di Giulio Chinappi
Lo scorso 12 aprile, i cittadini del Gabon hanno votato per eleggere il nuovo presidente, segnando la fine del periodo di transizione seguito al colpo di Stato del 2023. Netta vittoria per Brice Oligui Nguema, già presidente della giunta militare.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2025/04/16/gabon-il-presidente-della-transizione-brice-oligui-nguema-confermato-alla-guida-del-paese/
Lo scorso 12 aprile, il Gabon ha tenuto le sue prime elezioni presidenziali dalla storica crisi che ha visto il rovesciamento della dinastia Bongo nel 2023. Con un tasso di affluenza record del 70% e una vittoria schiacciante con il 90% dei voti, il leader militare ad interim Brice Oligui Nguema, già protagonista del colpo di Stato, si è confermato come il nuovo presidente del Paese. Ne approfittiamo per ripercorrere la recente storia del Gabon e analizzare le questioni di attualità che hanno caratterizzato questo passaggio epocale verso un nuovo assetto politico, segnando una svolta profonda dopo decenni di governo familiare.
Per più di cinquant’anni, il Gabon è stato governato dalla famiglia Bongo. Il padre, Omar Bongo, salì al potere nel 1967 e rimase una figura dominante fino alla sua morte nel 2009, quando suo figlio Ali Bongo prese le redini del potere. Questa continuità dinastica aveva consolidato un sistema in cui il controllo delle risorse e del potere politico era concentrato nelle mani di un’élite ristretta, mentre i cittadini vedevano ben pochi benefici concreti derivanti dalla vasta ricchezza del Paese, particolarmente legata al petrolio e ad altre risorse naturali.
L’elezione del 2023, in cui Ali Bongo fu rieletto per un terzo mandato con il 64% dei voti, fu segnata da controversie e accuse di brogli elettorali. Le critiche non tardarono a diffondersi sia a livello nazionale che internazionale, innescando un sentimento di malcontento diffuso tra la popolazione e accendendo i riflettori sulla necessità di un cambiamento radicale.
Quattro giorni dopo l’annuncio dei risultati elettorali del 2023, il Gabon visse uno dei momenti più drammatici della sua storia recente. Le forze armate, guidate dal Brigadiere Generale Brice Oligui Nguema, cugino di Ali Bongo e all’epoca capo della Guardia Repubblicana, organizzarono un colpo di Stato che pose fine in maniera brusca al regime dinastico.
Le istituzioni statali furono rapidamente private delle proprie funzioni: i risultati delle elezioni furono dichiarati nulli, il governo fu smantellato e tutti gli organi istituzionali vennero dissolti. Come sottolineato da molti analisti, tuttavia, il colpo di Stato non fu un’azione improvvisa, ma il culmine di una crisi di legittimità che aveva segnato un lungo periodo di insoddisfazione popolare e di gestione politica esclusiva nelle mani di pochi.
Nelle ore successive, Oligui Nguema fu investito del ruolo di presidente di transizione con l’obiettivo dichiarato di ripristinare un ordine democratico e organizzare elezioni libere e giuste, ponendo così le basi per un futuro diverso per il Gabon.
Il colpo di Stato del 2023 diede il via a una transizione politica che, sebbene non esente da aspetti critici, fu anche vista come una possibilità per porre fine a un sistema radicato in anni di autoritarismo e gestione patrimoniale. Il governo militare, assumendo il controllo del Paese, promosse ad esempio l’adozione di una nuova costituzione che avrebbe definito il quadro istituzionale per il futuro della nazione.
Il referendum costituzionale tenutosi il 16 novembre 2024 fu un passaggio fondamentale in questo percorso di transizione. Con un’ampia approvazione (il 91% del voto favorevole), vennero introdotte significative modifiche:
- Abolizione della figura del Primo Ministro: questa scelta istituzionale punta a rafforzare il potere esecutivo e a concentrare le responsabilità nelle mani del Presidente.
- Istituzione del mandato presidenziale di sette anni, rinnovabile una sola volta: un cambiamento rispetto al sistema precedente, in cui i mandati erano di durata minore, ma potenzialmente rinnovabili senza limiti.
- Requisiti rigorosi per la candidatura: tra questi, il possesso di almeno un genitore gabonese e il vincolo di avere un coniuge gabonese, misure intese a evitare il perpetuarsi del potere da parte di élite legate a interessi stranieri o a duplici cittadinanze.
