a cura di Giacomo Gabellini – Il Contesto
In occasione del recentissimo vertice dei Brics tenutosi presso la città russa di Kazan, 13 nuovi Paesi hanno ottenuto lo status di partner dell’associazione. Si tratta di Kazakistan, Uzbekistan Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda, Vietnam e, soprattutto, Turchia. Vale a dire un Paese cardine della Nato – aderisce all’Alleanza Atlantica sin dal 1952 – che nel corso degli ultimi tempi ha adottato una linea d’azione completamente disallineata rispetto a quella a cui si è conformato il cosiddetto “Occidente collettivo”, come certificato non solo dalla richiesta formale di adesione al Brics che era stata avanzata mesi addietro, ma anche dall’interesse manifestato esplicitamente dai rappresentanti di Ankara nei confronti della Shanghai Cooperation Organisation, un’organizzazione politica ed economica di respiro eurasiatico fondata da Russia e Cina nel 2001 e dotata di un’esplicita dimensione di sicurezza.
L’autonomia turca ha suscitato forti malumori in seno agli ambienti preposti all’osservanza dell’ortodossia atlantista, e non è da escludere che sia alla base di alcuni di eventi tragici come il recente attentato presso lo stabilimento di Kahramankazan (vicino ad Ankara) della Turkish Aerospace Industries, rivendicato dai kurdi del Pkk ma ricondotto dalle autorità turche a mandanti esterni ben più potenti. Numan Kurtulmuş, Presidente della Grande Assemblea Nazionale turca, ha dichiarato che «questo non è un normale attacco terroristico. Non è una coincidenza che sia diretto contro una delle nostre più importanti aziende di difesa. E non è una coincidenza che sia avvenuto in un momento in cui il nostro presidente è in visita in Russia», per discutere la trasformazione della Turchia in un hub del gas e la costruzione di una nuova centrale nucleare in territorio turco, da affidare a Rosatom (che ne ha già costruita una in Turchia). Valutazioni dello stesso tenore sono state formulate dallo stesso Erdoğan, secondo cui «i terroristi sono dei burattini […]. È ormai un fatto noto che gli Stati Uniti utilizzano le organizzazioni terroristiche nella regione per i propri interessi e per la sicurezza di Israele». Parliamo di tutto questo assieme a Federico De Renzi, turcologo, studioso dell’Islam e scrittore.
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