Come la CIA rovesciò il governo di Kwame Nkrumah in Ghana

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di Joe Tache

L’articolo di Joe Tache, qui tradotto in italiano, esplora l’intervento imperialista degli Stati Uniti in Africa, analizzando il colpo di stato contro Kwame Nkrumah, leader panafricano, e come la lotta contro il neo-colonialismo in Africa continui a minacciare gli interessi imperialistici globali.

FONTE ARTICOLO

Il giorno successivo al suo insediamento, Bassirou Diomaye Faye — il nuovo presidente autoproclamatosi “pan-africanista di sinistra” del Senegal — ha annunciato che il suo governo condurrà un audit sui settori petrolifero, del gas e minerario del paese. Faye ha dichiarato: “Lo sfruttamento delle nostre risorse naturali, che secondo la costituzione appartengono al popolo, riceverà particolare attenzione dal mio governo”, aggiungendo che i contratti esistenti del Senegal con società energetiche come la BP (British Petroleum, ndt) saranno rinegoziati, se necessario.

La vittoria elettorale di Faye rappresenta un altro contributo a una recente tendenza nell’Africa occidentale, dove diversi nuovi governi si sono formati basandosi su sovranità politica ed economica, rifiutando la dominazione neo-coloniale che ha caratterizzato il continente sin dalla metà del XX secolo. Uno di questi paesi, il Niger, ha recentemente ordinato il ritiro di tutte le truppe statunitensi dal proprio territorio.

Questi sviluppi hanno generato grande preoccupazione per l’imperialismo statunitense. Funzionari del governo e delle forze armate degli Stati Uniti hanno discusso apertamente l’importanza strategica dell’Africa e stanno valutando come mantenere il massimo controllo sul continente. Per comprendere alcune delle possibili risposte dell’imperialismo statunitense agli attuali sviluppi nell’Africa occidentale — e come possiamo prepararci meglio a contrastarle — possiamo guardare al caso di Kwame Nkrumah, primo presidente e primo ministro del Ghana.

Kwame Nkrumah: un architetto del panafricanismo

Il Ghana fu colonizzato dalla Gran Bretagna nel 1874 e durante quel periodo fu chiamato “Colonia della Costa d’Oro.” Il movimento di liberazione nazionale prese slancio alla fine degli anni Quaranta, e Kwame Nkrumah emerse come leader di due dei principali partiti politici della colonia: prima la United Gold Coast Convention e poi il Convention People’s Party (CPP). Consapevole del fatto che l’indipendenza fosse inevitabile, la Gran Bretagna cercò di controllarne strettamente il processo. Nel 1950, il governatore coloniale organizzò elezioni dopo aver imprigionato i leader più radicali del movimento di liberazione nazionale, tra cui Nkrumah e molti altri membri del CPP.

Nonostante questi ostacoli, il CPP vinse le elezioni in modo schiacciante, infliggendo un colpo decisivo al colonialismo britannico. Nel 1957, il Ghana divenne uno dei primi paesi africani a conquistare l’indipendenza, e Nkrumah fu eletto prima primo ministro e poi presidente.

Nkrumah, socialista e panafricanista, avviò progetti per promuovere l’indipendenza politica ed economica dell’Africa in un momento in cui gran parte del continente era ancora colonizzato. Nel 1958, convocò un incontro tra i leader degli otto stati africani indipendenti dell’epoca, seguito nello stesso anno dalla prima Conferenza di tutti i popoli africani ad Accra, in Ghana. L’obiettivo principale della conferenza era costruire l’unità tra i 300 delegati sul cammino da intraprendere per la lotta contro colonialismo e imperialismo.

