BRICS, perché no?

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Russian President Vladimir Putin (R) greets Chinese President Xi Jinping during the welcoming ceremony at the BRICS Summit in Ufa, Russia, July 9, 2015. Ufa is hosting the BRICS and the Shanghai Cooperation Organization (SCO) summits from July 9-10. REUTERS/Sergei Karpukhin
Russian President Vladimir Putin (R) greets Chinese President Xi Jinping during the welcoming ceremony at the BRICS Summit in Ufa, Russia, July 9, 2015. Ufa is hosting the BRICS and the Shanghai Cooperation Organization (SCO) summits from July 9-10. REUTERS/Sergei Karpukhin

Perché non possiamo più aspettare per studiare i BRICS?

Più del 40% degli abitanti del pianeta vive nei BRICS, e un quinto della ricchezza mondiale viene generato da Brasile, Russia, India, Cina e Repubblica Sudafricana (O’ Neill 2011). Se si aggiunge che su un quarto delle terre emerse sventola la bandiera di uno dei BRICS, il quadro si fa davvero significativo, sia dal punto di vista numerico che da quello geografico. I BRICS sono molto di più di un semplice concetto (Chun, 2013), essi sono una realtà tangibile. E’ inoltre importante, quando si parla dei BRICS, considerare quanto rapidamente questi paesi stiano diventando attori di primo piano, e spesso veri protagonisti, in campi come l’economia, la geopolitica e le opportunità globali (Cooper e Farooq, 2013).
Era il 2009 quando per la prima volta i BRIC (la “S” sarebbe stata aggiunta qualche anno più tardi) decisero di riunirsi formalmente all’interno di un Summit. Oggi sono passati cinque anni da quel giorno di Giugno a Yekaterinburg (Dichiarazione Congiunta dei leaders dei BRICS) ma i traguardi raggiunti da questa giovane creatura sono strabilianti. Il secondo Summit ha avuto luogo a Brasilia nel 2010 (Das, 2010) seguito da quello a Sanya (in Cina) nell’Aprile del 2011. Proprio nel 2011 la Repubblica Sudafricana decise di unirsi al gruppo. Questo momento segna l’inizio di una nuova era: il nome cambia da BRIC a BRICS, ma, cosa maggiormente rilevante, il network internazionale è completo. Altri paesi africani avrebbero potuto essere ammessi nel gruppo se l’unico criterio fosse stato la dimensione economica (ad esempio la Nigeria), ma ciò che è alla base dell’allargamento dei BRIC è la dimensione politica (Scaffardi, 2014), considerato che la nazione democratica della Repubblica Sudafricana rappresenta al meglio l’intero continente africano.
Nonostante il cambio di nome, l’obiettivo principale resta invariato: rappresentare la voce di sempre maggior peso delle economie emergenti, in opposizione alle tradizionali istituzioni economiche, finanziarie e politiche. I Summit mantengono un’alternanza tra i paesi (a Nuova Delhi nel 2012, Durban nel 2013 e, da ultimo, a Fortaleza), ampliando il raggio della discussione e del dibattito. Insieme all’economia ed al commercio, l’attenzione dei Summit si sposta sui trasporti, la sanità, la sicurezza personale e alimentare, la tutela dell’ambiente, ed ogni “Dichiarazione Finale” è la dichiarazione di come i cinque paesi vogliano giocare un ruolo da protagonisti. La creazione della Nuova Banca per lo Sviluppo (nel 2014 al summit di Fortaleza), chiamata anche “la Banca dei BRICS”, con un capitale iniziale di 100 miliardi di dollari, insieme ad un fondo previdenziale, il BRICS Contingent Reserve Arrangement, dotati di un identico tetto che salvaguarda i bisogni dei cinque paesi sottoscriventi, è un chiaro segno della presenza e della forza del gruppo nell’arena internazionale.
Le strette relazioni ed i progetti comuni tra i BRICS non sono confinati al livello economico e monetario, ed i processi di decision-making hanno subito una differenziazione. Comprendono la “collaborazione” fra i Capi di Stato o di Governo e gli stessi Summit; i secondi operano a livello interministeriale, occupandosi di aspetti molto distanti dal settore economico, con la creazione di gruppi di decisione numerosi e permanenti (Stuenkel, 2013). E’ pertanto questa azione “politica” che rende possibile la collaborazione tra questi cinque paesi su progetti intra- BRICS. Queste sono le ragioni principali per le quali differire lo studio di questo sistema sarebbe un errore imperdonabile.

