di Andrew Korybko
https://korybko.substack.com/p/lulas-recalibrated-multipolar-vision
Nessuna delle intuizioni condivise in questa analisi suggerisce che Lula sia controllato dagli Stati Uniti, ma solo che la sua precedente prigionia lo ha chiaramente cambiato. Non è più il “rivoluzionario multipolare” che era una volta o almeno era considerato essere, anche dagli Stati Uniti che hanno deposto il suo successore e poi hanno cercato di screditarli entrambi su quella base percepita. La visione ricalibrata del multipolarismo di Lula lo rende accettabile per gli Stati Uniti, i cui democratici al potere amano anche il suo allineamento ideologico interno con loro e soprattutto la sua crociata contro l’opposizione di destra.
Gettare Cina e Russia sotto l’autobus a Buenos Aires
Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, popolarmente noto come Lula, è un’icona della sinistra latinoamericana e – grazie alla sua partecipazione alla fondazione dei BRICS – un titano del movimento multipolare globale. Queste impressionanti credenziali, tuttavia, sono precisamente il motivo per cui le sue divergenze con gli altri membri del BRICS Cina e Russia sul commercio e l’Ucraina sono così inaspettate.
Il presente pezzo tenterà quindi di chiarire i suoi calcoli strategici al fine di discernere le sue motivazioni che lo pongono in disaccordo su questi temi con Pechino e Mosca.
Per quanto riguarda il disaccordo con la Cina, la scorsa settimana ha detto al suo omologo uruguaiano Luis Lacelle Pou che spera che Montevideo sosterrà la conclusione dell’accordo commerciale del Mercosur con l’UE prima che l’Uruguay ne negozi uno con la Cina. La richiesta di Lula ha fatto seguito a quella del suo ministro degli Esteri Mauro Vieira che ha dichiarato al quotidiano Folha de São Paulo che l’annuncio dell’Uruguay di aver mosso i primi passi per negoziare un accordo commerciale con la Cina – risalente allo scorso luglio – potrebbe “distruggere” il Mercosur, poiché, si realizzasse questo scenario, le merci cinesi circolerebbero liberamente all’interno del blocco sudamericano.
Per quanto riguarda le divergenze con la Russia sull’Ucraina, invece, mentre parlava a Buenos Aires Lula ha paragonato l’operazione speciale alla guerra ibrida degli Stati Uniti contro il Venezuela.
Secondo il leader brasiliano appena rieletto, “Così come sono contrario all’occupazione territoriale, come ha fatto la Russia con l’Ucraina, sono contrario a troppe interferenze nel processo venezuelano“. La Russia non ha avuto niente a che fare con il suo viaggio e il paragone che ha fatto con il Venezuela è assurdo, motivo per cui la sua osservazione è stata così sorprendente.
Dare credito dove è dovuto
Nonostante i suoi disaccordi con la Cina sul commercio e la Russia sull’Ucraina, Lula spera comunque di espandere la cooperazione del Brasile con entrambe le potenze. Con i cinesi, è stato dimostrato da lui stesso visto che ha espresso tale intenzione all’inizio dell’anno quando ha rivelato di aver ricevuto una lettera dal suo omologo cinese, il presidente Xi Jinping; mentre, con i secondi, è avvenuto alla fine dello scorso anno, quando ha parlato con il presidente Putin.
Le conseguenze sono state che Lula non riconosce Taiwan né ha concordato con la Germania di armare indirettamente l’Ucraina.
La realtà dell’approccio di Lula alla Cina
Anche così, queste politiche pragmatiche non tolgono nulla a ciò che ha appena detto riguardo alle sue divergenze con Cina e Russia. Lui e il suo team sembrano condividere le già preoccupazioni dell’amministrazione Bolsonaro sul fatto che la Cina stia tentando di entrare clandestinamente nel Mercosur attraverso la backdoor uruguaiana, cosa che entrambi i Presidenti considerano una minaccia per gli interessi economici di lungo periodo del Brasile.
