di Andrew Korybko
La competizione tra gli ordini mondiali previsti dalla SCO e dall’Occidente è indiscutibilmente una caratteristica distintiva della Nuova Guerra Fredda.
FONTE ARTICOLO: https://korybko.substack.com/p/the-sco-states-agree-on-the-contours
La transizione sistemica globale verso il multipolarismo ha continuato ad andare avanti dopo che l’India ha ospitato virtualmente il vertice dei leader della SCO; vertice che ha portato alla adozione della Dichiarazione di Nuova Delhi, un documento riassume lo spirito dei discorsi pronunciati durante questo incontro che ha visto i capi di stato dei Paesi SCO concordare sui contorni dell’ordine mondiale emergente.
Producendo ancora una volta una dichiarazione condivisa – nonostante le loro divergenze – questi leader hanno segnalato alla comunità internazionale che ci sono questioni chiave su cui tutti dovrebbero cooperare per il perseguimento del bene comune.
Molti di questi sono identici ai punti contenuti nelle dichiarazioni occidentali come le prevedibili banalità sulla lotta al terrorismo, il contrasto al cambiamento climatico, la gestione del COVID e il rispetto della Carta delle Nazioni Unite, e altri, sebbene gli stati della SCO siano probabilmente più sinceri al riguardo di quanto lo siano quelli occidentali.
Tutti questi sono importanti, così come lo è il riferimento inserito nel documento finale dei lavori al multipolarismo e alla connettività; ma è solo leggendo attentamente i discorsi dei loro massimi leader che gli osservatori possono avere un’idea più chiara di ciò che la SCO – nel suo insieme – prevede per il futuro e di come questo sia sostanzialmente diverso da quello pensato dall’Occidente.
Per comodità del lettore, i seguenti collegamenti ipertestuali li porteranno al discorso del leader corrispondente in ordine alfabetico: Cina, India, Iran, Pakistan, and Russia.
Le Repubbliche dell’Asia centrale (CAR) sono membri integranti della SCO e la loro posizione nell’Heartland eurasiatico conferisce loro un significato geostrategico duraturo.
[…] Nessuno mette in dubbio la necessità di stabilizzare l’Afghanistan per contrastare le minacce ibride che potrebbero diffondersi da lì ad una regione più ampia, anche se – a parte ribadire la necessità della formazione di un governo veramente inclusivo e reprimere alcuni attori non statali – nulla di nuovo è stato proposto.
Con ogni probabilità, gli stati della SCO lo faranno probabilmente attraverso una combinazione di rapporti informali con i talebani e un coordinamento tattico con quei membri del gruppo con cui sono più vicini.
Allo stesso modo, mentre i loro leader concordano sulla necessità di semplificare la connettività, alcune questioni economiche e politiche porteranno a una sua attuazione imperfetta poiché un commercio veramente libero e senza restrizioni tra questo blocco di nazioni non è realistico a causa delle loro innate differenze, in particolare per l’asimmetria tra la Cina e tutti gli altri membri.
Inoltre, l’India si oppone alla Belt & Road Initiative (BRI) della Cina a causa della posizione di Delhi secondo cui il corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) viola la sua sovranità transitando attraverso il territorio conteso.
Per questi motivi, il meglio che ci si possa aspettare è il continuo sviluppo delle infrastrutture fisiche lungo gli assi complementari Est-Ovest e Nord-Sud.
Ciò assumerà la forma, rispettivamente, di una più stretta cooperazione Cina-CAR-Iran e India-Iran-CAR/Russia. Per quanto riguarda quest’ultimo asse, va sottolineato che il primo ministro Modi e il presidente Raisi hanno fatto riferimento al corridoio di trasporto nord-sud (NSTC) nei loro discorsi all’evento di questa settimana, mentre il presidente Putin ne ha già parlato a lungo in altre occasioni.
Come si può vedere, il nuovo membro della SCO, l’Iran, è al centro di questi corridoi eurasiatici che si intersecano, fatto che contribuirà ad aumentere enormemente il suo ruolo all’interno del gruppo, considerando la priorità che i suoi membri più grandi attribuiscono allo sviluppo della connettività, come così hanno dimostrato i discorsi dei loro leader.