 

La road map della Conferenza di Parma

Per opporsi a questa visione il gruppo di ricerca sui BRICS di Parma (www.brics.unipr.it) ha deciso di approcciare i BRICS dal punto di vista di una prospettiva innovativa, quella legale. Fin dal 2001 abbiamo iniziato ad osservare la storia dei BRICS in divenire, attraverso una serie di conferenze e seminari che hanno spianato la strada per la conferenza “BRICS sotto i riflettori”.
Quello che è stato chiaro fin dai primi giorni è che per capire davvero le dinamiche intra- BRICS, dobbiamo studiare le loro “convergenze condizionate” (Bruno e Carducci, 2014), ovvero l’approccio comune a politiche specifiche. Come è ovvio, stiamo studiando un processo non ancora compiuto di grande interesse economico, legale e sociale. Pertanto l’ analisi non può essere compiuta solo dal punto di vista euro-atlantico, ma deve acquisire una dimensione internazionale, interdisciplinare e di larga scala, e dovrebbe essere condotta principalmente da studiosi provenienti dai BRICS.
Per tutte queste ragioni, al centro della conferenza “BRICS sotto i riflettori”, si situa una questione molto pragmatica: che cosa sono e dove si trovano in questo momento i BRICS, lasciando da parte problemi più astratti e sfuggenti come la raison d’être dei BRICS.
Il gruppo di ricerca di Parma sui BRICS ha deciso di intraprendere la sfida e di organizzare la conferenza aprendo la richiesta di contributi ad ogni possibile studioso interessato, con l’intento di incoraggiare un’analisi sistematica ed interdisciplinare sull’importanza dei BRICS, di pari passo con i dibattiti contemporanei in campo socio-politico, economico, geopolitico e legale. Quasi sessanta sono stati gli studiosi che hanno fornito contributi per la conferenza da ogni parte del mondo. Insieme alla commissione- Niu Haibin (Shanghai Institute for International Studies), Paulo Esteves (BRICS Policy Center, Rio de Janeiro), Augusto Ninni (Università di Parma), Patrick O‟Sullivan (Director Grenoble Ecole de Management GGSB) and Danny Pieters (University of Leuven) – abbiamo selezionato i lavori che sono stati presentati in questa edizione. Più di trecento pagine sono state pubblicate a testimonianza della laboriosità dei membri della commissione e se lette in modo approfondito esse renderanno ragione della qualità dei lavori presentati, e forniranno il lettore di un punto di vista chiaro sulle “convergenze condizionate” che i BRICS stanno costruendo.
Questa enorme mole di lavoro è stata divisa in una sequenza di quattro sezioni, ognuna dedicata a macro temi specifici. La prima sezione, con i contributi di Mihael Papa, Silvia Bruno e Michele Carducci, ha per argomento il tema dei BRICS e le politiche globali, punto di partenza e nodo centrale di ogni questione legale, che è stato analizzato più a fondo da Cooper e Farooq, i quali hanno tentato di mettere alla prova la “Club Culture dei BRICS” usando le lenti della neonata banca dei BRICS, e da Michael Kahn dell’Università di Stellenbosch nella Repubblica Sudafricana, che concentra il suo studio sulla cooperazione dei BRICS nel campo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione, anch’essa di grande interesse durante l’incontro dei rispettivi ministri (Dichiarazione di Città del Capo, Ministri della Scienza e Tecnologia, Febbraio 2014).
La seconda sezione si interessa dei diritti socioeconomici e delle disuguaglianze sociali, un tema centrale per lo sviluppo di questi paesi che si confrontano ancora con notevoli problemi, come ha già sottolineato il rapporto sulla sicurezza sociale di Danny Pieters, il presidente della commissione (Pieters e Schoukens, 2012). Dall’analisi del diritto societario brasiliano (J. Armour e C. Schmidt) al diritto alla salute, studiato da Marina Larionova, Mark Rakhmangulov, Andrei Sakharov, Andrey Shelepov, Sandra Regina Martini Vial e Diana Cerini e al caso legislativo della Corte Costituzionale Sudafricana sui diritti socioeconomici, questa sezione fornisce interessanti punti di vista sugli argomenti più critici e importanti. La comunità globale ha accolto con favore l’inclusione della questione salute nell’agenda dei BRICS. “Dal 2005 al 2010 la spesa assistenziale brasiliana è cresciuta ogni anno ad un tasso intorno al 20,4%, quella indiana al 10,8%, cinese al 23,9%, sudafricana al 8%. La spesa assistenziale russa è cresciuta piuttosto presto nello stesso periodo, prima di stabilizzarsi intorno ai 450 milioni di dollari annuali.” (Ghsi, 2012). Nonostante gli investimenti dei BRICS nel settore, le sfide restano difficili: il rischio di pandemie, reso più grave dalle migrazioni e dai viaggi, l’accesso ai servizi pubblici, incluse la tecnologia medica ed i farmaci (Yu, 2008), il taglio dei crescenti costi della sanità, in particolare in riferimento alle patologie trasmissibili e non. Affrontare queste sfide in un modo più utile, giusto e sostenibile promuoverà lo sviluppo economico nei BRICS, insieme ad una sanità migliore e ad una più forte coesione sociale. Questa è un’idea nuova anche per la nostra democrazia la quale percepisce la salute come un costo da tenere sotto controllo, e non come una fonte di ulteriore sviluppo e ricerca (Harmer Xiao Missoni Tediosi 2013). Questa è la ragione per cui l’analisi del gruppo dei BRICS non dovrebbe sottovalutare questi temi.
La terza sezione è incentrata sulla dimensione economica, un tema classico degli studi sui BRICS. La collaborazione con il Dipartimento di Economia dell’Università di Parma ha permesso di approcciare il tema attraverso una prospettiva interdisciplinare e competente. Il professor Patrick O’Sullivan della Grenoble École de Management presiederà la sezione, con Helmut Reisen che analizzerà la banca dei BRICS e il suo ruolo nella riforma dell’architettura finanziaria globale, Wei Zhao che tratterà il modello capitalista cinese e Natalia Mrockova che presenterà in modo critico l’importanza dell’impalcatura legislativa per lo sviluppo economico della Cina.
Infine, la quarta sezione verte su sviluppo sostenibile ed energia. La rilevanza del tema viene discussa che si occupano dell’analisi della protezione dell’ambiente, della competitività e dell’innovazione nei riguardi della crescita ecologica e delle politiche sulle energie rinnovabili.
La discussione della commissione comincerà nel primo pomeriggio di Giovedì 6 e finirà nel tardo pomeriggio di Venerdì 7. Inoltre, in una sala adiacente alla conferenza, si terrà la proiezione di nove filmati realizzati da giovani collaboratori, scelti anch’essi dal comitato scientifico della conferenza.
Per due giorni Parma ospiterà una intensa discussione sui BRICS, alla presenza dei BRICS e di studiosi internazionali. Speriamo che si rivelerà un’occasione importante per esaminare in profondità la portata delle azioni di una sfida mastodontica, non solo economica. Un mondo che sta vivendo una rivoluzione silenziosa, mentre in Occidente, dove si parla molto di cambiamento, ogni cosa sembra ricordare il motto del Gattopardo: “tutto cambia affinché nulla cambi”. Oltre al settore economico-finanziario, le sfide più interessanti e delicate risiedono nel campo delle politiche sociali, della sicurezza collettiva, dell’ambiente, dell’educazione, del welfare, dell’energia e della salute. E’ in questi campi che i BRICS stanno cercando posizioni condivise, una strada fatta di conoscenza e dialogo che potrebbe renderli più forti al cospetto delle altre superpotenze.
Nell’era della conoscenza e dell’informazione, le relazioni rappresentano il mezzo più stimolante ed efficace per garantire lo scambio di conoscenze e l’opportunità di sviluppo. Ed è proprio con questa logica innovativa e vincente che Brasile, Russia, India, Cina e Repubblica Sudafricana si stanno muovendo oggi. In soli cinque anni sono riusciti a creare una forma di connessione ininterrotta che supera i modelli comuni di partnership intergovernativa.

