a cura di Giulio Chinappi
Il concetto di Pauk-Phaw, simbolo dell’amicizia tra Cina e Myanmar, torna al centro dell’attenzione dopo il terremoto del 28 marzo, rivelando le implicazioni storiche, strategiche e umanitarie di una relazione bilaterale complessa.
Articolo pubblicato su Strategic Culture Foundation
Nel lessico delle relazioni bilaterali dell’Asia orientale, pochi termini sono tanto evocativi quanto Pauk-Phaw. Questa espressione birmana, spesso tradotta come “amicizia fraterna” o “parentela consanguinea”, è divenuta il simbolo dell’intesa storica tra la Repubblica Popolare Cinese e il Myanmar (ex Birmania), e continua a essere impiegata dalla diplomazia di Pechino per descrivere un rapporto che si vuole solido, empatico e duraturo. Ma cosa significa realmente Pauk-Phaw, e come si è evoluta questa narrazione nel tempo? E in che modo la tragedia del terremoto che ha colpito il Myanmar lo scorso 28 marzo ha rafforzato – o messo alla prova – questo legame?
Origini e significato del termine
Il termine Pauk-Phaw deriva dalla lingua birmana e indica un legame di tipo familiare, spesso tradotto con “cugino” o “parente stretto”. In Cina, viene reso con i caratteri 胞波 (bāo bō), dove bāo richiama l’idea di fratellanza biologica. L’uso di questo concetto nelle relazioni bilaterali sino-birmane risale agli anni Cinquanta del Novecento, all’indomani della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e dell’indipendenza della Birmania dal dominio coloniale britannico. La Birmania, del resto, fu uno dei primi Paesi non comunisti a riconoscere il governo di Pechino nel 1950.
Secondo l’analisi di Zhu Tingshu e Morakot Meyer (2020) pubblicata sull’International Journal of Asia Pacific Studies, il concetto di Pauk-Phaw è stato costruito e adattato dalla leadership cinese nei vari contesti storici per rispecchiare la visione di sé dello Stato cinese, in particolare in termini di identità nazionale, ruolo regionale e interessi strategici. Dai primi riferimenti all’“amicizia tradizionale” sino alla cooperazione economica e infrastrutturale più recente, Pauk-Phaw ha accompagnato le fasi alterne di un rapporto bilaterale complesso, segnato da tensioni, convergenze e mutui adattamenti.
Una relazione asimmetrica e strategica
Fin dall’inizio, le relazioni tra Pechino e Yangon (la vecchia capitale, nota in Occidente come Rangoon) si sono sviluppate in un contesto di marcata asimmetria. La Cina, potenza continentale in ascesa, ha sempre visto nel Myanmar un partner strategico per la sicurezza dei propri confini meridionali e un accesso cruciale all’Oceano Indiano. Il Myanmar, dal canto suo, ha cercato nel sostegno cinese una garanzia di autonomia rispetto all’influenza occidentale e, in anni più recenti, una via per aggirare le sanzioni internazionali imposte alla giunta militare.
Nel corso del tempo, il significato attribuito al termine Pauk-Phaw ha subito numerose trasformazioni. Negli anni Cinquanta e Sessanta, fu associato alla risoluzione pacifica della questione dei confini e alla coesistenza tra i due Paesi. Successivamente, durante la Rivoluzione Culturale, il concetto subì una battuta d’arresto, salvo poi riemergere con vigore a partire dalla fine degli anni Settanta, in coincidenza con la normalizzazione dei rapporti e la riforma economica in Cina. Negli anni Duemila, Pauk-Phaw è divenuto un costante riferimento nel corso dell’intensificarsi delle relazioni diplomatiche ed economico-commerciali tra i due Paesi, in particolare attraverso progetti infrastrutturali come il China-Myanmar Economic Corridor e l’oleodotto Kyaukphyu-Kunming nell’ambito della Belt and Road Initiative.
Ad ogni modo, grazie al concetto di Pauk-Phaw, la Cina è riuscita a mantenere relazioni sempre positive con il governo di Naypyidaw (la nuova capitale), nonostante i cambiamenti che ci sono stati negli ultimi anni, riuscendo a collaborare sia con il governo di Aung San Suu Kyi (2016-2021), che con la giunta militare che ha preso il potere quattro anni fa, guidata dal generale Min Aung Hlaing.
