Recensione del libro “L’Economia Cinese Contemporanea” di Alberto Gabriele (Diarkos, 2024)

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di Giulio Chinappi

Lucida analisi critica sull’evoluzione economica della Cina, L’economia cinese contemporanea di Alberto Gabriele esplora il modello del socialismo con caratteristiche cinesi, analizzando con rigore le dinamiche di proprietà, innovazione e sviluppo. Un’opera fondamentale per comprendere il “miracolo cinese”.

IL LIBRO

LA RECENSIONE

L’economia cinese contemporanea (Diarkos, 2024), opera postuma dell’economista marxista Alberto Gabriele, recentemente scomparso, è un libro che riesce a offrire una visione approfondita e sofisticata dell’evoluzione economica della Cina, tracciando un percorso che va dalle riforme di Deng Xiaoping fino all’attuale leadership di Xi Jinping. Questo lavoro si distingue per il suo approccio critico, informato da un punto di vista marxista, e rappresenta un tributo postumo all’impegno intellettuale di Gabriele, che ha contribuito significativamente al dibattito italiano e internazionale sull’economia cinese.

Il libro è introdotto dalla preziosa prefazione di Vladimiro Giacché, che evidenzia l’importanza di quest’opera per il pubblico italiano e la sua rilevanza per comprendere il “miracolo economico” cinese. Nell’opera, infatti, Gabriele propone di analizzare i fattori chiave che hanno permesso alla Cina di raggiungere un successo economico senza precedenti, facendo leva su una combinazione unica di proprietà pubbliche, private e cooperative. Egli sottolinea l’importanza della “diversità istituzionale” e dell’”approccio pragmatico” della Cina, che ha permesso al Paese di sviluppare una sorta di economia mista socialista di mercato. Questo modello, definito ufficialmente come “economia di mercato orientata al socialismo“, si distingue per la presenza di un forte controllo statale e per l’adozione di politiche di lungo termine focalizzate sull’innovazione e sullo sviluppo sostenibile (p. 67).

Uno dei punti focali dell’analisi di Gabriele riguarda la politica industriale e tecnologica cinese, un aspetto che ha visto un intervento statale massiccio e costante nel corso degli anni. L’autore evidenzia come il successo della Cina in settori tecnologicamente avanzati, come la produzione di veicoli elettrici, sia stato possibile grazie a politiche mirate e a un coordinamento tra istituzioni pubbliche e aziende private. A tal proposito, Gabriele cita esempi di piani strategici, come il Piano quindicennale per la scienza e la tecnologia 2006-2020, che hanno contribuito a trasformare la Cina in una potenza tecnologica mondiale, superando persino i Paesi occidentali in alcuni ambiti: “La strategia di innovazione della Repubblica popolare punta ad assorbire ed endogenizzare le pratiche più avanzate dei leader tecnologici mondiali […], ma questa strategia è anche peculiare per due aspetti cruciali: la dimensione del Paese e la sua specifica forma di socialismo di mercato” (p. 139).

Gabriele approfondisce l’interessante tema delle “imprese non capitaliste orientate al mercato” (p. 57), tra le quali figurano anche le imprese municipali e di villaggio, che costituiscono un pilastro fondamentale del modello economico cinese. A differenza delle aziende private, queste imprese mantengono uno stretto legame con le autorità locali e sono guidate da un’ottica di interesse pubblico, pur essendo inserite in un contesto di mercato: “Con il termine “orientata al mercato” si identificano tutte quelle imprese che vendono i propri prodotti (o servizi) in uno o più mercati, ivi incluse quelle imprese che perseguono obiettivi complementari o totalmente diversi dalla massimizzazione del profitto […]. Le Incom comprendono tutte quelle imprese orientate al mercato che differiscono dal modello della classica impresa privata” (p. 60). Gabriele sottolinea come tali imprese abbiano svolto un ruolo cruciale nella crescita economica della Cina e nella riduzione della povertà nelle aree rurali, integrando in modo armonioso il settore privato e il controllo statale.

Il sistema finanziario cinese è un altro aspetto analizzato in dettaglio nel libro, in cui Gabriele evidenzia la particolare struttura del sistema bancario cinese, dominato da grandi banche pubbliche. Questo modello, sebbene in parte criticato per la sua inefficienza e la corruzione, ha permesso al governo di mantenere il controllo sull’economia nazionale e di incentivare la crescita degli investimenti industriali e infrastrutturali. Il sistema di “repressione finanziaria” cinese, sostiene Gabriele, è stato uno strumento efficace per evitare le crisi economiche cicliche tipiche delle economie capitalistiche avanzate, offrendo al contempo un sostegno finanziario alle imprese statali e ai progetti strategici di sviluppo: “La straordinaria crescita della Cina è stata possibile proprio grazie al suo cosiddetto sottosviluppo finanziario e alla radicale differenza tra il suo sistema a controllo pubblico e quello speculativo e sempre a rischio di crisi dei Paesi capitalisti” (p. 29).

Il testo passa poi ad esaminare anche il ruolo della Cina nel commercio globale e l’evoluzione del suo modello di esportazione. Come noto, la Cina ha saputo sfruttare le catene del valore globali e la manodopera a basso costo per espandere la propria presenza sui mercati internazionali. Tuttavia, negli ultimi anni, il governo cinese ha avviato una transizione verso un modello economico più orientato al consumo interno, riducendo gradualmente la sua dipendenza dalle esportazioni. Questo approccio, secondo Gabriele, rappresenta un’evoluzione significativa nella strategia di crescita cinese, che mira a garantire una maggiore stabilità economica a lungo termine (pp. 36-37).