La soluzione proposta da Lula è, quindi, quella di rinegoziare prima i termini dell’accordo commerciale congelato del Mercosur con l’UE al fine di concludere, prima, un accordo con questo blocco economico occidentale nella convinzione che evidentemente il Brasile e i suoi vicini sarebbero, poi, in una posizione migliore per negoziare condizioni migliori con la Cina. In nessun caso, comunque, si vuole che l’Uruguay accetti il proprio accordo commerciale unilaterale con la Cina poiché Lula ritiene che ciò minerebbe l’unità del Mercosur, danneggerebbe gli interessi economici a lungo termine del Brasile e darebbe un vantaggio a Pechino.
In qualità di Capo di Stato, è suo diritto formulare qualsiasi politica egli consideri consona all’interesse nazionale del suo paese, ma è comunque interessante notare che la posizione del suo team sulla delicata questione della negoziazione di un accordo di libero scambio con la Cina sia simile a quella della precedente amministrazione Bolsonaro.
Questa osservazione, ovviamente, non sarà popolare tra i sostenitori più appassionati di Lula – che la ignoreranno, affermeranno falsamente che è diversa da quella di Bolsonaro e/o attaccheranno coloro che la tirano fuori – ma non si può, certo, negare.
La realtà dell’approccio di Lula alla Russia
Passando, invece, alle divergenze di Lula con la Russia sulla questione dell’ Ucraina, anche in questo caso la politica adottata nei confronti della principale guerra per procura della Nuova Guerra Fredda è simile a quella di Bolsonaro.
Proprio all’inizio di marzo del 2022, il governo Bolsonaro ha votato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per condannare l’operazione speciale come presunta “aggressione” e, poi, ancora una volta, in ottobre, ha votato per condannare come presunta “annessione” la riunificazione di Mosca con la Novorossiya.
A differenza di Lula che ha appena infranto il tabù facendolo apertamente a Buenos Aires, lo stesso Bolsonaro, tuttavia, si è sempre rifiutato di condannare personalmente la Russia; a giudicare dalle sue parole, questa icona della sinistra latinoamericana e titano del multipolarismo continua la politica del suo predecessore nei confronti del conflitto ucraino.
Questo spiega perché Lula ha definito le azioni militari della Russia alla stregua di una “occupazione” e le ha paragonate alla guerra ibrida condotta dagli Stati Uniti contro il Venezuela.
Ancora una volta, i sostenitori più appassionati di Lula saranno furiosi per questa osservazione, ma non possono negarlo proprio come non possono nemmeno negare che stia continuando la politica di Bolsonaro di opporsi ai colloqui commerciali dell’Uruguay con la Cina.
Questi fatti “politicamente scorretti” fanno naturalmente sorgere la domanda sul perché Lula stia continuando le politiche di Bolsonaro nei confronti della Cina sul commercio e della Russia sull’Ucraina.
Dopo tutto, è stato Lula stesso che ha pronunciato queste due affermazioni rilevanti che sono state precedentemente analizzate in questo pezzo e non membri delle burocrazie militari, dell’intelligence o diplomatiche permanenti del Brasile (“lo stato profondo”) che avrebbero potuto essere nominati dal suo predecessore e, quindi, incolpati per aver continuato la sua politica senza il consenso di Lula.
La vera differenza tra Lula e Bolsonaro
Ognuno è responsabile delle proprie parole, e le ultime di Lula su Cina e Russia non fanno eccezione. Considerando questo, la conclusione che emerge è che le sue uniche vere divergenze con Bolsonaro riguardano questioni socio-politiche interne. Le opinioni di Lula sono liberal-globaliste e allineate in senso interno con i democratici al potere negli Stati Uniti, mentre quelle di Bolsonaro sono nazionaliste conservatrici ed erano allineate con quelle di Trump, e così si spiega perché la squadra di Biden lo odiava.
