di Giulio Chinappi
In 75 anni, la Cina è passata da Paese agricolo arretrato a potenza tecnologica mondiale, grazie a una visione strategica, massicci investimenti in ricerca e innovazione, e una crescente leadership nei settori delle telecomunicazioni, energie rinnovabili, spazio e trasporti.
La Repubblica Popolare Cinese, fondata il 1° ottobre 1949 dal leader rivoluzionario Mao Zedong, ha attraversato un incredibile percorso di trasformazione in soli 75 anni, un fatto senza precedenti nella storia del genere umano. Da una nazione prevalentemente agricola e arretrata, la Cina si è affermata negli ultimi anni come potenza economica e tecnologica mondiale. Il progresso tecnologico cinese è stato tanto rapido quanto impressionante, e oggi il Paese è riconosciuto come uno dei principali attori globali nel campo della scienza, dell’innovazione e della tecnologia.
Nel 1949, quando il Partito Comunista prese il potere sotto la guida di Mao Zedong, la Cina era un Paese devastato dalle guerre e povero. La sua economia era prevalentemente rurale e basato su un’agricoltura di tipo feudale, con un basso livello di industrializzazione e infrastrutture rudimentali. I settori della scienza e della tecnologia erano molto arretrati rispetto alle potenze occidentali. La priorità del nuovo governo cinese fu dunque quella di stabilizzare l’economia e migliorare il benessere della popolazione, concentrandosi principalmente sull’agricoltura e sull’industria pesante.
A partire dagli anni ’50, il governo cinese lanciò una serie di piani quinquennali per promuovere lo sviluppo industriale e infrastrutturale. Il “Grande balzo in avanti” (1958-1962) fu un tentativo di accelerare la trasformazione economica, che tuttavia non portò ai risultati sperati. Allo stesso tempo, la leadership cinese imparò dai propri errori, e nei decenni successivi vi furono tentativi più graduali e mirati di modernizzare l’economia.
Una svolta decisiva nella politica economica del governo cinese, come noto, si ebbe alla fine degli anni ’70 con l’apertura economica voluta da Deng Xiaoping. Le riforme economiche avviate da Deng portarono all’apertura della Cina agli investimenti esteri e all’integrazione del Paese nel sistema economico globale. Questo fu un passaggio cruciale per lo sviluppo del gigante asiatico: la Cina cominciò infatti ad emergere come una delle principali economie manifatturiere del mondo, concentrandosi inizialmente su prodotti a basso costo e a bassa tecnologia, ma con un chiaro piano per aumentare il proprio livello di innovazione nel lungo termine.
Grazie alla propria abilità nella pianificazione a lungo termine, la leadership cinese ha sempre riconosciuto l’importanza della tecnologia per il progresso economico e sociale. Negli anni ’80 e ’90, il governo cinese investì in modo crescente nella scienza e nell’educazione, costruendo università e centri di ricerca e incentivando la formazione di una forza lavoro specializzata in ingegneria e tecnologia. Inoltre, vennero avviati numerosi progetti di collaborazione internazionale, che permisero alla Cina di accedere a tecnologie avanzate provenienti dall’estero.
Il vero punto di svolta si ebbe a partire dagli anni 2000, quando la Cina cominciò a investire massicciamente nel settore di ricerca e sviluppo. La “Strategia nazionale di innovazione” lanciata dal governo di Pechino in quegli anni puntava a trasformare il Paese da “fabbrica del mondo” a leader globale nella scienza e nella tecnologia. Settori come le telecomunicazioni, l’informatica, l’energia e le biotecnologie divennero prioritari, con l’obiettivo di rendere la Cina autonoma rispetto alle tecnologie occidentali e di diventare un centro di innovazione.