Un altro vantaggio competitivo che la Repubblica islamica ha rispetto ai suoi pari è che è già molto più avanti di loro quando si tratta dell’uso delle valute nazionali nel commercio, che è un altro punto di accordo tra i loro leader.
Le sanzioni americane hanno, infatti, costretto questo paese a de-dollarizzare il commercio con i suoi partner molto tempo fa, mentre gli altri è soltanto adesso che stanno iniziando a farlo molto più convintamente, l’uno con l’altro, dopo che le sanzioni imposte senza precedenti contro la Russia li hanno costretti a riconsiderare la saggezza di utilizzare e accumulare quella valuta.
Dopotutto, anche loro un giorno potrebbero essere presi di mira con mezzi simili, con qualunque pretesto escogitato dall’egemone unipolare in declino; motivo per cui, alla fine, tutti abbiano deciso tutti di fare più affidamento sulle rispettive valute nazionali d’ora in poi.
L’ultimo punto di accordo tra i leader della SCO – in netto contrasto con gli accordi presi tra i leader occidentali – è l’attenzione al rispetto della diversità socio-culturale dei loro paesi.
Questo gruppo di Paesi riunisce civiltà distinte con costumi e tradizioni unici che la gente vuole preservare per le generazioni future. Ognuno di loro è minacciato dalla cancellazione se l’élite occidentale dovesse riuscire nella sua crociata mondiale per imporre il globalismo liberale a tutti gli altri.
Questa suddetta ideologia si oppone esplicitamente a tutti i valori tradizionali – i suoi aderenti li considerano bigotti – spiegando il perché cercano così aggressivamente di screditare, prima, e, poi, smantellare quei sistemi di credenze.
Questa distorta interpretazione della “diversità” da parte di un “culto secolare” ha paradossalmente portato alla creazione di un gruppo omogeneo di consumatori all’interno della società occidentale, superficialmente diviso in una gerarchia incentrata sull’identità (principalmente etno-sessuale); questo scenario è considerato gli stati della SCO come un futuro oscuro, da evitare a tutti i costi.
Di conseguenza, i leader SCO difendono con passione i sistemi socio-culturali dei loro Paesi dalla sovversione di virus ideologici che cercano di screditarli, smantellarli per, infine, in ultimo, tentare di sostituirli con modelli che sono incompatibili con quelli tradizionali della loro gente e, quindi, finirebbero per destabilizzare i loro diversi paesi.
I leader della SCO vogliono anche evitare che la loro gente cada nelle narrazioni della guerra dell’informazione incardinata sul principio del divide et impera, motivo per cui sono tutti interessati a promuovere legami più stretti tra le persone.
Per riassumere, i punti di accordo che differenziano la visione del futuro di questa organizzazione da quella dell’Occidente, sono tutti seri riguardo a:
1) contenere le minacce ibride provenienti dall’Afghanistan attraverso gli sforzi per stabilizzare in modo sostenibile quel paese dilaniato dalla guerra;
2) semplificare la connettività eurasiatica entro i realistici limiti economico-politici imposti ai loro membri;
3) ampliare l’uso delle valute nazionali nel commercio bilaterale; e
4) preservare la loro unicità socio-culturale di fronte alle minacce liberal-globaliste.
Al contrario, l’Occidente:
1) non è seriamente intenzionato a stabilizzare l’Afghanistan poiché l’instabilità è cinicamente considerata un mezzo efficace per dividere e governare l’Eurasia;
2) è contrario alla creazione di corridoi di connettività che non siano sotto il suo controllo diretto o indiretto;
3) vuole mantenere il predominio del duopolio dollaro-euro; e
4) impone in modo aggressivo l’ideologia liberal-globalista della sua élite a tutti gli altri.
La competizione tra questi due ordini mondiali è indiscutibilmente una caratteristica distintiva della Nuova Guerra Fredda.
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