Al contrario, il team di Biden sostiene con tutto il cuore Lula poiché questi condivide opinioni molto simili ai dem statunitensi circa il cambiamento climatico, il COVID, le tematiche “LGBTQI +” e la presunta minaccia che i loro oppositori di destra – nel loro insieme e non solo i pochi estremisti che ogni parte politica ha – presumibilmente possono presentare alla sicurezza nazionale.
Le seguenti cinque analisi condividono maggiori informazioni su questa osservazione “politicamente scorretta” – i cui dettagli vanno oltre lo scopo del presente pezzo ma potrebbero, comunque, essere interessanti per i lettori più intrepidi:
* 31 Ottobre: “The Geostrategic Consequences Of Lula’s Re-Election Aren’t As Clear-Cut As Some Might Think”
* 1 Novembre: “Biden’s Reaction To Brazil’s Latest Election Shows That The US Prefers Lula Over Bolsonaro”
* 24 Novembre: “Korybko To Sputnik Brasil: The Workers’ Party Is Infiltrated By Pro-US Liberal-Globalists”
* 9 Gennaio: “Everyone Should Exercise Caution Before Rushing To Judgement On What Just Happened In Brazil”
* 12 Gennaio: “Korybko To Sputnik Brasil: The US Played A Decisive Role In The January 8th Incident”
Il maldestro atto di bilanciamento di Lula
Detto questo, l’allineamento ideologico interno di Lula con le opinioni liberal-globaliste dei democratici statunitensi al potere non si estende, però, alla politica estera – come dimostrato dal suo pragmatico rifiuto di riconoscere Taiwan e di armare indirettamente l’Ucraina attraverso la Germania.
Ciò dimostra che sostiene davvero la transizione sistemica globale verso il multipolarismo complesso (“multiplexity”) e non è favorevole a ritardarla indefinitamente per sostenere l’unipolarismo incentrato sugli Stati Uniti come, invece, l’egemone in declino insieme ai suoi vassalli europei stanno così disperatamente cercando di fare.
Allo stesso tempo, però, la sua visione del multipolarismo non è la stessa della Russia – che il presidente Putin ha spiegato in tre occasioni chiave lo scorso anno in quello che può essere descritto collettivamente come il suo Manifesto rivoluzionario globale; a differenza del leader russo – il cui paese è stato costretto da circostanze al di fuori del suo controllo a diventare il leader del movimento multipolare mondiale – il restaurato Presidente brasiliano vuole, de facto, mantenere un piede in entrambi i blocchi.
Questi sono il sistema del Golden Billion di un Occidente a guida statunitense e il Global South guidato congiuntamente da BRICS e SCO e di cui il Brasile fa parte. Il secondo dovrebbe anche essere guidato congiuntamente da altre organizzazioni multipolari come l’Unione Africana (UA), l’ASEAN e la CELAC, e altri, sebbene ciò non sia ancora accaduto.
L’India ha perfezionato l’arte di bilanciare i due blocchi, ciò che il Brasile di Lula cerca di emulare, anche se molto più goffamente, come dimostrato dalla sua condanna pubblica dell’operazione speciale della Russia.
A riprova delle sue intenzioni, ha criticato sia la Russia che la Cina in misura diversa durante il primo viaggio all’estero del suo terzo mandato – come è stato precedentemente analizzato in questo articolo – e visiterà anche gli Stati Uniti il mese prossimo. Queste mosse possono essere interpretate come un tentativo di trovare un equilibrio tra i due sistemi, anche se i critici potrebbero considerarle come inutili dimostrazioni di fedeltà agli Stati Uniti.
In ogni caso non va dimenticato anche che nella trasferta argentina, Lula ha riportato il Brasile dentro la CELAC, evento molto importante.
La visione di Lula per la CELAC
Lula apparentemente prevede che il blocco multipolare diventi uno dei leader congiunti del Sud del mondo, il che è ragionevole e abbastanza probabile. Tuttavia, non sembra aspettarsi che la CELAC, in America Latina, sfiderà in modo significativo gli Stati Uniti come, invece, il suo omologo venezuelano Maduro ha lasciato intendere voglia che accada.
