di Giulio Chinappi
Netumbo Nandi-Ndaitwah ha vinto le elezioni generali in Namibia, diventando la prima donna presidente del Paese. Nonostante le tensioni e le contestazioni dell’opposizione, il suo successo rappresenta una svolta storica in un contesto di crescenti sfide economiche e sociali.
Tra il 27 e il 30 novembre, la Namibia ha vissuto una delle elezioni generali più significative della sua storia. Le consultazioni, inizialmente previste per il 27 novembre, sono state estese in alcune aree fino al 30 novembre a causa di problemi logistici, inclusa la carenza di schede elettorali. Nonostante le controversie che hanno segnato il processo elettorale, il risultato ha segnato un traguardo storico: Netumbo Nandi-Ndaitwah, candidata del partito socialista al governo, lo SWAPO (South West Africa People’s Organisation), è stata eletta presidente con il 57% dei voti, diventando la prima donna a ricoprire questa carica nel Paese.
Le elezioni di quest’anno sono state le settime dalla conquista dell’indipendenza della Namibia nel 1990, quando l’ex colonia tedesca si liberò del regime di apartheid imposto dal Sudafrica. In quest’occasione, quasi 1,5 milioni di elettori registrati sono stati chiamati a scegliere il nuovo presidente e a rinnovare 96 dei 104 scranni che compongono l’Assemblea Nazionale di Windhoek. La competizione è stata caratterizzata da una forte polarizzazione politica, dovuta anche alla parziale erosione dei consensi nei copnfronti dello SWAPO, lo storico partito che ha lottato per l’indipendenza della Namibia e che da allora ha sempre mantenuto il governo del Paese dell’Africa sud-occidentale, tale da far temere una sua clamorosa sconfitta.
I problemi logistici e tecnici che hanno caratterizzato il processo elettorale, tra cui lunghe code ai seggi e difficoltà nella distribuzione delle schede, hanno ulteriormente alimentato le critiche dell’opposizione, che sperava di cogliere quest’occasione per sconfiggere lo SWAPO. La principale formazione avversaria dello SWAPO, l’IPC (Independent Patriots for Change), ha denunciato l’estensione del voto come illegittima, promettendo di contestare i risultati in tribunale. Tuttavia, la Commissione Elettorale della Namibia (ECN) ha dichiarato che l’estensione era necessaria per garantire a tutti i cittadini il diritto al voto.
Nandi-Ndaitwah, 72 anni, era la favorita per la presidenza, nonostante le difficoltà dello SWAPO, il cui consenso è calato drasticamente negli ultimi anni. Già vicepresidente del Paese, in precedenza aveva ricoperto numerosi altri ruoli di governo, come quello di ministro delle Relazioni Internazionali e di vice primo ministro. Infatti, Nandi-Ndaitwah è un volto noto della politica namibiana, avendo sempre ricoperto incarichi importanti sin dall’indipendenza del 1990. Tuttavia, la sua elezione con il 58.07% delle preferenze rappresenta comunque una pietra miliare per la Namibia e per l’intero continente africano, trattandosi della prima donna namibiana di sempre a ricoprire la massima carica del Paese, mentre al momento c’è solo un’altra donna presidente in Africa, Samia Suluhu Hassan della Tanzania. La Namibia si conferma dunque all’avanguardia nel continente africano per quanto riguarda la partecipazione femminile nella politica, visto che quasi la metà dei seggi parlamentari è occupata da donne
Nandi-Ndaitwah entrerà in carica il prossimo 21 marzo, quando prenderà il posto di Nangolo Mbumba, nominato lo scorso 4 febbraio dopo la morte del presidente Hage Geingob, che occupava l’incarico dal 2015.
Nel discorso tenuto subito dopo la proclamazione ufficiale della sua vittoria, Nandi-Ndaitwah ha dichiarato che “la nazione namibiana ha votato per la pace e la stabilità“, sottolineando il suo impegno a mantenere l’unità del Paese in un momento di transizione politica e sociale. Tuttavia, i timori della vigilia per la tenuta dello SWAPO sono stati in parte confermati, visto che, con solo 51 seggi su 96 nell’Assemblea Nazionale, il partito di governo ha ottenuto il peggior risultato della sua storia. Ad ogni modo, pur avendo perso dodici deputati rispetto alle precedenti elezioni legislative, lo SWAPO ha mantenuto una maggioranza sufficiente per governare, con un solido vantaggio rispetto alla principale forza di opposizione, l’IPC, che ha conquistato venti seggi. Il leader dell’IPC, Panduleni Itula, ha invece ottenuto il 25,84% delle preferenze alle presidenziali, classificandosi secondo alle spalle di Nandi-Ndaitwah.
Queste elezioni si sono tenute in un contesto difficile per la Namibia, un Paese ricco di risorse naturali come uranio e diamanti, ma che continua a essere segnata da profonde disuguaglianze economiche, eredità del colonialismo e dell’apartheid. Con una popolazione di circa 3 milioni di abitanti, il Paese è tra i più diseguali al mondo, con oltre il 64% dei cittadini che vive con meno di 5,50 dollari al giorno.
L’alto tasso di disoccupazione, che colpisce soprattutto i giovani (circa il 43%), è una delle principali cause di insoddisfazione verso lo SWAPO. La campagna elettorale di Nandi-Ndaitwah ha promesso di affrontare queste sfide, impegnandosi a creare 500.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi cinque anni, ma, secondo i più critici, permangono dubbi su come saranno finanziati tali interventi. Molti namibiani sperano che la situazione possa migliorare grazie allo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi recentemente scoperti nel bacino del fiume Orange, che ancora non sono pienamente sfruttati.
Anche la questione della terra rimane particolarmente delicata. I programmi di redistribuzione, che mirano ad acquistare terre da proprietari bianchi, retaggio dell’epoca coloniale e di quella dell’apartheid, per riassegnarle ai namibiani poveri, non si sono fino ad ora rivelati efficaci, spesso a causa dei prezzi elevati richiesti dai proprietari. Alcuni partiti, come il movimento marxista-leninista e panafricanista Affirmative Repositioning (AR), nato da una scissione dello SWAPO e guidato da Job Amupanda, sostengono posizioni più radicali, promettendo di reclamare forzatamente le terre detenute da stranieri. Grazie a queste proposte, il movimento AP ha ottenuto il 6,61% alle elezioni legislative, classificandosi al terzo posto ed eleggendo per la prima volta sette deputati.
Un altro tema centrale delle elezioni è stato il problema della corruzione. Lo scandalo “fish-rot”, che coinvolgeva alti funzionari governativi in uno schema di tangenti legato alle quote di pesca, continua a gettare un’ombra sulla leadership dello SWAPO. Nonostante Nandi-Ndaitwah sia vista come una figura esterna alle critiche e agli scandali che hanno coinvolto il partito di governo negli ultimi tempi, gli osservatori ritengono che lo SWAPO debba fare di più per recuperare la fiducia dei cittadini.
Nonostante le difficoltà, dunque, la leadership di Netumbo Nandi-Ndaitwah offre una possibilità di rinnovamento per un Paese che cerca di affrontare le sfide economiche e sociali del presente, mantenendo al contempo la stabilità politica. Sotto la leadership di Nandi-Ndaitwah, lo SWAPO cercherà di riconquistare il consenso popolare attraverso politiche che permettano al partito di riscoprire la propria anima socialista, mentre la formazione marxista-leninista AR potrà far sentire la propria voce in parlamento, cercando di spingere il governo verso riforme sempre più progressiste.
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