano che riportiamo in eslcusiva per il sito del Centro Studi Eurasia-Mediterraneo è a cura di Ali Reza Jalali. La traduzione e la pubblicazione in italiano è consentita dal direttore di“JEDAAL TV” Ali Alizadeh.
Introduzione
Alizadeh: Questo programma è dedicato al cessate il fuoco di Gaza dopo 468 giorni di guerra e massacri. I crimini di Israele sono stati registrati dai media, ma la reazione internazionale sembra non essere stata all’altezza della situazione. La vicenda può essere analizzata da diversi punti di vista (militare, etico, politico) e dobbiamo chiederci a questo punto quale sarà il futuro della resistenza. Ma come prima cosa in che fasi verrà attuato il cessate il fuoco?
Khazab: Il cessate il fuoco si basa su tre fasi: nella prima (42 giorni) le ostilità verranno interrotte e Israele indietreggierà dalle zone di confine di Gaza. 600 camion con aiuti umanitari entreranno nella Striscia e inizierà lo scambio dei prigionieri di guerra. La seconda fase (dopo 42 giorni) riguarderà la completa evacuazione dell’esercito israeliano da Gaza e il rilascio di altri prigionieri di guerra. La terza fase invece riguarda la ricostruzione di Gaza e la fine dell’embargo.
Alizadeh: Che garanzie esistono che il cessate il fuoco venga messo in atto?
Khazab: Le pressioni internazionali, soprattutto americane e il ruolo di Trump fanno si che le possibilità di messa in atto del cessate il fuoco aumentino.
Alizadeh: Secondo alcuni questo cessate il fuoco rappresenterebbe una sconfitta per la resistenza e per Gaza, d’altro canto i sostenitori della resistenza la considerano come una vittoria.
Khazab: Israele non è riuscito nell’intento di raggiungere i propri obiettvi principali tra cui l’eliminazione della resistenza e il cambiamento del tessuto demografico di Gaza. Nonostante ciò, la resistenza ha pagato un prezzo alto.
Alizadeh: L’attacco del 7 ottobre è stata una scelta corretta da parte di Hamas?
Khazab: Le operazioni sono state pianificate con degli errori di calcolo. Era in programma un attacco ad alcune postazioni militari israeliane e si pensava che queste basi potessero resistere per circa 8-16 ore. Ma tali postazioni sono cadute in meno di un’ora (Khazab intende che l’operazione messa in atto da Hamas ha avuto più successo di quello che aveva previsto il gruppo palestinese, n. d. T.). Un altro errore è stato quello di pensare che Israele non potesse sopportare una guerra nel lungo periodo.
I successi della resistenza
Khazab: 1. L’operazione “Diluvio di Al Aqsa” ha riportato la questione palestinese in vetta alle priorità mondiali. 2. Nel mondo occidentale è aumentato il sostegno alla causa palestinese, soprattutto tra i giovani; inoltre, il mandato di arresto internazionale per Netanyahu ha messo in discussione la legittimità di Israele. 3. La liberazione di migliaia di prigionieri palestinesi è un successo molto importante per la resistenza.
Gaza è stata distrutta?
Alizadeh: Possiamo vedere come Gaza abbia subito danni terribili. Sono state distrutte le infrastrutture e nel lungo periodo questo avrà effetti particolarmente negativi per la popolazione civile.
Khazab: Sicuramente i danni sono ingenti, ma la visione di una sorta di “terra bruciata” a Gaza è errata. Molti degli edifici e delle zone residenziali sono ricostruibili.
Il futuro della resistenza e di Israele
Alizadeh: Le pressioni israeliane hanno impaurito il popolo palestinese e i paesi che sostengono la resistenza oppure è aumentata la rabbia contro Israele?
Khazab: La resistenza per i palestinesi non è un’opzione, ma è un obbligo. La resistenza è riuscita a preservarsi, d’altro canto però anche Israele ha aumentato il proprio limite di sopportazione, sia a livello sociale che a livello psicologico. Non è da escludere che in futuro Israele voglia mettere in atto politiche ancora più radicali.
Conclusione
Alizadeh: Le operazioni del 7 ottobre sono state una scelta giusta? A livello umanitario ed ambientale questa guerra è stata devastante.
Khazab: Le operazioni sono iniziate con un errore di calcolo. Ma la resistenza è riuscita a ottenere dei risultati come il ritorno a casa di alcuni prigionieri palestinesi e riportare la Palestina al centro del dibattito internazionale. Senza dimenticare la messa in discussione della legittimità di Israele.
In conclusione possiamo dire che la resistenza è ancora viva, ma avrà dei grandi problemi in futuro, tra i quali la questione della ricostruzione di Gaza, la gestione dell’opinione pubblica e le politiche radicali di Israele.
Il CeSE-M sui social