 

BRICS, qualcosa di nuovo?

Dunque ogni cosa è perfetta? Sarebbe di certo errato abbandonarsi al trionfalismo senza avere analizzato le molte contraddizioni che caratterizzano i cinque paesi in esame.
Molto spesso, ad esempio, in molti di questi paesi, il sostegno ed il rispetto dei diritti fondamentali, anche quando riconosciuto dalle costituzioni, è evidentemente inconsistente.
Ma andando oltre la prima, ancorché importante, considerazione, possiamo vedere come i BRICS presentino un approccio pragmatico anche nel campo dei diritti fondamentali, dal momento che decidono di confrontarsi sulla possibile implementazioni di temi quali il diritto alla sussistenza, allo sviluppo ed alla salute. Gli studi presentati nelle pagine seguenti sono esempi di questo processo.
Ciò che diventa evidente è la volontà di dare la priorità all’attuazione dei piani riguardanti l’economia e i diritti sociali, mentre i diritti civili e politici, in particolare in alcuni di questi paesi (Groppi, 2015), continuano ad essere negati. Successi basilari in una prospettiva occidentale sono molto lontani dall’essere ottenuti pienamente. Inoltre ci sono altri settori, come la salute mondiale, nei quali i BRICS stanno proponendo soluzioni innovative e votate al progresso.
Le pagine che seguiranno forniranno al lettore un’analisi comprensiva e sfaccettata dei fenomeni in corso. Studiare i BRICS è inevitabile se vogliamo comprendere il mondo contemporaneo. Al momento questo gruppo rappresenta un modello legale che potrà diventare sempre più interconnesso e forse capace, in futuro, di creare addirittura un nuovo modo di “stare insieme” (Armijo, 2007). Un modello di ordine interstatale pluralista, risultato di differenti esperienze che si coagulano in una nuova entità, dotata di un impressionante potere socio-politico a livello globale.
Brasile, Russia, India, Cina e Repubblica Sudafricana possono avere sul mondo un impatto immenso, che potrebbe aumentare nel prossimo futuro. Ciò a cui miriamo all’Università di Parma è capirlo e definirlo in modo migliore.
Infine, dobbiamo ringraziare il Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale italiano e le cinque ambasciate dei BRICS, che hanno creduto in questa iniziativa e l’hanno supportata attraverso il loro pieno patrocinio.

Lucia Scaffardi

 

L’articolo, tratto da www.federalismi.it è stato tradotto per il Cesem da Lorenzo Pedrini.

Articolo originale: BRICS, Why Not? By Lucia Scaffardi, Associate Professor in Comparative Public Law, University of Parma. www.brics.unipr.it

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