Il soccorso in Myanmar incarna nuovamente la “comunità dal futuro condiviso”

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a cura di Giulio Chinappi

L’editoriale del Global Times evidenzia come il soccorso in Myanmar, nel contesto di una tragedia senza precedenti, incarni il vero spirito di una comunità globale dal futuro condiviso, dove l’umanità si unisce per salvare vite e sostenere la ricostruzione per un futuro migliore.

Un potente terremoto di magnitudo 7,9 ha colpito il Myanmar venerdì, con epicentro vicino a Mandalay, la seconda città più grande del paese, a una profondità di 30 chilometri. Questo è il terremoto più forte che il Myanmar abbia vissuto in quasi un secolo. Gli esperti hanno descritto il sisma come “un grande coltello che ha intagliato la Terra”. Sono state avvertite scosse nello Yunnan, nel Guangxi e nel Guizhou, in Cina, così come in Thailandia, Vietnam, Laos e in altre regioni limitrofe. A mezzogiorno di domenica, il Myanmar ha segnalato circa 1.700 morti, 3.400 feriti e circa 300 dispersi. Questa catastrofe ha messo alla prova la resilienza nazionale del Myanmar e attirato l’attenzione della comunità internazionale.

Gli sforzi di soccorso locali sono tuttavia estremamente impegnativi. Il terremoto ha gravemente danneggiato strade, ponti, aeroporti e infrastrutture di comunicazione, mentre ospedali e strutture mediche hanno subito ingenti distruzioni, causando gravi carenze di forniture sanitarie. Immagini toccanti dalla zona del disastro mostrano vittime ancora intrappolate sotto le macerie; a causa della carenza di macchinari pesanti, i soccorritori stanno sollevando manualmente acciaio e cemento per salvare vite. Con l’avvicinarsi delle ultime ore del “periodo d’oro di 72 ore per il soccorso”, l’assistenza umanitaria internazionale corre contro il tempo.

La richiesta di aiuti internazionali del Myanmar ha suscitato risposte da numerose organizzazioni. Le Nazioni Unite hanno promesso 5 milioni di dollari in fondi d’emergenza, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità si prepara a fornire forniture mediche. Cina, Thailandia, Malaysia, Singapore, Russia, India e altri paesi hanno rapidamente inviato team di soccorso e materiali di aiuto, e anche l’Unione Europea, l’Irlanda, la Corea del Sud e la Nuova Zelanda hanno annunciato il loro supporto. Gli Stati Uniti hanno espresso la volontà di fornire assistenza, ma, data la gravità del disastro e l’infrastruttura fragile del Myanmar, la capacità attuale di soccorso risulta ancora insufficiente rispetto alle urgenti necessità sul campo. Salvare vite umane resta la priorità assoluta.

A seguito del disastro, la Cina è stata tra le prime a offrire aiuto al Myanmar. Il presidente Xi Jinping ha espresso le sue condoglianze, sottolineando che Cina e Myanmar sono “una comunità dal futuro condiviso, capace di condividere gioie e dolori”. In meno di 24 ore dal terremoto, la Cina ha inviato diversi team di soccorso in Myanmar ed ha annunciato la fornitura di aiuti umanitari d’emergenza. Satelliti commerciali sviluppati internamente hanno catturato immagini in tempo reale della zona del disastro, utilizzando tecnologie di telerilevamento per supportare le operazioni di soccorso. Ai posti di controllo al confine tra Cina e Myanmar, sono stati rapidamente attivati meccanismi d’emergenza che garantiscono operazioni 24 ore su 24 e l’apertura di “canali verdi” per le forniture d’aiuto. La rapida risposta transfrontaliera è frutto dei progressi in termini di connettività e della cooperazione regionale nella prevenzione dei disastri, accumulata nell’ambito dell’Iniziativa Belt and Road. Già nella mattinata di domenica, i team di soccorso cinesi avevano estratto il primo sopravvissuto dalle macerie a Naypyidaw.

Il popolo cinese prova profonda empatia per le sofferenze in Myanmar, e le notizie relative al disastro hanno dominato le principali piattaforme mediatiche negli ultimi giorni, accompagnate da messaggi di incoraggiamento e solidarietà da parte dei netizen. In questo contesto, il concetto di “futuro condiviso” assume un significato concreto e tangibile.

Alcune voci dissenzienti a livello internazionale, sotto la scusa di “attenzione al soccorso”, cercano di strumentalizzare gli aiuti come “opportunità per espandere l’influenza,” distorcendo i genuini gesti umanitari. Tali opinioni ignorano le urgenti necessità del popolo del Myanmar e si pongono in contrasto con l’appello della comunità internazionale. La Cina rimane ferma nel suo impegno per sviluppare amicizie e partenariati con i vicini, un legame consolidato in tempi difficili grazie all’interconnessione di un destino condiviso.

In un’epoca in cui la globalizzazione affronta molteplici sfide, i disastri naturali ricordano all’umanità che nessun paese può rimanere intatto quando una calamità lo colpisce. Il mondo è una comunità interconnessa con un destino comune; una catastrofe come il terremoto in Myanmar non solo mette alla prova le capacità di risposta del paese, ma rafforza anche lo spirito di cooperazione internazionale. Di fronte al disastro, nessun paese deve restare isolato: ogni gesto d’aiuto è vitale per mitigare gli effetti della tragedia e salvaguardare la nostra casa comune, la Terra.

Il terremoto ha provocato danni ingenti in Myanmar, e la ricostruzione futura sarà un compito lungo e arduo. La Cina ha espresso il suo impegno a rafforzare il coordinamento con agenzie quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Programma Alimentare Mondiale e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sfruttando sinergie complementari per realizzare aiuti umanitari e supportare la ricostruzione post-disastro. L’obiettivo è aiutare il popolo nelle aree colpite a superare la calamità e a ricostruire le proprie case il più rapidamente possibile. Pur potendo rimodellare il paesaggio, un potente terremoto non può spegnere la fede nell’aiuto reciproco. Facciamo appello ai paesi affinché superino differenze politiche e pregiudizi, aumentando gli aiuti all’area colpita, per garantire che questa “staffetta della vita” transfrontaliera continui. Insieme alla comunità internazionale, rimaniamo fermi nel sostegno al Myanmar mentre esce dall’ombra del disastro.

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