a cura di Giulio Chinappi
Con nuovi record di capacità eolica e fotovoltaica, la produzione di energia pulita in Cina supera per la prima volta il termoelettrico, confermando la sua leadership nella transizione verde globale. Il Paese mantiene impegni climatici, promuove soluzioni multilaterali e spinge innovazione sostenibile, offrendo certezze al mondo.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2025/04/28/il-mondo-constata-ancora-una-volta-laffidabilita-della-cina/
Secondo i dati più recenti dell’Agenzia Nazionale per l’Energia, alla fine di marzo la capacità installata di energia eolica e fotovoltaica in Cina ha raggiunto gli 1,482 miliardi di kilowatt, superando per la prima volta nella storia quella termoelettrica. Questo traguardo richiama alla mente il sorpasso registrato alla fine del 2023, quando la capacità installata di generazione di energia non fossile aveva superato quella termoelettrica, e quello del 2024, quando la potenza rinnovabile totale – compresi eolico, solare e biomassa – ha oltrepassato le installazioni a carbone. Oggi, le centrali eoliche e solari hanno raggiunto un nuovo livello, diventando una pietra miliare nella transizione verde e a basse emissioni della Cina. Tutto ciò testimonia la determinazione con cui il Paese persegue i propri obiettivi e il senso di responsabilità di una grande potenza, che considera il futuro dell’umanità e il benessere dei propri cittadini.
L’Agence France-Presse ha sottolineato che il sorpasso storico delle energie eolica e solare sulle centrali termoelettriche indica come il settore energetico cinese stia attraversando una “trasformazione strutturale” e che le emissioni di carbonio siano ormai vicine al loro picco. In meno di un decennio e mezzo, la Cina ha guidato la propria transizione energetica accelerandola senza precedenti: ha raggiunto quasi sei anni prima del previsto l’obiettivo di 1.200 gigawatt di capacità eolica e solare fissato per il 2030, e nel 2024 ha realizzato un incremento record di 357 gigawatt, dieci volte quello registrato negli Stati Uniti. All’ultimo Salone Internazionale dell’Automobile di Shanghai, alcuni media europei hanno riconosciuto che l’autonomia delle batterie dei veicoli elettrici non rappresenta più un problema, e che la vera attesa è ora legata all’arrivo della guida autonoma. Fuori dalla Cina, l’interesse per lo sviluppo verde cinese è passato dal dubbio sul “se” fosse realizzabile alla curiosità sul “quando” lo sarà.
Lo sviluppo verde cinese si fonda su un sistema aperto, che dialoga con le catene globali dell’innovazione e risponde alle esigenze dei diversi Paesi. Il “sogno verde” di Pechino incarna la visione di un’umanità intera che aspira a una vita migliore. Negli ultimi anni, la Cina ha lanciato in Africa oltre cento progetti nel settore delle energie pulite e dello sviluppo sostenibile, come la centrale solare di Garissa in Kenya e il parco eolico di De Aar in Sudafrica. “Sono gli amici cinesi a portarci luce e speranza”, raccontano gli abitanti delle zone coinvolte. Anche nei piccoli Stati insulari, impianti solari costruiti grazie all’aiuto cinese hanno fornito per la prima volta energia elettrica ai villaggi di montagna.
Pechino non solo partecipa a meccanismi multilaterali come la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e il G20, ma promuove investimenti verdi nell’ambito della Belt and Road Initiative, offrendo così “soluzioni cinesi” all’intera comunità internazionale. Secondo l’Australian Lowy Institute, collaborare con la Cina è fondamentale per accedere a tecnologie all’avanguardia, a economie di scala e a una logistica efficiente: l’Australia stessa dovrebbe cogliere questa opportunità.
Da Paese “eccessivamente dipendente dal carbone” a leader di eolico e fotovoltaico; da seguace passivo a pioniere attivo: la Cina ha infuso nuovo slancio verde nel progresso globale con innovazioni sistemiche e un’attenzione strategica. Mentre alcuni Stati restano intrappolati in un gioco a somma zero tra tutela ambientale e crescita economica oppure vedono le loro transizioni bloccate da lobby di settore, Pechino avanza forze produttive di “nuova qualità” seguendo il principio secondo cui “acque limpide e montagne lussureggianti sono risorse inestimabili”. Con una “trasformazione inclusiva”, la Cina dimostra che costruire una civiltà ecologica non è un esercizio da élite, bensì un traguardo di modernizzazione condiviso da tutti. Il compito di una grande potenza, inoltre, non si esaurisce nello sventolare slogan, ma si misura nella capacità di risolvere problemi concreti. Le opportunità di sviluppo non dipendono dalle contese geopolitiche, bensì da un ecosistema di cooperazione aperta e inclusiva.
Oggi, il governo mondiale del clima affronta molteplici ostacoli: le nazioni sviluppate non mantengono gli impegni di riduzione, quelle in via di sviluppo devono superare vincoli tecnologici e finanziari, e una potenza usa unilateralismo e protezionismo, uscendo ripetutamente dagli accordi internazionali. In questo contesto, la Cina ha continuato a fornire “buone notizie” con determinazione, azioni concrete e traguardi nel low-carbon. Il 23 aprile il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha definito “estremamente significativi” gli ultimi impegni climatici cinesi.
Pechino ribadisce che combattere i cambiamenti climatici non è un favore da fare ad altri, ma un imperativo per il proprio sviluppo sostenibile e un dovere verso la costruzione di una comunità di destino condiviso per l’umanità. Se dovessimo individuare le lezioni che la transizione energetica cinese offre al mondo, spiccherebbero la coerenza delle politiche, la stabilità degli indirizzi e la tenacia, simile a quella del “bamboo che affonda profonde radici nella roccia”. Solo concentrandosi sul “fare bene il proprio mestiere” la Cina ha ottenuto successi nelle catene industriali, nella capacità installata e negli investimenti. Ed è da qui che nasce la fiducia nel “resistere ai cambiamenti senza mai perdere i propri princìpi”.
Mercoledì il presidente Xi Jinping ha tenuto un discorso in videocollegamento al Leaders Meeting on Climate and the Just Transition, assicurando che – a prescindere dalle evoluzioni globali – «la Cina non rallenterà le proprie azioni per il clima, non diminuirà il sostegno alla cooperazione internazionale e non smetterà di costruire la comunità di destino condiviso per l’umanità». Per un mondo che si trova all’incrocio tra rivoluzione energetica e governo del clima, investire in Cina significa puntare sull’avanguardia dell’innovazione tecnologica, sul vasto mercato dell’economia verde e sul futuro comune dello sviluppo umano sostenibile.
Invitiamo altri Paesi e imprese a salire sul treno veloce dello sviluppo cinese e a scrivere insieme un nuovo capitolo di prosperità verde globale.
Global Times – 27 aprile 2025
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