Piuttosto, il leader brasiliano vuole senza dubbio che la CELAC mantenga ottimi rapporti con il suo vicino settentrionale, anche se più equilibrati e rispettosi (almeno in superficie).
Questa valutazione si basa sulla sua visione implicita del Mercosur, informata da ciò che ha appena detto sui suoi accordi commerciali con l’UE e la Cina. Lula prevede che il blocco di integrazione regionale concluda un accordo con uno dei principali membri del Golden Billion in modo da avere, successivamente, una leva per concludere un accordo complementare con un importante membro del Sud del mondo. La sua strategia del Mercosur sarà quindi probabilmente ampliata per dare forma alla sua visione di una CELAC molto più ampia nella transizione sistemica globale verso la complessità multipolare.
Mentre ci sono alcuni che potrebbero aspettarsi che la grande strategia multipolare di Lula venga contrastata dagli Stati Uniti, ci sono anche ragioni plausibili per pensare che quest’egemone unipolare in declino potrebbe, al contrario, effettivamente sostenerla. Gli stessi strateghi di Washington sembrano aver tacitamente accettato l’idea che la suddetta transizione sia ormai attualmente in vigore e irreversibile – come evidenziato dal fatto che nell’ultimo anno hanno riconosciuto l’ascesa dell’India come Grande Potenza di importanza globale, diretto risultato del loro fallimento nel costringere Delhi a scaricare la Russia.
Le ragioni geostrategiche dietro il sostegno degli Stati Uniti a Lula
Ne consegue, quindi, che dalle parti di Washington potrebbero anche accettare tacitamente l’eventuale ascesa della CELAC come uno dei leader congiunti della transizione sistemica globale verso il multipolarismo complesso, sebbene con l’intento di controllare indirettamente questa tendenza irreversibile allo scopo di rallentare il declino dell’egemonia unipolare degli Stati Uniti. Fintanto che la CELAC aderisce alla visione implicita di Lula che intende dare la priorità ai legami con il Golden Billion rispetto ai principali membri del Sud del mondo come Cina e Russia – come, invece, è nella visione rivoluzionaria di Maduro – allora questo è accettabile per Washington.
Per spiegare: proprio come Lula pevede di sfruttare gli accordi della CELAC con il sistema occidentale per, poi, ottenere una posizione di vantaggio nello stipulare accordi complementari con il Sud del mondo, così anche gli Stati Uniti potrebbero sfruttare la priorità che prevede che questo blocco offra alla propria “sfera di influenza” per non perdere il controllo delle tendenze multipolari.
Poiché il declino dell’egemonia unipolare degli Stati Uniti è attualmente in atto e irreversibile – realtà che i suoi strateghi già tacitamente accettano – allora la politica più ottimale è tentare di controllare questo processo.
Con questo in mente, la restaurata leadership di Lula e la sua visione del CELAC sono l’ideale per far avanzare i grandi obiettivi strategici degli Stati Uniti; ergo, al giorno d’oggi, il pieno sostegno al Presidente brasiliano.
In passato, gli Stati Uniti consideravano lui e il suo successore Dilma Rousseff “pericolosi rivoluzionari multipolari” sulla falsariga di Castro, Chavez e Maduro, motivo per cui li deposero e cercarono di screditare il loro Governo attraverso l'”Operazione Car Wash“; in seguito, però, si sono resi conto che Lula era stato umiliato e, quindi, adesso lo sostengono. Le sue critiche a Cina e Russia, insieme alla sua visione del CELAC che contrasta con quella recentemente articolata da Maduro, confermano che hanno fatto la scelta giusta nel sostenerlo rispetto a Bolsonaro, il quale rappresentava un “jolly” per i loro gusti e il cui “populismo di destra” ha sfidato, almeno nel senso socio-politico interno, il loro globalismo liberale.