Cinque anni dopo, nel 1963, Nkrumah svolse un ruolo centrale nella fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA). L’OUA, inizialmente composta da 32 paesi, aveva cinque scopi dichiarati:

1. Promuovere l’unità e la solidarietà degli stati africani;
2. Coordinare e intensificare la loro cooperazione e i loro sforzi per migliorare la vita dei popoli africani;
3. Difendere la loro sovranità, la loro integrità territoriale e la loro indipendenza;
4. Sradicare tutte le forme di colonialismo dall’Africa;
5. Promuovere la cooperazione internazionale, tenendo conto della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Nkrumah diede inoltre un contributo significativo alla lotta contro l’imperialismo definendo il concetto di “neo-colonialismo”. Nel 1965, nel suo libro Neo-Colonialism: The Last Stage of Imperialism [Neocolonialismo: fase superma dell’imperialismo, ndt], scriveva:

Una volta che un territorio è diventato nominalmente indipendente non è più possibile, come nel secolo scorso, invertire il processo. Le colonie esistenti possono persistere, ma non verranno create nuove colonie. Al posto del colonialismo come principale strumento dell’imperialismo abbiamo oggi il neo-colonialismo.

L’essenza del neo-colonialismo è che lo Stato soggetto ad esso è, in teoria, indipendente e possiede tutte le caratteristiche esteriori della sovranità internazionale. In realtà, il suo sistema economico e dunque la sua politica sono diretti dall’esterno.

Nkrumah riconobbe che, con la fine del colonialismo formale, gli imperialisti stavano utilizzando la dominazione finanziaria come mezzo per mantenere il controllo politico su gran parte del Sud globale. Questo si concretizzò successivamente nel suo stesso paese.

A causa del suo impegno per il socialismo e il panafricanismo, della sua apertura alla collaborazione con l’Unione Sovietica e la Cina, e dei suoi contributi alla coscienza anti-imperialista in Africa e nel mondo, Nkrumah fu sempre più considerato una minaccia dal governo degli Stati Uniti, che mise in moto un piano per rimuoverlo dal potere.

Il colpo di stato appoggiato dalla CIA che pose fine all’esperimento socialista in Ghana

Nel dicembre 1957, appena nove mesi dopo l’elezione di Nkrumah come leader del Ghana indipendente, la CIA diffuse un rapporto ora declassificato intitolato The Outlook for Ghana alla Casa Bianca, al Consiglio di Sicurezza Nazionale e a diverse altre agenzie federali. Il rapporto identificava come le priorità di Nkrumah — modernizzare rapidamente l’economia del Ghana e promuovere il panafricanismo nel continente — sarebbero state ostacolate dalla mancanza di risorse finanziarie nel nuovo stato indipendente. Le conclusioni del rapporto delineavano un quadro generale che avrebbe informato la politica statunitense riguardo a Nkrumah e al Ghana:

Gli atteggiamenti e le politiche nei confronti degli Stati Uniti saranno probabilmente modellati principalmente da interessi economici. Un numero crescente di ghanesi ha visitato gli Stati Uniti, dove è stato particolarmente colpito dai risultati tecnici, ma respinto dalla discriminazione razziale incontrata. Per entrambe queste ragioni e per le posizioni estreme con cui si esprime l’anticolonialismo, il Ghana non trova molto attraenti le politiche moderate degli Stati Uniti. Tuttavia, il Ghana è favorevolmente disposto verso gli Stati Uniti al momento, specialmente perché li considera la fonte logica di capitali esteri e assistenza tecnica essenziali per il progetto Volta, e probabilmente farà grandi richieste di aiuto nel prossimo futuro…

Crediamo che il desiderio del Ghana di evitare un allineamento stretto con qualsiasi grande potenza e di agire indipendentemente negli affari africani limiterà l’influenza sia sovietica che occidentale, almeno nel breve periodo. La pressione statunitense, se applicata in modo appropriato, potrebbe innescare una reazione a catena che alla fine porterebbe alla caduta di Nkrumah. Tuttavia, la pratica del Blocco [socialista] di prendere posizioni su questioni “coloniali” e razziali simili a quelle delle ex colonie porterà spesso il Ghana ad allinearsi con il Blocco su determinate questioni davanti all’ONU. Queste relazioni sono destinate a svilupparsi indipendentemente da qualsiasi azione contraria da parte dell’Occidente.