Lungi dall’essere un’opera ideologica, il libro dedica ampio spazio all’analisi della distribuzione della ricchezza e delle disuguaglianze sociali in Cina, che resta uno dei principali punti deboli del sistema economico del paese asiatico e “la maggiore contraddizione del socialismo di mercato cinese” (p. 46). Se Gabriele riconosce i successi della Cina nell’eliminazione della povertà assoluta, senza precedenti nella storia umana, egli evidenzia anche l’emergere di disuguaglianze economiche e sociali (p. 40). Negli ultimi decenni, la Cina ha visto crescere la disparità di reddito tra le aree urbane e rurali, con un aumento del coefficiente di Gini, un indicatore che misura la disuguaglianza economica. Gabriele critica dunque questa tendenza, e sottolinea la necessità di politiche redistributive più incisive per promuovere un modello di “prosperità comune”, un obiettivo dichiarato dal Partito Comunista Cinese, anche se allo stesso tempo afferma che “da circa dieci anni, nonostante la sostanziale permanenza di elevati livelli assoluti, sembra emergere una tendenza alla diminuzione della disuguaglianza” (p. 45).

Nell’ultima parte del libro, Gabriele affronta la sfida di definire la natura del modello economico cinese contemporaneo. Egli osserva come la Cina abbia creato un sistema ibrido, in cui il socialismo convive con elementi di capitalismo, in un equilibrio instabile ma produttivo. Questo modello, secondo Gabriele, rappresenta una “terza via” tra il capitalismo occidentale e il socialismo sovietico, offrendo un’alternativa pragmatica che potrebbe ispirare altri Paesi in via di sviluppo. Secondo l’autore, “il capitalismo di Stato è una componente necessaria di qualsiasi tentativo di costruire un socialismo del XXI secolo orientato al mercato, ma diretto dallo Stato. […] In questo quadro, non c’è contraddizione nell’affermare che la Rpc sia un’economia socialista di mercato ancora relativamente poco sviluppata e che incorpori elementi di capitalismo di Stato” (p. 232). Le conclusioni di Gabriele sono arricchite dalla sua esperienza personale e dalla sua formazione intellettuale, che gli permettono di offrire una prospettiva unica e originale sull’economia cinese.

A nostro modo di vedere, L’economia cinese contemporanea di Alberto Gabriele rappresenta un contributo prezioso e innovativo per comprendere le dinamiche economiche della Cina moderna, certamente senza precedenti nella letteratura in lingua italiana. Il libro si distingue per l’analisi rigorosa e la capacità di Gabriele di esporre concetti complessi in modo chiaro e accessibile, rendendo la lettura stimolante e coinvolgente anche per i non specialisti del settore. La scomparsa di Gabriele rende questo volume un’opera postuma particolarmente significativa, che testimonia la sua passione per l’analisi critica e la sua volontà di contribuire alla comprensione del mondo contemporaneo da un punto di vista rigorosamente marxista ma non ideologico.

Gabriele era […] un intellettuale appassionato, scevro da ogni approccio semplicistico e propagandistico, e al tempo stesso fermo nel combattere le mistificazioni e il nichilismo storico. […] Questo libro è una testimonianza eloquente e postuma della sua onestà intellettuale e del suo desiderio di comprendere e migliorare il mondo” (dalla prefazione di Vladimiro Giacché, p. 9).

Negli ultimi 45 anni la Repubblica popolare cinese ha compiuto uno straordinario “balzo in avanti”, di portata storica senza precedenti. Tra i Paesi più poveri nel mondo nel Novecento, oggi ha sopravanzato i tradizionali leader dell’Occidente, arrivando a competere direttamente con gli Stati Uniti in numerosi ambiti strategici – dall’industria all’innovazione tecnologica, non da ultimo l’aspetto militare. Il secolo che abbiamo di fronte sarà caratterizzato inevitabilmente dalle modalità e dagli esiti di questo scontro, che determinerà la configurazione e il corso del sistema globale. Quali sono stati i fattori strutturali di questa impetuosa modernizzazione? Quali scelte hanno sospinto la crescita e l’evoluzione delle imprese produttive? Quali elementi hanno permesso la creazione di un sistema nazionale di innovazione progressivamente autonomo da quello occidentale? Quali peculiarità esprime il suo modello, definito da Pechino come “socialismo con caratteristiche cinesi”?

Il libro, con rigore scientifico e profondità di prospettiva, analizza i pilastri fondamentali dello sviluppo della Repubblica popolare cinese, con particolare focus sulla natura e sulle scelte di politica industriale e sulla centralità strategica dell’innovazione tecnologica indipendente, oggi messe alla prova dallo scontro – finora solo commerciale, ma sempre più geopolitico e guerreggiato – con Washington. Non da ultimo, discute il rapporto tra i fenomeni reali che stanno avvenendo in Cina (e che qualificano lo sviluppo economico, sociale, culturale istituzionale del Paese) e i presupposti teorici, politici e scientifici che sono chiamati a giustificarlo, legati alla storia e agli ideali del movimento socialista mondiale.

https://diarkos.it/index.php?r=catalog%2Fview&id=308

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