Sri Lanka: trionfo dei socialisti alle legislative, Harini Amarasuriya nuovo primo ministro

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di Giulio Chinappi

La storica vittoria della coalizione di sinistra alle elezioni legislative in Sri Lanka segna una svolta politica: il presidente marxista Anura Kumara Dissanayake e il primo ministro Harini Amarasuriya si preparano a guidare il Paese verso riforme radicali e giustizia sociale.

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Le elezioni legislative tenutesi lo scorso 14 novembre in Sri Lanka hanno confermato la svolta storica nella politica del Paese, vedendo la schiacciante vittoria della formazione della sinistra socialista National People’s Power (NPP) guidata dal presidente marxista Anura Kumara Dissanayakeeletto a capo del Paese nello scorso mese di settembre. Questo successo ha consegnato al partito un mandato senza precedenti, assicurando la possibilità di avviare le profonde riforme istituzionali ed economiche promesse da Dissanayake nel corso della campagna elettorale.

Le elezioni, anticipate a seguito della dissoluzione del parlamento lo scorso 24 settembre per volere del presidente Dissanayake, hanno visto una partecipazione significativa, anche se inferiore a quella registrata durante le presidenziali di settembre. Il risultato è stato storico, ma non sorprendente, visto che il NPP veniva dato vincitore in tutti i sondaggi: la compagine socialista ha infatti conquistato 159 seggi su 225, ottenendo una supermaggioranza parlamentare e ponendo fine al predominio delle forze politiche tradizionali che avevano guidato il Paese fin dall’indipendenza nel 1948.

Secondo gli analisti, questo trionfo rappresenta un capovolgimento senza precedenti. È infatti la prima volta dal 1977, quando il sistema elettorale proporzionale fu introdotto, che un singolo partito ottiene una simile maggioranza. Inoltre, per la prima volta dal 1977, il Jaffna District, tradizionalmente roccaforte della minoranza etnica tamil, ha eletto il candidato di una forza non etnica, sottolineando un cambiamento nell’approccio politico delle minoranze, e dimostrando come il NPP sia stata la prima forza politica capace di superare le storiche rivalità tra gruppi etnici, che in passato sono sfociate anche in conflitti civili.

Il parlamento di Colombo vedrà nel complesso la partecipazione di tredici partiti politici, molti dei quali hanno eletto un solo deputato. Al di là dei 159 rappresentanti del NPP, che nella precedente legislatura disponeva di appena tre seggi, il principale gruppo di opposizione sarà rappresentata da un partito centrista, il Samagi Jana Balawegaya (SJB), con 40 seggi, mentre effettua il suo ritorno in parlamento il New Democratic Front (NDF), la formazione capeggiata dall’ex presidente Ranil Wickremesinghe (2022-2024), con cinque deputati. Il principale sconfitto di questa tornata elettorale è invece lo Sri Lanka Podujana Peramuna (Fronte Popolare dello Sri Lanka, SLPP) dell’ex presidente (2005-2015) e primo ministro (2019-2022) Mahinda Rajapaksa, che passa da cento a soli tre rappresentanti dopo gli scandali che hanno coinvolto suo fratello Gotabaya Rajapaksa, a sua volta presidente tra il 2019 e il 2022.

Secondo gli analisti, il successo del NPP alle elezioni legislative è strettamente legato alla vittoria di Anura Kumara Dissanayake, presidente eletto lo scorso settembre, che ha basato la sua campagna su tre pilastri fondamentali: lotta alla corruzione, riforma economica e inclusività sociale.

Come abbiamo ricordato in altre occasioni, l’economia dello Sri Lanka è stata devastata dalla crisi finanziaria del 2022, che ha portato a una grave carenza di valuta estera e al default del Paese. Questo ha esacerbato la povertà e l’inflazione, mettendo in luce l’inefficienza del sistema politico tradizionale dominato da poche famiglie, come la famiglia Rajapaksa, che aveva accumulato le cariche di governo nelle proprie mani. Di fronte alla grave crisi politica ed economica, la proposta di Dissanayake di porre fine al sistema presidenziale, considerato una fonte di abusi di potere, e di rinegoziare l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha trovato ampio sostegno tra gli elettori.