Il Progetto Volta era il fulcro della visione di Nkrumah per modernizzare l’economia del Ghana. Si trattava di una diga idroelettrica progettata per generare abbastanza elettricità da espandere la produzione industriale del paese, in particolare dell’alluminio, una risorsa naturale abbondante in Ghana. Come accennato nel rapporto della CIA, il governo statunitense decise di finanziare il Progetto Volta nel tentativo di impedire al Ghana di allinearsi completamente al blocco socialista e per acquisire un certo margine di influenza sul paese.

Tuttavia, come previsto dalla CIA, anche il sostegno degli Stati Uniti al Progetto Volta non riuscì a prevenire il deterioramento delle relazioni con il Ghana, a causa della fondamentale opposizione di Nkrumah al colonialismo e all’imperialismo. Con il peggioramento delle relazioni, il governo degli Stati Uniti iniziò a intraprendere passi per rovesciare Nkrumah. Nel 1964, Mahoney Trimble, direttore dell’Ufficio per gli Affari dell’Africa Occidentale presso il Dipartimento di Stato, propose un “programma d’azione” per la politica statunitense in Ghana, dichiarando apertamente:

La pressione statunitense, se applicata in modo appropriato, potrebbe innescare una reazione a catena che alla fine porterebbe alla caduta di Nkrumah.

I punti principali del programma d’azione includevano il rallentamento o l’interruzione dei pagamenti per il Progetto Volta, una “guerra psicologica” per ridurre il sostegno a Nkrumah all’interno del Ghana, e il tentativo di mettere i leader di altri paesi africani contro di lui.

Gli Stati Uniti iniziarono anche a costruire legami con le forze interne al Ghana che avrebbero successivamente guidato con successo il colpo di stato contro Nkrumah nel febbraio 1966. In un memorandum interno del 1965, Robert Komer, del Consiglio di Sicurezza Nazionale, scrisse:

Per vostra informazione, potremmo avere presto un colpo di stato filo-occidentale in Ghana. Alcune figure chiave tra i militari e la polizia lo stanno pianificando da tempo, e il deterioramento economico del Ghana potrebbe fornire la scintilla.

Il memorandum continuava dicendo che i cospiratori stavano informando gli Stati Uniti sui loro piani e che “lo Stato ritiene che siamo più coinvolti noi degli stessi britannici“. “Sebbene non siamo direttamente coinvolti (mi dicono), noi ed altri paesi occidentali (compresa la Francia) abbiamo contribuito a creare la situazione ignorando le richieste di aiuto economico da parte di Nkrumah“.

Esistono comunque prove convincenti che la CIA fosse direttamente coinvolta nel colpo di stato. Nel 1978, alcune “fonti di intelligence di prima mano” dichiararono al New York Times che la CIA aveva consigliato e sostenuto i golpisti. L’articolo del New York Times riconosce anche che questa affermazione è supportata da In Search of Enemies, un libro scritto da John Stockwell, ex funzionario della CIA per 12 anni.

Dopo il colpo di stato, il governo statunitense si affrettò a fornire supporto finanziario e diplomatico al nuovo governo per assicurarsi che Nkrumah e il CPP non potessero riprendere il potere. Questo includeva la consegna di 500 tonnellate di latte per alleviare le difficoltà che gli stessi Stati Uniti avevano contribuito a creare solo pochi mesi prima.

La lotta contro il neo-colonialismo continua

Non è difficile vedere paralleli tra la visione di Nkrumah per l’Africa e quella dei nuovi leader africani che oggi rifiutano il neo-colonialismo. Chi di noi vive negli Stati Uniti deve studiare la storia dell’intervento statunitense in Ghana — e in tutta l’Africa — per meglio opporsi agli attacchi che probabilmente verranno.

Questa storia dimostra che l’imperialismo statunitense utilizza una strategia ibrida composta da guerra economica, informativa, politica e — se necessario — militare per impedire l’ascesa di paesi africani sovrani. Tuttavia, man mano che la posizione dell’imperialismo statunitense si indebolisce nel mondo, la coscienza anti-imperialista continua a svilupparsi negli Stati Uniti e più paesi si uniscono alla schiera di quelli che non accettano più la dominazione coloniale. Tali tattiche di neo-colonialismo, ormai collaudate, stanno per affrontare le loro sfide più dure.

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