In confronto, Lula è allineato a livello nazionale con i democratici al potere negli Stati Uniti, più prevedibile e “addomesticato”, il che rende quindi più facile per loro trattare con lui.
Lula non dovrebbe più essere considerato un “rivoluzionario multipolare”
L’unico “compromesso” che gli Stati Uniti devono fare è trattare lui, il Brasile e l’America Latina nel suo insieme con un po’ più di rispetto e non come in precedenza. Ciò, tuttavia, è inevitabile a causa del modo in cui le tendenze multipolari irreversibili hanno limitato i modi in cui gli Stati Uniti possono imporre la loro egemonia unipolare sull’emisfero. Questo non significa che smetteranno di intromettersi nei loro affari interni, ma solo che cercheranno almeno superficialmente di trattarli (quelli come Lula) un po’ meglio e più alla pari.
Questi grandi calcoli strategici aggiungono un contesto al motivo per cui gli Stati Uniti sostengono Lula rispetto a Bolsonaro; la realtà “politicamente scorretta” è che Lula è ora considerato dagli Stati Uniti più “gestibile” di Bolsonaro per le ragioni che sono state spiegate, in particolare l’allineamento ideologico interno del primo con l’élite di Washington.
Se Lula fosse ancora quel “rivoluzionario multipolare” come gli Stati Uniti lo consideravano durante i suoi due precedenti mandati, allora non lo avrebbero sostenuto e avrebbero assicurato in un modo o nell’altro che perdesse la sua candidatura per la rielezione.
[…] Ciò contrasta con la visione di Maduro, che ritiene, all’opposto, che il Venezuela, la CELAC e il Sud del mondo nel suo complesso dovrebbero dare la priorità agli accordi con paesi multipolari come Cina e Russia per, poi, avere la leva per stipulare quelli complementari con i membri del Golden Billion occidentale come l’UE.
Di conseguenza, per tale ragione gli Stati Uniti rimangono ancora contrari al leader venezuelano (anche se recentemente hanno iniziato a impegnarsi pragmaticamente con lui a causa dei loro interessi legati all’energia) mentre sostengono con tutto il cuore Lula.
Pensieri conclusivi
Nessuna di queste intuizioni suggerisce che Lula sia controllato dagli Stati Uniti, ma solo che la sua precedente prigionia lo ha chiaramente cambiato. Non è più il “rivoluzionario multipolare” che era una volta o almeno era considerato essere anche dagli Stati Uniti che hanno deposto il suo successore e, poi, hanno cercato di screditarli entrambi su quella base percepita, ma è ancora – almeno formalmente – impegnato con la sinistra – come dimostrano le politiche economiche interne per la riduzione della povertà, la causa che lo ha maggiormente appassionato in tutta la sua vita.
La visione ricalibrata del multipolarismo di Lula – presumibilmente concepita durante la sua prigionia – lo rende accettabile per gli Stati Uniti, i cui democratici al potere amano anche il suo allineamento ideologico interno in linea con il loro e soprattutto la sua crociata contro l’opposizione di destra. Per queste ragioni, oltre a quelle legate al modo in cui la transizione sistemica globale ha limitato i modi in cui gli Stati Uniti possono imporre la propria egemonia sull’emisfero, Lula è quindi visto dagli strateghi statunitensi come il leader latinoamericano ideale.
Ecco perché hanno sostenuto con entusiasmo il suo ritorno alla presidenza e celebrato la sua vittoria su Bolsonaro poiché si prevede che sarà più facile trattare con Lula – soprattutto ora che non è più percepito come un “rivoluzionario multipolare pericoloso” come, invece, rimane con orgoglio Maduro. Questo è il vero Lula per come si presenta oggettivamente nel 2023 e non quello che i suoi sostenitori più appassionati fantasticano che ancora sia, cosa che deve essere accettata da chi aspira ad analizzare con precisione il suo terzo mandato.
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