I dazi di Trump: conseguenze per l’Europa e per l’Italia

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di Dario Tagliamacco

Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato i dazi globali, ritorna l’epoca del protezionismo che minaccia l’industria e le esportazioni in Europa. Ora i rapporti economici in Occidente cambiano drasticamente.

I dazi di Donald Trump rappresentano una nuova pagina nella storia dei rapporti tra Europa e Stati Uniti, un taglio netto con le politiche di libero scambio che hanno caratterizzato gli ultimi 30 anni. Il 2 aprile 2025 è stato definito dal presidente statunitense come il “Liberation Day”, l’abbandono da parte degli Stati Uniti di politiche commerciali globaliste e l’adozione del protezionismo per equilibrare quelli che la Casa Bianca definisce svantaggi strutturali per l’economia a stelle e strisce.

Con l’imposizione di dazi al 20-25% verso l’Unione Europea, gli Stati Uniti riportano il mondo indietro di un secolo, il dazio medio per il commercio statunitense passa dall’1,4% degli anni di massima liberalizzazione al 13%, quest’ultimo è un dato vicino ai livelli di protezionismo e isolazionismo tra le due guerre mondiali. Tuttavia, un secolo fa il ruolo del commercio mondiale sul Pil era quasi all’8%, che è meno di un terzo rispetto al 29% dei giorni nostri.

Non è la prima volta che Trump mette i dazi, già nel suo precedente mandato aveva avviato una guerra commerciale contro la Cina, questa volta però l’attacco al commercio mondiale è più organizzato e più ampio. Per i circa 60 Paesi ritenuti colpevoli dagli Stati Uniti. L’aliquota è molto alta, si va dal 20-25% all’Unione Europea, come scritto sopra, al 54% totale alla Cina. Le tariffe entrano in vigore in due fasi, la prima il 5 aprile con un 10% generalizzato, la seconda, il 9 aprile introduce aliquote personalizzate per i diversi Paesi.

Gli Stati europei potrebbero subire un colpo grave dopo l’introduzione dei dazi, infatti la UE risentirebbe di una riduzione del PIL doppia rispetto a quella statunitense, rispettivamente 0,4% contro lo 0,2%.  All’interno del Vecchio continente l’economia che rischia maggiormente è quella tedesca, l’Italia invece si attesta intorno alla media delle altre nazioni. Tuttavia, in caso di dazi europei agli Stati Uniti il contraccolpo sulla crescita europea sarebbe devastante,

Riguardo il settore delle automobili, le esportazioni europee verso gli Stati Uniti negli ultimi 15 anni sono più che triplicate, da 15 a 51 miliardi di euro, livello doppio rispetto a quelle verso la Cina: i dazi rischiano di distruggere definitivamente un’industria che è già in crisi. Le esportazioni delle nazioni europee verso il continente americano pesano per circa il 3% del PIL. L’Italia potrebbe avere molti problemi nell’esportazione di prodotti finiti e nel settore alimentare i dazi avranno un impatto differente a seconda dei prodotti.

Le bevande alcoliche e analcoliche sono una componente dell’alimentare nel quale l’Italia è molto esposta poiché la quota di esportazione verso gli Stati Uniti è del 25%. Trump sta tentando di far tornare le produzioni negli Stati Uniti generando entrate sufficienti per ripianare il deficit federale che si aggira intorno a 1800 miliardi di dollari. Inoltre se il presidente repubblicano vuole finanziare nuovamente il taglio delle tasse varato nel 2017 dovrà trovare altri 450 miliardi.

L’Unione Europea si è dichiarata pronta a reagire alle tariffe di Trump, ma prima cercherà di trovare un accordo attraverso il dialogo, Bruxelles potrebbe imporre tariffe fino a 26 miliardi sui prodotti statunitensi già a partire dal 12 aprile. Ursula Von der Leyen ha dichiarato che l’Europa è aperta a un compromesso, secondo la presidente tedesca i dazi danneggiano tutto il mondo facendo salire i prezzi di qualsiasi prodotto.

La Von der Leyen ha anche annunciato che l’Unione Europea si impegna a proteggere i settori più esposti, come quello dell’automobile e della siderurgia, evitando che le merci escluse dal mercato finiscano per dilagare in Europa a prezzi stracciati. Ovviamente non tutti gli Stati europei sono d’accordo, infatti la Francia spinge per escludere il bourbon dalle contromisure e l’Irlanda ha chiesto l’abolizione dei dazi sui latticini.

Bisogna comprendere i motivi che si celano dietro le politiche degli Stati Uniti, la globalizzazione voleva creare un immenso mercato mondiale a guida americana, in cui Washington era il centro del capitale finanziario e dei servizi mentre altre nazioni sarebbero diventate la fabbrica del mondo e la Cina sarebbe stata inghiottita nel sistema occidentale. Come sappiamo i risultati sono stati diversi, gli Stati Uniti sono una nazione che importa merci ed esporta debiti, tale sistema è costruito sul privilegio che detiene il dollaro il quale però sta perdendo il suo potere a causa dello sviluppo della Cina e dei Brics. Trump vuole ricostruire l’industria nel suo Paese, che questo sia fattibile o no è comunque una realtà con cui bisogna confrontarsi. Per l’Europa sarebbe una grande occasione per svincolarsi dal giogo statunitense virando verso altre direzioni. Tuttavia il panorama europeo è desolante, mentre arrivano i dazi i politici a Bruxelles votano per finanziare l’industria delle armi. Con tale piano, la maggioranza delle armi europee saranno acquistate da aziende statunitensi.

La crisi economica dell’Europa, che con i dazi potrebbe aggravarsi, con un’altra classe politica avrebbe due vie d’uscita; la prima è quella di guardare alla Cina, l’attuale Governo italiano ha preso la decisione servile di uscire dalla Via della Seta ed è stato un errore, occorre avere un buon rapporto con Pechino per rilanciare l’interscambio commerciale. Bisogna ripristinare i rapporti con la Russia che inviava al Vecchio continente il gas a prezzi più bassi rispetto agli Stati Uniti.

La seconda è il rilancio dei consumi, dagli anni ‘90 è iniziata la compressione dei salari, questo ha portato a un calo delle importazioni. L’Italia ha bisogno di ricostruire un mercato interno, aumentare gli stipendi e fare crescere i consumi, per tale motivo c’è bisogno di un blocco sociale molto forte che si opponga al modello economico ordoliberista che ha causato un impoverimento generale del Paese.

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