GUERRA UCRAINA: LE STRATEGIE DANNOSE DEGLI STATI UNITI

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di Thorsten Hinz

FONTE ARTICOLO: https://www.geopolitika.ru/fr/article/guerre-dukraine-les-strategies-nefastes-des-etats-unis

I politologi Ulrike Guérot e Hauke Ritz denunciano una massiccia influenza degli Stati Uniti nell’Europa orientale come un impulso decisivo della guerra in Ucraina. Secondo la loro opinione, Washington non può più essere considerata il guardiano del Graal dei “valori occidentali”. Secondo loro, infatti, gli Stati Uniti sono oggi “socialmente fatiscenti e culturalmente sfiniti”.

La politologa Ulrike Guérot ha osato fare ciò che ha portato in modo prevedibile e logico al suo bando dal pubblico: con Hauke ​​Ritz, dottore in filosofia e specialista in questioni riguardanti la Russia, ha scritto un libro che assume una visione opposta rispetto alla lettura che è stata data della guerra in Ucraina.

Vi riconosce, infatti, una manipolazione dell’opinione pubblica degna di quella messa in piedi nel 1914:

Ovunque si guardi, c’è un’esuberante presa di posizione a favore dell’Ucraina, una demonizzazione totale dell’avversario, una riduzione del nemico a una sola persona (Putin), assenza di contestualizzazione, una netta divisione tra bene e male, un rifiuto sdegnato della corresponsabilità, moralità a vantaggio della geostrategia“.

Guérot e Ritz hanno collegato due serie di motivazioni: in primo luogo, la consapevolezza “che l’UE ha fallito come progetto politico”; in secondo luogo, “che l’immagine della Russia in Occidente è falsa o comunque insufficiente”. I due concetti sono dialetticamente legati: il suo fallimento rende l’UE incapace di assumere una posizione autonoma nella guerra in Ucraina e di esercitare un’influenza pacificatrice sul conflitto. La continuazione della guerra, a sua volta, rende perfetto il suo fallimento.

Il conflitto geopolitico diventa così un “gioco finale” per l’Europa, con la prospettiva di degenerare definitivamente in un giardino e una massa a disposizione degli Stati Uniti.

L’obiezione che l’Europa e l’UE non sono identiche non dovrebbe essere presa in considerazione qui.

Una “guerra per procura americana”

Quella che i media chiamano coerentemente “la guerra di aggressione di Putin” è per Guérot e Ritz “una guerra per procura americana preparata da tempo“, le cui radici risalgono ai primi anni 90.

Hanno recensito libri, articoli e dichiarazioni di pensatori e strateghi americani e, da questi, hanno preso estratti. Citano Zbigniew Brzeziński, George Friedman, Robert Kagan, Charles Krauthammer e Paul Wolfowitz.

Quest’ultimo era vice segretario alla Difesa sotto George W. Bush e era deciso a “impedire a qualsiasi potenza ostile di dominare una regione le cui risorse, sotto un controllo consolidato, sarebbero sufficienti per generare potenza mondiale“.

Chiunque cerchi di generare un potere paragonabile a quello degli Stati Uniti è considerato un nemico. Mentre dopo il 1989 gli Stati Uniti hanno immediatamente identificato l’Europa come un potenziale concorrente, gli europei hanno avuto una visione “taglia unica” della cosiddetta comunità di valori occidentale. La strategia di Washington di separare l’Europa dalle risorse russe mediante un cordone sanitario non ha suscitato alcuna riflessione strategica.

L’Ucraina diventerà totalmente dipendente dagli Stati Uniti

Le “rivoluzioni colorate” e i “cambi di regime” nelle ex repubbliche sovietiche facevano parte della strategia americana. Nei paesi dell’Europa centrale e orientale, “giovani élite americanizzate con legami con Harvard e Washington” occupavano posizioni di alto livello nello stato e nei media, “il prototipo era ad esempio Radek Sikorski, il futuro ministro polacco degli Affari esteri“, che ha salutato su Twitter l’esplosione dei gasdotti Nord Stream con un “Grazie, USA“.

Barack Obama ha elogiato la capacità degli Stati Uniti di “plasmare l’opinione pubblica mondiale, (elemento che ha) contribuito a isolare completamente la Russia”. L’incendio alla Camera dei sindacati di Odessa nel 2014 da parte di nazionalisti ucraini, che ha causato la morte di 48 russi, è stato, così, completamente nascosto.

Gli accordi di Minsk, che prevedevano una struttura federale del Paese con maggiore autonomia per l’Ucraina orientale, sono stati sabotati sotto l’influenza di Washington, perché per fare dell’Ucraina una zona di schieramento militare della Nato occorre un potere centrale molto rigoroso a Kiev.

Così, la “guerra di aggressione di Putin” appare piuttosto come un attacco difensivo volto a sfuggire alla morsa della NATO.

Il risultato è un’Ucraina gravemente danneggiata dalla guerra, fortemente indebitata e, politicamente, totalmente dipendente dagli Stati Uniti. Gli autori si chiedono: “Può l’Europa volere al suo interno un tale vassallo?”

Secondo i nostri due autori, gli Stati Uniti oggi sono culturalmente esausti.

Se le cose si fanno davvero difficili tra Stati Uniti e Germania, gli americani metteranno sul tavolo materiale di intelligence e sarà qualcosa tipo “o partecipi o sei finito“. Fu in questi termini che nel 2013 Günter Heiß, allora coordinatore delle relazioni tedesco-americane, riassunse la sua esperienza con la prima potenza occidentale nel programma “Beckmann” del canale ARD.

Per Guérot, gli Stati Uniti non possono più essere considerati i custodi del Graal dei “valori occidentali”, sono oggi “socialmente fatiscenti e culturalmente esausti”.

La realtà in Occidente è caratterizzata da “wokeness”, dal divieto di parlare, dalla “cancel culture”, metodi di censura, chiusure di account, sorveglianza digitale e biometrica, giornalismo di stato e guerra psicologica contro la popolazione.

[…]

Fantasticherie antinazionali

La famosa euforia post-nazionale di Guérot, che in linea di principio non conosce confini, ha gravi conseguenze. Come la Germania ha colpevolmente trascurato di acconsentire a un’unione di trasferimento dell’euro fin dall’inizio, la guerra condotta “per l’integrità territoriale storicamente assurda che è l’Ucraina” deve ora provocare la “catarsi europea” prevista, vale a dire la dissoluzione delle strutture statali nazionali. Un inizio è già stato fatto, in quanto la decisione di accogliere i profughi ucraini nel sistema tedesco Hartz IV è “di fatto già foriera di non differenziare più i diritti civili in base alla nazionalità”.

Tali sogni, vuoti, ad occhi aperti non possono essere ragionevolmente criticati. Da un punto di vista storico, quasi tutti i confini in Europa non hanno senso.

Ma cosa significa questo? Invece di un lavoro di precisione, Guérot ci offre alla fine una logica da bulldozer e schiaccia a metà il suo convincente intervento e quello di Ritz contro la lettura ufficiale della guerra in Ucraina. Facilita così il compito ai suoi avversari, ma lo rende difficile a coloro che sono d’accordo.

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