Venendo ai nostri giorni, uno dei settori chiave in cui la Cina ha raggiunto una leadership globale è quello delle telecomunicazioni. Il colosso Huawei, ad esempio, è diventato uno dei principali attori mondiali nel campo delle reti 5G. Questo sviluppo non solo ha permesso alla Cina di diventare un leader nelle infrastrutture di comunicazione, ma ha anche alimentato il progresso in altri settori tecnologici, come l’intelligenza artificiale (IA), l’Internet delle cose (IoT) e la guida autonoma.
Nel campo delle energie rinnovabili, la Cina è il maggiore produttore mondiale di pannelli solari e turbine eoliche. Questo ruolo di leadership ha permesso al Paese di diventare un attore chiave nella transizione globale verso l’energia pulita. Inoltre, la Cina ha ridotto significativamente i costi delle tecnologie per l’energia rinnovabile, rendendole più accessibili a livello globale, sostenendo anche altri Paesi in via di sviluppo nella loro transizione verso un modello economico verde.
Un altro settore in cui la Cina ha fatto passi da gigante è quello delle esplorazioni spaziali. Il programma spaziale cinese ha compiuto importanti traguardi, tra cui l’invio di sonde su Marte e la creazione di una stazione spaziale permanente. L’innovazione tecnologica non si è tuttavia limitata a questi ambiti: la Cina è diventata un leader anche nei trasporti con treni ad alta velocità e automobili elettriche, settori che hanno beneficiato di enormi investimenti e dell’attenzione del governo.
Mentre il mantra del libero mercato viene ripetuto nel mondo occidentale, i fatti ci dicono che la crescita tecnologica cinese non sarebbe stata possibile senza un forte supporto governativo. Il modello cinese si distingue infatti per una stretta collaborazione tra il governo e le imprese private, con un forte controllo e direzione da parte dello Stato. Le aziende tecnologiche cinesi come Alibaba, Tencent e Baidu hanno beneficiato di un contesto favorevole, con accesso a finanziamenti, ricerca e sviluppo, e incentivi fiscali, ma allo stesso tempo l’ultima parola sulla pianificazione economica spetta sempre al governo, facendo in modo che le aziende private perseguano gli stessi obiettivi dello Stato.
Mentre l’avanzamento tecnologico cinese ha portato grandi benefici sia alla Cina stessa che agli altri Paesi che beneficiano della collaborazione con Pechino, questo ha alimentato preoccupazioni nei Paesi occidentali, che vedono la Cina come un concorrente sempre più formidabile nel settore tecnologico. Di conseguenza, molti governi occidentali hanno reagito in modo irrazionale, applicando sanzioni e dazi contro le aziende tecnologiche cinesi, come nel caso di Huawei o delle case produttrici di veicoli elettrici, e lanciando una campagna mediatica per denigrare le conquiste della Cina.
Inoltre, la Cina stessa è consapevole di dover affrontare ancora numerose sfide, come la dipendenza dalle tecnologie occidentali, soprattutto nel settore dei semiconduttori. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno adottato misure per limitare l’accesso della Cina a tecnologie avanzate, ma Pechino ha risposto con un piano ambizioso per sviluppare un’industria nazionale dei semiconduttori. Ad ogni modo, il governo cinese ha dimostrato di essere determinato a sostenere lo sviluppo tecnologico a lungo termine, con un continuo incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo, e una forte enfasi sull’educazione scientifica e tecnologica.
Nel complesso, il percorso della Cina da Paese arretrato a potenza tecnologica mondiale è un risultato straordinario, frutto di una visione strategica a lungo termine e di investimenti massicci in educazione, ricerca e sviluppo. La Cina ha compiuto passi da gigante nei settori delle telecomunicazioni, delle energie rinnovabili, dello spazio e dei trasporti, affermandosi come uno dei principali attori tecnologici a livello globale. La Cina rappresenta dunque un grande esempio per i Paesi in via di sviluppo di come sia possibile raggiungere questi obiettivi attraverso un modello di sviluppo proprio e senza seguire le ricette imposte dal neoliberismo occidentale.
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