Il ruolo della Cina nel processo di pacificazione in Myanmar
Grazie alla sua posizione, la Cina ha svolto un ruolo determinante nell’avviare e sostenere il processo di pacificazione in Myanmar, ponendosi come mediatore strategico e consolidando il concetto di Pauk-Phaw come strumento di dialogo e cooperazione regionale. Nel corso degli anni, Pechino ha utilizzato la propria influenza per incoraggiare negoziazioni e accordi di cessate il fuoco, rafforzando così la stabilità in un Paese segnato da conflitti interni prolungati e complessi.
Il mediatore cinese ha facilitato importanti colloqui tra il governo birmano e gruppi armati, come evidenziato dall’accordo di cessate il fuoco firmato a Kunming, che ha segnato un primo passo verso un dialogo costruttivo e duraturo. Questa operazione di mediazione dimostra come Pechino abbia saputo coniugare il proprio ruolo di potenza economica e militare con quello di “soft power”, valorizzando la tradizione del rapporto Pauk-Phaw per rassicurare entrambe le parti e la comunità internazionale.
Questo approccio evidenzia come la Cina intenda valorizzare la dimensione storica e simbolica del Pauk-Phaw per rafforzare i legami bilaterali e sostenere un modello di pacificazione che, integrando impegno umanitario e negoziati politici, mira a garantire la sicurezza e il benessere non solo del Myanmar, ma di tutta l’Asia sud-orientale.
Solidarietà in tempo di crisi: il terremoto del 28 marzo
L’elemento forse più evidente dell’attualità del concetto di Pauk-Phaw si è manifestato in occasione del disastroso terremoto che ha colpito il Myanmar lo scorso 28 marzo. Con una magnitudo di 7,9 ed un epicentro nei pressi di Mandalay, il secondo centro del Paese per numero di abitanti, il sisma ha causato oltre 3.600 morti e migliaia di feriti, distruggendo infrastrutture essenziali e lasciando molte aree del Paese in condizioni di estrema vulnerabilità.
La Cina è stata tra i primi attori internazionali a reagire, inviando una squadra di soccorso medica di 37 membri dalla provincia dello Yunnan già entro le prime 24 ore. Il team era equipaggiato con 112 set di strumenti d’emergenza, inclusi droni, satelliti portatili, dispositivi di rilevamento vitali e un sistema di allarme sismico precoce. A livello diplomatico, il presidente Xi Jinping ha espresso le sue condoglianze al generale Min Aung Hlaing, definendo Myanmar e Cina “una comunità dal futuro condiviso, capace di condividere gioie e dolori”.
Anche il vice ministro degli Esteri cinese Sun Weidong ha ribadito questo concetto, incontrando l’ambasciatore del Myanmar a Pechino e sottolineando la solidarietà concreta offerta dalla Cina come espressione dello spirito Pauk-Phaw. Da parte sua, il rappresentante birmano ha ringraziato Pechino per l’assistenza tempestiva, definendo la Cina “il primo e più fraterno soccorritore”.
Un altro aspetto importante dell’intervento cinese in Myanmar è stato l’impiego di tecnologie avanzate per migliorare l’efficacia dei soccorsi. Come riportato dal Global Times, le squadre di soccorso hanno utilizzato droni per la mappatura delle macerie e il rilevamento di sopravvissuti, apparecchi portatili per radiografie e ultrasuoni, e servizi di traduzione automatica per superare le barriere linguistiche. Questo impiego di “tecnologia per il bene comune” (“tech for good“) ha rafforzato l’immagine di una Cina non solo tecnologicamente avanzata, ma anche solidale, impegnata per costruire una “comunità dal futuro condiviso”.
Conclusioni
Il concetto di Pauk-Phaw, nato negli anni Cinquanta come espressione di solidarietà tra due Paesi che avevano da poco realizzato la propria liberazione, l’uno attraverso la rivoluzione socialista e l’altro attraverso la lotta contro i colonialisti britannici, si è evoluto in una narrazione flessibile, adattata ai cambiamenti del contesto internazionale e degli interessi strategici in ballo. Oggi, esso rappresenta un pilastro della diplomazia regionale cinese, capace di unire retorica simbolica e proiezione di potere.
Il terremoto del marzo di quest’anno ha offerto a Pechino l’occasione di riaffermare il valore di questa relazione attraverso aiuti concreti, confermando la sua posizione di potenza benevola e tecnologicamente avanzata. Ma, al di là delle dichiarazioni ufficiali, resta da vedere quanto questa fratellanza sarà percepita come autentica da parte della popolazione birmana, e quanto la Cina riuscirà a coniugare solidarietà e rispetto reciproco in un contesto geopolitico in continua trasformazione.
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