Queste riforme furono intese come passi fondamentali per garantire una transizione verso un regime civile e rappresentativo, riducendo il rischio di ricadute autoritarie e di una nuova dinastia politica. Inoltre, l’approvazione del nuovo codice elettorale da parte del Parlamento di transizione e la riorganizzazione delle competenze istituzionali contribuirono a creare un clima di attesa e speranza per una rinascita democratica.
In questo contesto, le elezioni del 12 aprile si sono tenute in un clima di grande attesa e carica emotiva. Gli elettori, molti dei quali si trovavano “bloccati tra speranza e paura”, come osservato dai giornalisti sul campo, hanno potuto scegliere tra otto candidati, anche se tutti i pronostici vedevano Brice Oligui Nguema, in quanto presidente di transizione e figura centrale del recente colpo di Stato, come grande favorito per la vittoria. Le affermazioni dei critici riguardavano soprattutto la sua vicinanza al vecchio regime e il fatto che, nonostante le promesse di rinnovamento, egli avesse fatto parte dello stesso sistema che aveva condotto il Paese per decenni. Tuttavia, i sondaggi e, infine, il risultato elettorale, hanno confermato i favori nei confronti del leader militare.
Il giorno successivo alle elezioni, in una intervista esclusiva ad Al Jazeera, il nuovo presidente eletto ha dichiarato con fermezza la sua intenzione di “riportare la dignità al popolo gabonese”. «Renderò al popolo tutto ciò che mi è stato donato oggi. E ciò che è stato rubato al popolo, io lo restituirò», ha affermato Oligui Nguema, sottolineando il suo impegno a ripartire da una situazione in cui le disuguaglianze e la concentrazione del potere avevano lasciato la maggioranza dei cittadini senza vera rappresentanza e con un accesso limitato ai benefici della ricchezza nazionale.
Durante il suo discorso, Oligui Nguema ha anche elogiato i progressi ottenuti in ambito diplomatico. Ha fatto riferimento al fatto che il Gabon, sotto la sua guida, ha rafforzato le relazioni con importanti potenze internazionali come Stati Uniti, Francia, Russia e Cina, grazie anche all’apertura di nuove ambasciate e al rafforzamento dei rapporti commerciali. Secondo il leader gabonese, una politica estera assertiva è stata una delle chiavi del successo della transizione, contribuendo a creare le condizioni per lo sviluppo economico e per la stabilizzazione politica del Paese.
Ora, Oligui Nguema sarà chiamato ad affrontare le sfide reali del Paese, investito anche del mandato popolare. Una delle principali problematiche del Paese africano, come affermato in precedenza, riguarda la distribuzione della ricchezza. Il Gabon, pur essendo ricco di risorse naturali come petrolio, oro e manganese, vede ancora quasi il 40% dei giovani vivere sotto la soglia di povertà. I problemi di disoccupazione, carenza di infrastrutture e interruzioni nei servizi essenziali (come elettricità e acqua) rappresentano questioni urgenti su cui il nuovo governo dovrà concentrarsi.
Il debito nazionale è un’altra questione critica. Con il debito che ha raggiunto il 73,3% del PIL lo scorso anno e la previsione di un ulteriore aumento all’80% quest’anno, il nuovo mandato di sette anni dovrà trovare soluzioni efficaci per rilanciare l’economia e promuovere una redistribuzione più equa delle risorse. Secondo i dati della Banca Mondiale, l’economia gabonese ha registrato una crescita del 2,9% nel 2024, un miglioramento rispetto al 2,4% dell’anno precedente, grazie agli investimenti nelle infrastrutture e all’aumento della produzione nel settore estrattivo. Tuttavia, la sfida rimane quella di tradurre questi indicatori economici in benefici tangibili per l’intera popolazione.
Il destino del Gabon, oggi nelle mani di un popolo risvegliato e desideroso di giustizia, rimane da scrivere. Tuttavia, se il nuovo governo saprà cogliere l’opportunità data da queste elezioni e instaurare riforme strutturali, il futuro potrebbe finalmente offrire al Gabon la stabilità e la prosperità a lungo sognate. Con la promessa di “riportare la dignità”, il nuovo inizio, inaugurato da un voto schiacciante e da una partecipazione storica, lascia intravedere la possibilità di una rinascita politica e sociale, capace di rispondere alle complesse sfide del presente e di gettare le basi per un domani migliore.
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