Analisi di oltre quattro decenni di attacchi terroristici in Iran e del loro impatto sulla società iraniana

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di Seyyed Mohammad Javad Hasheminejad

Introduzione

Il presente rapporto si propone di analizzare l’evoluzione del terrorismo in Iran, evidenziando il suo apice negli anni ‘80 con oltre 17.000 vittime e il successivo declino, attribuibile al miglioramento delle misure di sicurezza, alla cooperazione dei cittadini e agli sforzi di ricostruzione post-bellica. 

Nonostante una recrudescenza negli anni 2000 e 2010, alimentata da gruppi come lo Stato Islamico ed i separatisti curdi, le operazioni militari su vasta scala e gli accordi di sicurezza attuati a partire dal 2020 hanno ridotto significativamente gli attacchi, pur continuando a verificarsi episodi sporadici ad alto numero di vittime, come l’attentato di Kerman del 2024. 

Il rapporto sottolinea l’impatto duraturo del terrorismo sulle vittime e invita a rafforzare la difesa internazionale dei loro diritti e il sostegno al loro processo di recupero.

Panoramica del fenomeno terroristico in Iran

Il concetto di terrorismo in Iran si è intrecciato profondamente con la vita quotidiana della società iraniana dopo la Rivoluzione Islamica del 1979. Vari gruppi terroristici, in particolare fazioni separatiste etniche e movimenti armati di sinistra, hanno sfruttato l’instabilità politica causata dal crollo della monarchia e le vulnerabilità del nascente governo, ricorrendo alla violenza e agli omicidi mirati come tattiche principali. Le città iraniane si sono trasformate in teatri di attentati, attacchi armati e uccisioni selettive. Tra la fine del 1978 e il 1983, la portata delle attività terroristiche ed il numero di vittime sono aumentati drasticamente. 

Gli anni ‘80 hanno segnato il culmine del terrorismo nella storia contemporanea dell’Iran, con circa 17.000 cittadini iraniani che hanno perso la vita in questo decennio. Tuttavia, a partire dal 1984, il numero di attacchi terroristici ha iniziato a diminuire. La collaborazione tra cittadini e agenzie di sicurezza, la significativa disgregazione delle strutture organizzative dei gruppi terroristici nel Paese ed il consolidamento dell’autorità del nuovo sistema politico hanno contribuito a questa riduzione. 

Dalla fine degli anni ‘80, in particolare dopo la conclusione della guerra Iran-Iraq, il calo delle operazioni terroristiche è diventato ancora più evidente. Entro il 1989, il numero di attacchi si era quasi dimezzato rispetto agli ultimi anni di guerra. Gli anni ‘90 ed i primi anni 2000 sono stati caratterizzati da una riduzione delle attività terroristiche, con un corrispondente calo del numero di vittime. 

La fine della guerra e l’urgente necessità di sviluppo, in particolare in ambito economico, hanno favorito una fase di ricostruzione tra il 1989 e il 1997. Questo periodo è stato caratterizzato dalle politiche governative orientate alla cultura e alla de-escalation, che miravano a costruire fiducia nei rapporti con i paesi occidentali ed a ridurre ulteriormente le attività terroristiche. 

Tuttavia, dalla metà degli anni 2000, la situazione è cambiata. L’emergere del gruppo terroristico Jundallah nei primi anni 2000 e le sue operazioni in province come Sistan e Baluchestan e Kerman hanno portato a un graduale aumento degli attacchi contro personale militare e civili. Le attività del gruppo hanno raggiunto il loro apice intorno al 2005, in concomitanza con un generale aumento delle operazioni terroristiche e del numero di vittime. Nonostante questa ripresa, il totale delle vittime negli anni 2000, circa 800, è rimasto inferiore rispetto alla cifra degli anni ‘90, che superava le 1.400 vittime. 

Negli anni 2010, il numero di vittime del terrorismo è aumentato significativamente a causa di vari fattori. Tra questi, le guerre in Siria e in Iraq e le richieste di Damasco e Baghdad per l’intervento di forze e consiglieri iraniani contro gruppi terroristici estremisti e multinazionali, l’assassinio di scienziati nucleari iraniani da parte del governo israeliano e l’espansione delle attività dei gruppi separatisti curdi nel nord-ovest. Inoltre, l’ingresso dello Stato Islamico nelle operazioni terroristiche in Iran e le attività persistenti di gruppi takfiri (apostati) nel sud-est hanno contribuito all’aumento delle vittime, in particolare durante la metà degli anni 2010. 

