Geopolitica e geografia sacra nel contesto del conflitto ucraino

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di Daniele Perra

Relazione di Daniele Perra alla Conferenza “Violation of religious rights. Attack on Ukrainian Orthodox Church” (Vienna, 22 luglio 2023)

Link resoconto conferenza: https://geostrategy.rs/en/geopolitics/1424-conference-in-austria-violation-of-religious-rights-attack-on-the-ukrainian-orthodox-church?fbclid=IwAR2rt2xm9KiRlUTfkz6eeutPDZ8woG0W0h9AGnvu81wxpuxSmjbGgbj7UR4

Buongiorno a tutti,

sono Daniele Perra, saggista e studioso italiano di geopolitica. Attualmente collaboro con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici”, con il CeSEM (Centro Studi Eurasia-Mediterraneo) e con la casa editrice Anteo Edizioni. Il mio lavoro si concentra soprattutto sul rapporto (più o meno segreto) che intercorre tra geopolitica e geografia sacra. Con esso ho cercato (e sto ancora cercando) di mettere in luce il fatto che la geopolitica sia in qualche modo una disciplina che deriva dalla geografia sacra.

Prima di iniziare vorrei ringraziarvi per avermi dato l’opportunità di partecipare ad un evento così importante.

Dunque, ci sono molti aspetti dell’attuale situazione di conflitto in Ucraina che vengono totalmente ignorati nei Paesi “occidentali” e più generalmente in “Occidente”. È bene sottolineare che quando parlo di “Occidente” mi riferisco non ad un concetto geografico ma soprattutto ad un concetto ideologico. L’Occidente odierno, culturalmente egemonizzato dagli Stati Uniti d’America, è lo spazio in cui si nega tutto ciò che è sacro. O meglio, l’Occidente è lo spazio in cui il sacro diventa “anti-sacro”. Il filosofo tedesco Martin Heidegger ha utilizzato il termine “Ungeist” per descrivere una condizione in cui lo spirito di una civiltà diviene “anti-spirito”.

Ma torniamo all’argomento della conferenza: le violazioni dei diritti religiosi e gli attacchi alla Chiesa Ortodossa Ucraina facente riferimento al Patriarcato di Mosca. Sono fermamente convinto che questo aspetto del conflitto (un conflitto iniziato ormai da oltre nove anni) è parte di quel processo che nei miei testi ho definito come “occidentalizzazione dello spazio”. Cosa significa?

L’occidentalizzazione dello spazio è un processo che trasforma lo spazio geografico da spazio “qualitativo” a spazio “quantitativo”. Karl Marx parlava di “accumulazione di capitale”. È esattamente lo stesso processo, con la differenza che, al posto del capitale, abbiamo un’accumulazione di spazio che diviene culturalmente “occidentalizzato”: ovvero, dominato da una sovrastruttura culturale (fondata su principi tipicamente occidentali) in cui la supposta tolleranza è solo una maschera per nascondere svariate e profonde forme di razzismo culturale.

Come sappiamo, l’Europa oggigiorno è semplicemente la periferia di un Impero che ha il suo centro nell’Estremo Occidente. L’Europa è stata conquistata dal Paese egemone dell’attuale Occidente, gli Stati Uniti d’America, non solo militarmente (la NATO, ad esempio, è solo uno strumento per mantenere l’Europa in una condizione di cattività geopolitica grazie ad una classe politica ed intellettuale ampiamente connivente con l’occupante). L’Europa è stata conquistata dall’Estremo Occidente anche metafisicamente. In effetti, possiamo affermare (senza timore di venir smentiti) che l’Europa è stata annichilita metafisicamente dall’Estremo Occidente.

Questo, a mio modo di vedere, è molto importante perché è esattamente lo stesso processo al quale stiamo assistendo oggi in Ucraina. Un qualcosa che abbiamo già visto anche in Serbia sul finire degli anni ’90 del secolo scorso. La Serbia, infatti, è stata separata forzatamente dalla regione in cui si trovano le fondamenta metafisiche della Nazione: il Kosovo e Metohija.

Cosa fece l’Occidente in quel caso? Creò una specie di narco-Stato (in balia di organizzazioni criminali e terroristiche), con tanto di statue e viali dedicati ai presidenti nordamericani, nel mezzo dei Balcani, dove (storicamente) si trova uno dei centri sacri più importanti della Cristianità Orientale (paragonabile solo al Monte Athos). Qui, tra l’altro, si trova il celebre monastero di Visoki Dečani dove possiamo ammirare l’altrettanto celebre, quanto rara, icona del Cristo con la spada.

Lo stesso identico processo sta avvenendo in Ucraina, dove i diritti della Chiesa Ortodossa legata al Patriarcato di Mosca sono costantemente violati in modo da sostenere il predominio di quella Chiesa Ucraina che ha letteralmente comprato l’autocefalia dal Patriarcato di Costantinopoli grazie ai soldi occidentali ed alle pressioni dell’allora Presidente Petro Poroshenko e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America (cosa che ha determinato il gravissimo scisma tra Mosca e Costantinopoli).

E, ancora, stiamo assistendo ad un processo di desacralizzazione dello spazio. Personalmente, prendo sempre come esempio i nuovi affreschi sulle mura della Cattedrale di Ternopil “benedetti” dall’auto-proclamato Patriarca di Kiev Filarete Denishenko. In questi affreschi possiamo “ammirare” San Giorgio che, al posto di infilzare con la sua lancia un drago, colpisce un’aquila bicefala che è sia simbolo russo che (più in generale) simbolo della stessa Ortodossia. Inoltre, il Santo è attorniato da bandiere dell’Esercito Insurrezionale di Bandera e dai simboli utilizzati dal tristemente noto Battaglione Azov (la runa Wolfsangel, già utilizzata dalla divisione SS Panzer “Das Reich” durante la Seconda Guerra Mondiale). Il gruppo, di orientamento “neo-pagano” (in realtà semplicemente “utili idioti” dell’iperatlantismo), in particolare, è ben conosciuto per aver dato alle fiamme icone cristiane e per essersi macchiato di reiterate persecuzioni nei confronti della popolazione del Donbass.

Dunque, Kiev, terra che ospitò le fondamenta storiche e metafisiche dello spazio russo e della stessa identità russa, si sta “occidentalizzando” a tappe forzate. In questo schema geopolitico possiamo inserire anche gli attacchi continui alla Crimea. Il regime di Zelensky, infatti, afferma costantemente di voler riconquistare la Crimea (che, ricordiamolo, venne semplicemente “donata” alla Repubblica Socialista d’Ucraina nel 1954). Perché riconquistare la Crimea è così importante?

Oltre all’intrinseco valore geopolitico della Penisola come avamposto di proiezione di influenza sul Mar Nero, in Crimea (a Chersoneso, vicino all’attuale Sebastopoli) venne battezato il Gran Principe Vladimir nel X secolo. Dalla Crimea, l’Ortodossia si è diffusa in tutto lo spazio russo. Questa, di conseguenza, risulta essere un “centro sacro” che deve necessariamente essere “occidentalizzato”: ovvero, privato delle sue capacità di esercitare un influsso metafisico. Spero di essere stato abbastanza chiaro a questo proposito perché lo ritenfo fondamentale per comprendere il fatto che, dietro gli aspetti prettamente materiali (legati alla geopolitica come scienza profana), ci sono sempre aspetti più profondi spesso negati da molti analisti o presunti tali.

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