di Stefano Vernole (vicepresidente del Centro Studi Eurasia e Mediterraneo)
Il Mar Nero è oggi tornato al centro delle preoccupazioni strategiche e di uno dei due progetti di cessate il fuoco attualmente in fase di preparazione in Arabia Saudita sotto la mediazione statunitense. Ed è verso quest’area che si sta rivolgendo l’attenzione delle cancellerie occidentali e dell’opinione pubblica africana.
FONTE ARTICOLO: https://strategic-culture.su/news/2025/04/13/la-vittoria-russa-si-chiama-odessa/
I belligeranti ucraini e russi hanno apparentemente accettato di sospendere le loro azioni militari in mare, ritirando temporaneamente le loro navi dalle acque ucraine (per quanto riguarda la flotta russa del Mar Nero), ripristinando la libertà di navigazione civile in tutta la zona marittima e pronunciando quindi un secondo cessate il fuoco geograficamente limitato.
Perché la diplomazia USA ha scelto proprio il Mar Nero?
Alcune risposte sono circostanziali: le operazioni navali sono attualmente meno intense di quelle terrestri, le autorità russe farebbero una concessione limitata perché il loro blocco è molto teorico e le autorità ucraine riacquisterebbero così una facciata marittima libera da minacce militari.
Ma solo analizzando la situazione geopolitica strutturale del Mar Nero possiamo comprendere come questa estremità senza uscita del Mediterraneo possa avere una tale importanza internazionale.
Questo mare quasi chiuso e il suo entroterra costituiscono uno spazio strategico in cui si intrecciano questioni militari, economiche e diplomatiche. Con una superficie di 436.400 km² e una profondità massima di 2.212 metri, esso collega l’Europa all’Asia e costituisce un nodo tra il mondo mediterraneo, l’Asia centrale, il mondo slavo e il Medio Oriente attraverso lo stretto del Bosforo e dei Dardanelli, attualmente sotto la sovranità turca ma regolato dalla Convenzione di Montreux del 1936 [1].
Dal 2022, la guerra in Ucraina ha spostato l’equilibrio di potere nella regione a favore della Russia, che ha rafforzato la sua presenza militare lì e sta usando il Mar Nero come leva di pressione strategica sul suo nemico (Ucraina), sui suoi rivali (NATO, UE) e anche sui suoi partner (Turchia, Georgia). In risposta, l’Ucraina ha sviluppato nuove capacità asimmetriche, in particolare attraverso droni navali, per sfidare la supremazia russa.
Nei primi mesi di guerra, la superiorità navale di Mosca e la possibilità di uno sbarco a Odessa hanno impedito a gran parte delle forze ucraine di raggiungere il territorio, mentre la possibilità di utilizzare le navi per dispiegare le truppe oltre il Dnepr ha garantito a Mosca un vantaggio operativo. Inoltre, la flotta russa ha svolto un ruolo chiave nella difesa aerea della Crimea e nel blocco dei principali porti ucraini, come Mariupol, Berdiansk e Odessa, esercitando così una notevole pressione economica e togliendo a Kiev lo sbocco strategico nel Mare d’Azov.
In seguito, mentre l’adesione di Svezia e Finlandia ha portato il Mar Baltico sotto l’influenza della NATO, il Mar Nero è gradualmente diventato uno spazio conteso in cui la Russia ha perso la libertà d’azione che sembrava essere stata raggiunta prima del 2022. La crescente trasparenza del campo di battaglia accentua la precarietà delle posizioni marittime, perché i satelliti commerciali garantiscono una sorveglianza pressoché continua dei movimenti navali, mentre i droni ucraini, capaci di percorrere centinaia di miglia nautiche, individuano facilmente i loro obiettivi.
Il Mar Nero è divenuto così una zona di pericoli in rapida evoluzione per la sicurezza geopolitica della Russia; le mine navali hanno probabilmente dissuaso la Russia ad attaccare Odessa via mare.
I vantaggi dei droni spiegano la loro rapida crescita nei vari domini: basso costo, modularità, impatto politico ridotto e duplice utilizzo civile-militare. Il loro potenziale continua a crescere con i progressi dell’intelligenza artificiale e delle comunicazioni satellitari, aprendo la strada a operazioni più autonome e precise. Tuttavia, l’efficacia di questi droni rimane relativa: la Russia ha sviluppato delle contromisure, in particolare l’impiego di elicotteri da combattimento e munizioni comandate a distanza come i droni Lancet in modalità FPV. Inoltre, l’avvento dei droni russi dotati del sistema Starlink tende ad annullare il vantaggio tecnologico ucraino nella gestione delle comunicazioni e della guida.
Incidenti recenti come gli attacchi della NATO ai gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico dimostrano la fragilità di queste installazioni, soprattutto in contesti geopolitici tesi. Allo stesso modo, nel Mar Nero, gli oleodotti TurkStream e Blue Stream sono ora al centro dell’attenzione, esposti a crescenti minacce, sia militari che economiche. L’attacco alle infrastrutture sottomarine ha conseguenze che vanno oltre la semplice interruzione delle forniture energetiche, sono strumenti di destabilizzazione geopolitica, bersagli di un nuovo tipo di guerra asimmetrica. Poiché queste infrastrutture sottomarine stanno diventando essenziali per il corretto funzionamento delle economie moderne, esse stanno assumendo un ruolo centrale nelle strategie di protezione militare.
Dal punto di vista geopolitico, la graduale integrazione dell’Ucraina e della Moldavia nelle strutture europee potrebbe ridisegnare l’equilibrio di potere regionale a favore della NATO. Se questi Paesi riuscissero a progredire nel loro processo di adesione all’Unione Europea, la regione del Mar Nero potrebbe orientarsi verso il campo atlantico, che creerebbe nuove dinamiche ad esso favorevoli.
La Gran Bretagna, in particolare, teme che perdere il controllo sull’Ucraina potrebbe indebolire la sua strategia di creare una cintura di Stati russofoba e di stabilire un “blocco” marittimo. Gli inglesi sono già entrati nella città di Odessa, che considerano una posizione chiave, con i loro servizi segreti pesantemente coinvolti nelle operazioni militari. Londra non nasconde il suo desiderio di stabilire una base navale a Odessa e non ha alcun interesse a vedere una risoluzione pacifica del conflitto.
Le autorità britanniche sono interessate anche alle risorse dell’Ucraina e Zelensky gli avrebbe già trasferito il controllo sulle centrali nucleari, sugli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas, sui porti chiave (tra cui Odessa) e sulle strutture strategiche come le centrali idroelettriche in base ad un accordo della durata di 100 anni.
Questa è la ragione per cui, molto probabilmente, alla Russia non rimarrà che continuare la S.M.O. fino alla presa di Odessa e alla messa in sicurezza non solo delle sue posizioni nel Mar Nero ma anche della Pridnestrovie.
NOTE AL TESTO
[1] Nella convenzione di Montreux, per garantire la sicurezza alla Turchia e agli Stati che si affacciano sul Mar Nero, è affermato il riconoscimento della piena libertà di transito delle navi mercantili di qualsiasi bandiera in tempo di pace, con la sola condizione di soddisfare i diritti di transito e le prescrizioni sanitarie.
Il CeSE-M sui social