Tuttavia, dalla metà degli anni 2010 fino alla fine del decennio, si è verificato un calo relativo del numero di vittime del terrorismo. Una ragione rilevante per questo declino è stata la sconfitta del gruppo terroristico Stato Islamico in Iraq nel 2016, che ha significativamente ridotto le sue attività sia in Iraq che in Siria. 

Il significativo calo degli attacchi terroristici contro i cittadini iraniani è proseguito fino al 2023. Le estese operazioni delle forze armate iraniane contro i campi militari e i quartieri generali dei gruppi separatisti e terroristici curdi in territorio iracheno, insieme alla firma di un accordo di sicurezza tra Teheran e Baghdad per disarmare questi gruppi e allontanarli dalle aree di confine, hanno contribuito alla riduzione degli attacchi nelle regioni nord-occidentali. In queste regioni, dove la maggior parte delle vittime erano soldati e guardie di frontiera, l’attività terroristica da parte di gruppi come PJAK e il Partito Democratico del Kurdistan dell’Iran è diminuita sensibilmente. 

Tuttavia, l’attentato suicida dello Stato Islamico a Kerman il 3 gennaio 2024, uno degli incidenti terroristici più grandi e letali in Iran dalla Rivoluzione, ha causato la morte di 97 cittadini iraniani e di diversi cittadini afghani. Questo evento ha determinato un aumento significativo delle vittime rispetto agli anni precedenti. 

Sebbene il 2024 abbia visto una relativa calma nelle regioni nord-occidentali, il gruppo estremista Jaish ul-Adl ha condotto attività terroristiche che hanno aumentato il numero di vittime nella provincia del Sistan e Baluchestan. Inoltre, gli attacchi terroristici del governo israeliano contro consiglieri militari e cittadini iraniani in Siria e Libano hanno ulteriormente contribuito all’aumento delle vittime. 

Un’analisi delle attività terroristiche e del numero di vittime negli ultimi quattro decenni e mezzo rivela che circa il 70% degli attacchi terroristici in Iran si è verificato nel primo decennio dopo la Rivoluzione. Tuttavia, con la graduale stabilizzazione del clima politico e il miglioramento della sicurezza nelle città, il numero delle vittime del terrorismo è diminuito in modo significativo. 

Le vittime del terrorismo in Iran rappresentano una delle più grandi comunità di individui colpiti dal terrorismo e dalle violazioni dei diritti umani al mondo. È significativo notare che molti dei gruppi responsabili degli attacchi terroristici contro cittadini iraniani negli anni ‘80 hanno successivamente lasciato l’Iran e si sono stabiliti in diversi paesi europei. Nonostante il loro trasferimento, questi gruppi non hanno abbandonato le loro attività violente. Grazie al sostegno e ai rifugi sicuri offerti dai paesi ospitanti, hanno continuato a pianificare attacchi all’interno dell’Iran, anche se il numero complessivo delle vittime del terrorismo è diminuito notevolmente. 

Conclusione

Il terrorismo ha privato le vittime del loro fondamentale diritto alla vita e le ha sottoposte a gravi violazioni dei diritti umani. Oltre a coloro che hanno perso la vita in tali attacchi, i sopravvissuti e le loro famiglie affrontano difficoltà psicologiche e finanziarie a lungo termine. Purtroppo, le leggi e i trattati internazionali si sono dimostrati inadeguati nell’affrontare i diritti di queste vittime o nel fornire rimedi efficaci. Le considerazioni politiche spesso soffocano le voci delle vittime del terrorismo a livello globale, influenzando negativamente l’attenzione e il sostegno loro dedicati. 

Per colmare questa disparità, la creazione di una vasta rete di sopravvissuti e vittime provenienti da paesi fortemente colpiti dal terrorismo, insieme al coinvolgimento attivo di esperti legali e difensori dei diritti umani, potrebbe rafforzare l’efficacia delle leggi e dei trattati esistenti. Una tale collaborazione ha il potenziale di amplificare le voci delle vittime e di generare un cambiamento significativo nella risposta globale al terrorismo.

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