La strategia del NPP è stata anche quella di presentarsi come l’alternativa ai vecchi partiti accusati di clientelismo e nepotismo, andando oltre le vecchie rivalità tra famiglie ed etnie. Grazie a questo discorso rivolto a tutta la popolazione dell’isola, le minoranze tamil e musulmane, storicamente allineate con partiti etnico-religiosi, hanno spostato il loro sostegno verso il NPP, deluse dall’incapacità dei loro rappresentanti di realizzare cambiamenti concreti.

Come conseguenza del risultato delle elezioni legislative, lo scorso 21 novembre si è insediato il nuovo parlamento di Colombo, dando ufficialmente il via alla diciassettesima legislatura del Paese. Harini Amarasuriya, una figura di rilievo nella coalizione di sinistra, ha ottenuto la fiducia per l’incarico di primo ministro, confermando il mandato che aveva ricevuto nel mese di settembre, diventando la prima donna a ricoprire tale incarico dopo 24 anni. Amarasuriya, 54enne educatrice e accademica, rappresenta un volto nuovo e simbolico per un governo che si propone di rompere con il passato e di aumentare la partecipazione delle donne alla politica.

La nuova premier avrà un ruolo chiave nel guidare un gabinetto composto da 21 membri, tra cui alcuni veterani della politica locale, come Vijitha Herath agli Esteri e Bimal Rathnayake ai Trasporti. Lo stesso presidente Dissanayake ha mantenuto per sé i portafogli della Difesa e delle Finanze, indicando la centralità di queste aree nelle sue politiche di riforma.

La coalizione di sinistra si trova ora a dover mantenere le alte aspettative suscitate dalla sua campagna elettorale. Secondo quelle che sono state le dichiarazioni del presidente Dissanayake e del primo ministro Amarasuriya, le priorità principali includono:

1. Riforma costituzionale: come detto in precedenza, Dissanayake ha promesso di abolire il sistema presidenziale, responsabile, secondo molti, della concentrazione eccessiva del potere in poche mani. Con una supermaggioranza, il NPP ha il margine necessario per avviare un referendum e proporre una nuova costituzione.

2. Lotta alla corruzione: il NPP ha dichiarato guerra alla corruzione endemica, impegnandosi a recuperare i beni sottratti al Paese dalla vecchia classe politica corrotta e a rendere trasparente la gestione pubblica.

3. Riforme economiche: il governo dovrà affrontare il delicato equilibrio tra l’attuazione del programma di riforme concordato con il FMI e la protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione. La promessa di ridurre le misure di austerità imposte dal precedente governo, passando anche per una rinegoziazione con il FMI, sarà un banco di prova cruciale per il nuovo corso politico dello Sri Lanka.

4. Inclusione sociale e diritti delle minoranze: la vittoria del NPP nei distretti tamil e musulmani impone un impegno verso una politica più inclusiva da parte del governo. Restituire le terre confiscate durante la guerra civile e promuovere la riconciliazione nazionale saranno aspetti centrali di questa nuova visione, affinché lo Sri Lanka possa finalmente mettersi alle spalle il suo difficile passato di conflitti interni.

5. Incremento della rappresentanza femminile: con 21 donne elette in parlamento, il NPP ha già fatto segnare un record storico nella politica dello Sri Lanka. A tal proposito, il nuovo governo si propone di migliorare l’uguaglianza di genere nella società e nelle istituzioni, aumentando la rappresentanza femminile in tutti i settori.

Le elezioni presidenziali e quelle legislative hanno dunque inaugurato una nuova era nella politica dello Sri Lanka: la vittoria della coalizione di sinistra e l’ascesa al potere del presidente Dissanayake rappresentano una netta rottura con il passato. Tuttavia, le enormi aspettative riposte nel nuovo governo comportano una responsabilità altrettanto grande: realizzare un cambiamento tangibile per una popolazione stremata da crisi economiche e politiche. Il successo del NPP sarà giudicato non solo dalla sua capacità di attuare le riforme promesse, ma anche dalla sua abilità nel promuovere un modello di governance inclusivo e sostenibile.

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