di Luca Pingitore
In questi giorni ricorre il diciannovesimo anniversario della strage avvenuta nella cittadina di Beslan, località ai piedi della catena montuosa del Caucaso del Nord.
Per commemorare il drammatico ricordo di quei giorni, anche questo anno una delegazione mista italo – sammarinese (Repubblica dove è presente un’opera scultoria dedicata alla memoria delle vittime) si è recata nella cittadina caucasica.
Il 1 settembre a Beslan ed il 2 settembre a Vladikavkaz, il flauto di Monica Moroni da San Marino ed il pianoforte dell’osseta Zemfira Khestanova ricorderanno in musica l’eccidio avvenuto nella scuola nel 2004.
I due distinti momenti musicali, che fanno seguito a quello organizzato per la prima volta fuori la scuola lo scorso anno, sono organizzati dalla Rappresentanza in Italia dell’Ossezia del Sud (repubblica indipendente de facto incastonata tra le alture del Caucaso) guidata da Mauro Murgia.
Era il 1 settembre 2004, infatti, quando un folto gruppo di uomini armati assaltò la scuola n. 1 facendo prigionieri centinaia di bambini, insegnanti e genitori che si accingevano a celebrare l’inizio del nuovo anno scolastico tramite la tradizionale celebrazione del primo giorno di lezioni. Per l’occasione di festa, oltre a maestri e studenti era numerosa anche la presenza di madri, nonni, bambini più piccoli e ragazzi più grandi.
Negli attimi iniziali dell’attacco non tutti si resero conto di quello che stava realmente accadendo e solo in pochi riuscirono a mettersi istintivamente in salvo. Si contarono però già le prime vittime.
Le persone fatte prigioniere furono ammassate nella palestra della scuola tenuta sotto perenne controllo armato da parte degli assalitori. I prigionieri subirono continue vessazioni e vennero lasciati senza cibo ed acqua tanto che molti di loro furono costretti a dissetarsi con le proprie deiezioni. I sequestratori non risparmiarono l’uccisione di qualche ostaggio durante i tre lunghi giorni in cui si sviluppò l’operazione terroristica, mentre fuori vigeva l’assedio da parte delle forze speciali russe. Dopo tre giorni delle esplosioni, propiziate non si sa con certezza da quale evento, causarono la reazione di attentatori e la risposta delle squadre di sicurezza facendo così sfociare la situazione in un drammatico eccidio. Delle circa 1200 persone costrette nella palestra più di 300 persero la vita. Di esse 186 bambini.
Una tragedia che impressionò duramente l’opinione pubblica mondiale ed ancora oggi è viva nei ricordi di molti. Dei sopravvissuti soprattutto. Ex bambini che hanno visto la morte in faccia o che sono tornati a casa senza il fratellino o la sorellina. Alcuni di essi hanno creato a Vladikavkaz, la capitale dell’Ossezia del Nord da cui Beslan dista pochi chilometri, un piccolo centro associativo. Sedute terapeutiche di gruppo durante le quali esternano il loro trauma e trovano la forza di convivere con il dolore si alternano ad eventi culturali e conviviali. La vita va avanti ed il senso della loro nuova esistenza è quello di creare, aiutare gli altri, coinvolgere e farsi coinvolgere da nuove esperienze.
Diverso è invece il ruolo del “comitato Madri di Beslan” che sin dall’inizio combatte per la ricerca della verità, se non giudiziaria e politica ma di certo quella storica, e sempre attiva affinchè la strage non venga dimenticata. ” Non bisogna dimenticare affinche’ fatti del genere non accadano mai piu’ “.
L’Italia è uno dei pochi paesi che in varie occasioni e con varie iniziative contribuisce a mantenere vivo il ricordo di quella tragedia.
A partire dall’Associazione “Aiutateci a Salvare i Bambini” che fu tra le prime a livello mondiale ad operare con progetti di aiuto proprio a ridosso dei fatti e portò alcuni di quei bambini nel nostro paese alla stregua di quelli già vittime della nube di Chernobyl.
In seguito alcune amministrazioni comunali, come Firenze e Sarzana, hanno intitolato piazze o monumenti. Sin dal suo insediamento nel 2016, anche la Rappresentanza in Italia della Repubblica dell’Ossezia del Sud, organizza eventi con lo scopo di ricordare e lanciare un continuo monito di pace per il futuro.
Dopo anni di visite a Beslan ed il primo concerto dello scorso anno, nel recente aprile ha invitato in Italia alcune madri ed alcuni ragazzi vittime della tragedia che hanno così potuto prender parte ad eventi organizzati in diverse località del Paese.
In questi giorni centinaia di persone giungono a Beslan da ogni parte dell’Ossezia del Nord e del Sud deponendo fiori sotto la grande scultura che ricorda le vittime della tragedia e sulle tombe che formano la “Citta’ degli Angeli”. Un enorme cimitero di tombe tutte uguali in marmo di color granito rosa.
Recarsi a Beslan, visitare quel che resta della palestra della scuola ed osservare le lapidi della “Città degli Angeli”, è sempre commovente. In qualsiasi periodo dell’anno ci si giunga. Solo qui sul posto comprendi la reale portata della tragedia. Ancor di più quando ascolti le vicende di quei drammatici giorni dai diretti protagonisti. Superstiti e testimoni di una tragedia che non si puo’ dimenticare. Una strage che a Beslan ha cancellato quasi una intera generazione.
LUCA PINGITORE è Presidente di OTRA “Associazione Viaggiatori indipendenti”.
Il CeSE-M sui social