In Georgia si trama una nuova Euromaidan

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di Giulio Chinappi

FONTE ARTICOLO: giuliochinappi.wordpress.com

Come avevamo previsto lo scorso anno, il progetto egemonico statunitense sta spingendo per la riapertura di un nuovo fronte antirusso in Georgia, che già in passato fu protagonista di una “rivoluzione colorata”. La situazione ricorda quella vissuta in Ucraina tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.

Dopo l’Ucraina, la GeorgiaCome avevamo previsto in un nostro articolo di circa un anno fa, la repubblica caucasica costituisce il nuovo fronte antirusso (ri)aperto dalla NATO (ovvero dagli Stati Uniti) con l’obiettivo di impegnare Mosca su più fronti. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a destabilizzazioni di diverso tipo che hanno coinvolto ben otto ex repubbliche sovietiche (Ucraina, Bielorussia, Georgia, Azerbaigian, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan e Moldova), e che dimostrano come esista un vero progetto di accerchiamento della Federazione Russa con forze ostili.

Non va nemmeno dimenticato che, già nel 2004, la Georgia fu protagonista della cosiddetta “rivoluzione delle rose”, che portò al colpo di Stato contro il presidente Eduard Ševardnadze, ex ministro degli Esteri dell’Unione Sovietica, sostituito con il filo-occidentale Mikheil Saak’ashvili. Impossibilitato a partecipare alle elezioni per la terza volta nel 2013, Saak’ashvili si spostò successivamente in Ucraina, dove divenne uno dei sostenitori dell’Euromaidan, conclusosi anche in quel caso con il colpo di Stato contro il presidente in carica, il filorusso Viktor Janukovyč. L’ex presidente georgiano ha ricoperto un ruolo politico attivo di Petro Porošenko, fino a quando non è stato travolto da scandali politici sia in Ucraina che in Georgia, conclusisi con il suo arresto.

Ora, le vicende che si stanno verificando in questo momento in Georgia, ricordano molto da vicino quelle dell’Euromaidan. Sebbene l’attuale governo non possa essere considerato come filorusso, evidentemente gli imperialisti nordamericani vorrebbero l’assoggettazione totale della repubblica caucasica, possibilmente attraverso il suo ingresso nell’Unione Europea e nella NATO, proprio lo stesso progetto che ha portato alla drammatica situazione ucraina.

A sottolineare la similitudine tra l’Euromaidan kievano e le proteste georgiane e stato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ha ricordato come queste siano nate in relazione ad un disegno di legge sulla registrazione di quelle organizzazioni non governative che ricevono finanziamenti esteri pari al 20% del loro budget. Il capo della diplomazia russa ha sottolineato che la legge proposta dal governo georgiano è simile a quelle in vigore in molti Paesi occidentali, concludendo che questa non ha rappresentato che un pretesto per dare il via al movimento antigovernativo, tant’è che le proteste sono proseguite anche dopo che il governo ha ritirato la proposta di legge.

Lavrov ha anche fatto notare come la stampa e i governi occidentali stiano applicando l’ennesimo doppio standard sostenendo le proteste georgiane, ma condannando quelle contro il governo filo-occidentale della Moldovaaltro fronte caldo del confronto tra NATO e Russia: “L’opposizione georgiana non solo è autorizzata ma obbligata a fare ciò che vuole, ma in Moldova le proteste contro l’attuale governo sono condannate perché mentre l’opposizione georgiana riflette gli interessi occidentali, l’opposizione in Moldova riflette interessi diversi e gli interessi occidentali sono rappresentati dal governo e dal presidente“, ha sottolineato il ministro degli Esteri.

La vera colpa del governo georgiano è quella di essersi rifiutato di aderire alle sanzioni antirusse imposte dagli Stati Uniti, e questo per il semplice fatto che, nonostante i contenziosi riguardanti le repubbliche dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, la Georgia resta strettamente legata a Mosca dal punto di vista economico, e l’applicazione delle sanzioni rappresenterebbe un suicidio per Tbilisi. Lavrov ha infatti affermato che il governo georgiano “è principalmente preoccupato per gli interessi economici della nazione e rifiuta di aderire alle sanzioni contro la Russia, assumendo questa posizione non perché siano politici filo-russi, ma perché sanno che i legami economici e commerciali con la Russia, le forniture di gas, l’esportazione di vino, brandy, acqua minerale Borjomi e prodotti agricoli fanno la parte del leone nel commercio estero della Georgia”.

Chiaramente, tutte le difficili vicende che stanno coinvolgendo diverse ex repubbliche sovietiche, a partire dall’Ucraina, rientrano negli effetti collaterali del progetto egemonico di Washington, che vede ancora nella Federazione Russa uno dei principali limiti all’estensione dell’impero a tutto il pianeta: “Quando gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO commentano ciò che sta accadendo in Ucraina e la nostra operazione militare speciale, chiedono che venga inflitta alla Russia una sconfitta strategica sul campo di battaglia, ammettendo apertamente che si tratta di un conflitto esistenziale, il cui esito sarà determinare gli interessi di sicurezza globale dell’Occidente e, per dirla semplicemente, questo è ciò da cui dipende il futuro dell’egemonia e del dominio dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti negli affari globali“, ha sottolineato al riguardo Lavrov.

Come Lavrov, anche il primo ministro georgiano, Irakli Garibashvili, ha notato lo stretto legame esistente tra le vicende ucraine e quelle del suo Paese. Il premier ha sottolineato come il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj abbia effettuato un’inopportuna ingerenza nella politica interna georgiana, esprimendo il suo sostegno nei confronti dei manifestanti: “Quando un uomo a capo di un Paese coinvolto in una guerra trova il tempo per reagire all’azione distruttiva messa in scena da diverse migliaia di persone qui, è una prova diretta che è coinvolto, è motivato a vedere qualcosa che sta accadendo qui”, ha commentato Garibashvili.

Il primo ministro afferma anche che il rimpatrio illegale dell’ex presidente Mikheil Saak’ashvili, attualmente detenuto nella città di Rustavi, sarebbe stato pianificato appositamente per destabilizzare il Paese: “Lo scoppio della guerra in Ucraina era previsto per novembre [2021, ndr], o al più tardi per dicembre. Avevamo informazioni al riguardo, anche dai nostri colleghi e partner. Quando è arrivato Saak’ashvili in Georgia? Il 1° ottobre Saak’ashvili è stato mandato qui deliberatamente con l’obiettivo chiave di organizzare un colpo di Stato e trascinare il Paese nella guerra al momento giusto. Oggi non abbiamo dubbi”. Secondo il primo ministro georgiano, “sarebbe probabilmente una sorta di sollievo per l’Ucraina se la Russia spostasse la sua attenzione” sulla Georgia.

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