di Giulio Chinappi
Mentre la Corte Internazionale di Giustizia analizza nuove accuse nei confronti di Israele, il popolo palestinese ottiene il sostegno della maggioranza della comunità internazionale, come dimostrano le parole dei leader africani e del presidente brasiliano Lula.
Dopo il primo caso riguardante le accuse, mosse dal Sudafrica, di atti genocidi da parte di Israele durante gli assalti a Gaza, i rappresentanti palestinesi hanno nuovamente fatto appello alla Corte Internazionale di Giustizia per quanto riguarda l’occupazione illegale dei territori palestinesi. La corte de L’Aia, massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, si appresta ora ad analizzare il nuovo caso, nell’ambito di una battaglia legale che rappresenta una tappa significativa nella lunga lotta per i diritti dei palestinesi, con implicazioni cruciali per la pace e la giustizia in Medio Oriente.
Come detto, la Corte Internazionale di Giustizia, a volte abbreviata con l’acronimo inglese di ICJ (International Court of Justice), rappresenta il più alto organo legale delle Nazioni Unite in grado di giudicare le questioni tra gli Stati membri. La sua autorità è vincolante, ma l’attuazione delle decisioni dipende dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Inoltre, nel diritto internazionale non esistono mezzi di coercizione che possono effettivamente obbligare uno Stato a rispettarne le sentenze, motivo per il quale spesso le sue indicazioni vengono ignorate.
In seguito agli attacchi militari operati da Israele contro Gaza, il Sudafrica ha accusato il governo sionista di genocidio ai danni del popolo palestinese, in violazione della Convenzione sul Genocidio del 1948. In questo primo caso, la Corte Internazionale di Giustizia si è pronunciata ordinando a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza, ma non ha chiesto la fine delle operazioni militari da parte di Tel Aviv.
Secondo il governo sudafricano, gli atti genocidi includono il massiccio numero di vittime palestinesi, specialmente bambini, la distruzione delle loro case, l’espulsione e lo spostamento forzato, oltre al blocco degli aiuti umanitari essenziali. Queste azioni sono considerate parte di una strategia per impedire la nascita di nuovi palestinesi, minacciando così la sopravvivenza stessa del popolo palestinese.
Parallelamente al caso di genocidio, i rappresentanti palestinesi hanno sollecitato la Corte Internazionale di Giustizia sulla legittimità dell’occupazione israeliana della Palestina. Questo caso, invece, si concentra sull’occupazione illegale da parte del governo sionista della Cisgiordania, di Gaza e di Gerusalemme Est dal 1967. I palestinesi chiedono che queste terre siano riconosciute come parte di uno Stato indipendente, lo Stato di Palestina, riconosciuto dalla maggioranza della comunità internazionale e ammesso come Stato osservatore all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Secondo i rappresentanti palestinesi, l’occupazione israeliana viola il diritto internazionale in tre modi fondamentali: attraverso l’annessione di terre occupate, la negazione del diritto all’autodeterminazione e l’istituzione di un sistema di apartheid. La decisione definitica dell’organo giudiziario delle Nazioni Unite su questo caso potrebbe richiedere mesi, ma i quindici giudici che la compongono dovrebbero iniziare ad analizzare il caso proprio in questi giorni.
Nella sua battaglia legale per il riconoscimento del proprio diritto all’autodeterminazione, il popolo palestinese ha raccolto molte voci favorevoli all’interno della comunità internazionale, con solamente il mondo occidentale che continua a prendere le difese di Israele anche di fronte al tentativo di genocidio. Nel recente vertice dell’Unione Africana ad Addis Abeba, i leader del continente hanno condannato l’assalto sionista contro la Striscia di Gaza, sostenendo le iniziative del Sudafrica presso la Corte Internazionale i Giustizia.
Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki, ha affermato che l’offensiva di Israele costituisce la violazione “più flagrante” del diritto internazionale umanitario e ha accusato Israele di aver “sterminato” gli abitanti di Gaza. “Abbiate la certezza che condanniamo fermamente questi attacchi senza precedenti nella storia dell’umanità“, ha detto Faki, aggiungendo: “Vogliamo assicurarvi la nostra solidarietà con il popolo palestinese“.
Il presidente delle Comore e presidente uscente dell’Unione Africana, Azali Assoumani, ha lodato il caso presentato dal Sudafrica contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia e ha condannato “il genocidio che Israele sta perpetrando in Palestina sotto i nostri occhi“. “La comunità internazionale non può chiudere gli occhi di fronte alle atrocità che vengono commesse, che non solo hanno creato il caos in Palestina ma hanno anche conseguenze disastrose nel resto del mondo“, ha affermato Assoumani.
Al vertice dell’Unione Africana è stato invitato anche il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, intervenuto a sua volta per denunciare il genocidio perpetrato dal governo sionista contro il popolo palestinese, che non ha esitato a paragonare all’olocausto nazista. “Ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza con il popolo palestinese non si è mai verificato in nessun altro momento storico. In effetti, è successo solo quando Hitler decise di uccidere gli ebrei“, ha affermato il presidente sudamericano durante una conferenza stampa dall’Etiopia, dove ha partecipato al vertice di Addis Abeba.
Il CeSE-M sui social