L’Occidente isolato sul riconoscimento della Palestina

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di Giulio Chinappi

Sui 193 membri delle Nazioni Unite, 138 riconoscono la Palestina come Stato indipendente. Un’altra questione di politica internazionale che mette in evidenza il forte isolamento dell’Occidente collettivo.

FONTE ARTICOLO

Dal 1988 ad oggi, ben 138 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente, ai quali vanno aggiunti due Paesi non membri, la Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD) e la Città del Vaticano. Dal canto suo, Israele viene riconosciuto da 165 membri delle Nazioni Unite, dunque a sua volta non gode del pieno riconoscimento della comunità internazionale. Eppure, l’entità sionista dispone di un seggio all’Assemblea Generale delle Naizoni Unite, mentre la Palestina è stata solo di recente, nel 2012, ammessa come osservatore permanente. Inoltre, i nostri media ci trasmettono l’idea fasulla che Israele sarebbe uno Stato a pieno titolo, mentre la Palestina solamente un’entità non meglio definita, fatto non corroborato dai principi del diritto internazionale.

La reale differenza tra Israele e Palestina sta dunque nel fatto che il primo è riconosciuto e sostenuto dal mondo Occidentale, mentre la seconda gode del riconoscimento della grande maggioranza di Asia, Africa e America Latina, ma non degli Stati Uniti e dei loro vassalli. Se, ad esempio, prendiamo in considerazione il continente africano, notiamo che solamente due Paesi, Camerun ed Eritrea, non riconoscono la Palestina come Stato indipendente, mentre sono nove quelli che non riconoscono Israele, dieci se si considera la RASD. In Asia, invece, sono solamente Corea del Sud, Giappone, Myanmar e Singapore a non aver riconosciuto l’indipendenza palestinese, mentre sono ben diciassette i governi che non riconoscono Israele. Infine, in America Latina Messico, Panama e diversi Paesi caraibici non riconoscono la Palestina, mentre Cuba e Venezuela non riconoscono Israele.

A livello statistico, sono dunque i Paesi occidentali e le piccole isole dell’Oceano Pacifico a comportare la differenza tra il numero di riconoscimenti ricevuti dai due Paesi. Persino in Europa, poi, ci sono numerosi Paesi che hanno deciso di riconoscere la Palestina, alcuni dei quali membri dell’UE, come Bulgaria, Grecia, Polonia, Romania, Slovacchia, Svezia e Ungheria. A pesare, dunque, è soprattutto l’atteggiamento prepotente degli imperialisti statunitensi e dei loro servili vassalli, che continuano a sostenere risolutamente il regime sionista, e ad impedire al popolo palestinese di godere a pieno del proprio diritto all’autodeterminazione e ad uno Stato indipendente.

Per comprendere in modo oggettivo se la Palestina possa essere considerata uno Stato dal punto di vista del diritto internazionale, dovremmo prendere in considerazione la definizione di statualità contenuta nella Convenzione di Montevideo del 1933, secondo la quale, per essere considerato uno Stato, un’entità deve avere una popolazione permanente, un territorio definito, un proprio governo e la capacità di entrare in rapporti con altri Stati (questi ultimi due elementi generalmente riassunti nella formula della “sovranità”). Inoltre, la convenzione spiega che l’esistenza politica di uno Stato “è indipendente dal riconoscimento da parte degli altri Stati“. “Anche prima del riconoscimento, lo Stato ha il diritto di difendere la propria integrità e indipendenza, di provvedere alla propria conservazione e prosperità, e di conseguenza di organizzarsi come meglio crede, di legiferare sui propri interessi, di amministrare i propri servizi e di definire la giurisdizione e la competenza dei suoi tribunali“, si legge ancora nella Convenzione di Montevideo.

Dal punto di vista del diritto internazionale, dunque, la Palestina va considerata a tutti gli effetti come uno Stato indipendente, la cui sovranità non viene esercitata a pieno unicamente per via delle violazioni del diritto internazionale operate in modo continuativo e impunito da Israele. Inoltre, il principale motivo per cui la Palestina non è entrata ancora a far parte a pieno titolo delle Nazioni Unite risiede unicamente nell’anacronistico diritto di veto al Consiglio di Sicurezza di cui sono dotati cinque Paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Cina e Russia. Questo significa che basta l’opposizione di uno solo di questi Paesi per rendere impossibile l’ingresso della Palestina nell’ONU come Paese membro, e di questi cinque i primi tre non riconoscono la Palestina.

Come sappiamo, poi, anche nello stesso blocco occidentale non c’è unanimità di vedute sul riconoscimento della Palestina. Persino nei Paesi che non riconoscono il governo palestinese, molte forze politiche, sopratutto della sinistra radicale, spingono in questo senso. Di recente, la coalizione della sinistra spagnola Sumar ha chiesto al primo ministro socialista Pedro Sánchez di riconoscere la Palestina come una delle condizioni affinché le due parti raggiungano un accordo di coalizione per la nascita del nuovo esecutivo. Se Sánchez dovesse rifiutarsi, Sumar non concederebbe il suo voto di fiducia, e i socialisti sarebbero di fatto impossibilitati a formare il nuovo governo. “Crediamo che sia giunto il momento che la Spagna riconosca unilateralmente, incondizionatamente e urgentemente lo Stato palestinese come contributo essenziale alla risoluzione del conflitto e alla pace“, sono state le parole di Ernest Urtasun portavoce della piattaforma e parlamentare europeo. Il portavoce di Sumar ha ricordato che Paesi come la Svezia e la Grecia hanno già riconosciuto lo Stato palestinese, quindi la Spagna potrebbe farlo senza aspettare che l’Unione Europea raggiunga una posizione comune.

Tutti gli elementi che abbiamo espresso in questo breve articolo dimostrano come il riconoscimento della Palestina come Stato indipendente sia in linea con i principi del diritto internazionale e con la volontà della maggioranza dei Paesi del mondo, nonché di una parte consistente dei popoli di quei Paesi che ancora non la riconoscono. Solamente una piccola élite che guida i governi occidentali mantiene ancora una posizione di sostegno incondizionato al regime sionistache nel frattempo continua indisturbato nel suo genocidio del popolo palestinese.

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