Cinquanta anni di riunificazione: un viaggio di guarigione nazionale e ritorno

3 mins read
Start

a cura di Giulio Chinappi

Nel cinquantesimo anniversario della riunificazione, il Vietnam onora un’eredità di riconciliazione e unità, mentre i vietnamiti all’estero tornano per dare il loro contributo, incarnando il duraturo percorso nazionale verso la riconciliazione e l’identità condivisa.

La bandiera del Fronte Nazionale per la Liberazione del Vietnam del Sud sventolò sul Palazzo dell’Indipendenza di Saigon il 30 aprile 1975, segnando la fine di una lunga e dolorosa guerra e la riunificazione di un paese diviso dopo oltre due decenni.

Quel momento trionfale, impresso nella memoria nazionale, aprì un nuovo capitolo: quello della riconciliazione, della ricostruzione e della guarigione delle ferite del passato.

A mezzo secolo di distanza, il percorso del Vietnam verso la riconciliazione nazionale continua a essere esemplificato dalle voci di coloro che fuggirono un tempo, ma che ora sono tornati per vivere, lavorare e contribuire alla causa nazionale.

La politica costante e l’impegno del Partito Comunista e dello Stato vietnamiti a favorire l’armonia nazionale hanno dato, negli ultimi 50 anni, risultati sostanziali. Riconciliazione e reintegrazione hanno contribuito a rafforzare il grande blocco di unità nazionale, ora pilastro dello sviluppo rapido del paese.

Negli anni successivi alla guerra, molti vietnamiti lasciarono il paese per diverse circostanze. Eppure, ogni anno, migliaia di membri della diaspora tornano in visita e molti si reinsediano e lavorano nella loro terra d’origine. Questo flusso costante di ritorni è prova vivente dello spirito di unità che oggi definisce la nazione.

L’architetto Nguyễn Hữu Thái, oggi ottantasette anni, fu testimone oculare della storia. Vide il carro armato dell’esercito di liberazione sfondare il cancello del Palazzo dell’Indipendenza e contribuì alla trasmissione della dichiarazione di resa del Presidente Dương Văn Minh della Repubblica del Vietnam sulla Radio di Saigon in quel giorno storico.

Dopo un periodo trascorso all’estero e l’ottenimento della cittadinanza canadese, fece poi ritorno e riacquistò la nazionalità vietnamita. Il suo ricordo più indelebile del 30 aprile 1975 è il momento in cui il celebre cantautore Trịnh Công Sơn intonò Nối Vòng Tay Lớn (Unire i nostri cerchi) nello spirito di pace e solidarietà.

«Le parole della canzone – sul collegare le foreste agli oceani e unire le mani su tutta la terra – risuonarono profondamente in quel giorno» ricordò Thái. «Simbolizzavano il desiderio del popolo per la riunificazione nazionale e l’unione sotto un unico tetto dei vietnamiti».

Il percorso di ricostruzione non fu facile, ma guardando indietro, i vietnamiti sia in patria sia all’estero hanno pieno motivo di orgogliarsi di quanto è stato realizzato. Dalle riforme economiche ai progressi nella diplomazia, nella sicurezza e nella società, il Vietnam ha compiuto notevoli passi avanti. Questo successo, affermò Thái, riflette uno sforzo nazionale per superare il conflitto, cancellare l’odio e procedere nella pace e nell’unità.

Đặng Lương Mô, ottantanove anni, esperto di microelettronica, tornò dal Giappone nel 2002 e da allora si è dedicato all’istruzione e allo sviluppo tecnologico in Vietnam. Riconosciuto con onorificenze nazionali per i suoi contributi, Mô ritiene che la riconciliazione sia il percorso naturale per qualsiasi nazione dopo la guerra.

«Le armi si sono tacitate da tempo. Chi impugnava il fucile è oggi anziano. Condividiamo sangue, lingua ed eredità – perché non riconciliarci?» chiese. «La mia unica preoccupazione è sempre stata come restituire qualcosa alla patria».

Dagli Stati Uniti, Hà Tôn Vinh, ex consulente alla Casa Bianca durante la presidenza di Ronald Reagan, è anch’egli tornato in Vietnam e oggi è figura di spicco nei settori finanziario e bancario del paese. Per lui, il 30 aprile non rappresenta solo la fine di una guerra, ma l’inizio di un percorso unificato.

«Ho avuto successo in America, ma sono tornato per contribuire allo sviluppo nazionale perché sono vietnamita» spiegò Vinh. «Oggi il mondo vede il Vietnam come un’economia emergente. Questo è il frutto della riunificazione».

Le loro storie sono profondamente personali, ma emblematiche di un racconto più ampio: persone che, una volta disperse dal conflitto, ora tornano a cuore aperto e mente fervida. Attraverso accademia, arte o investimenti, riaffermano l’approccio accogliente del Vietnam verso la riconciliazione e la concordia, e la verità duratura espressa da Hồ Chí Minh: «Il paese del Vietnam è uno, la nazione vietnamita è una sola».

Questa filosofia è sancita in una risoluzione del marzo 2004 del Partito Comunista del Vietnam sulle questioni della diaspora vietnamita, che chiede di eliminare pregiudizi e divisioni e di promuovere apertura, comprensione e solidarietà.

«Tutti i vietnamiti, indipendentemente da etnia, religione, status sociale, origine o motivo della permanenza all’estero, che desiderano contribuire alla causa nazionale, devono essere uniti nel grande blocco di solidarietà nazionale», recita la risoluzione.

Quello spirito è più che parole. Oggi, oltre 400 progetti della diaspora vietnamita, per un valore di quasi 2 miliardi di dollari statunitensi, sono attivi in Vietnam. Centinaia di intellettuali all’estero sono tornati per lavorare a lungo termine, e le rimesse della diaspora hanno raggiunto 16 miliardi di dollari nel 2024.

Nelle riflessioni calme e sentite di Thái, Mô e Vinh vediamo il legame duraturo tra le persone e la terra, la devozione incrollabile dei vietnamiti alla loro patria e il successo della politica di riconciliazione del Vietnam.

È un percorso lastricato non solo da politiche, ma da connessioni umane e dal filo indistruttibile di un’identità condivisa.

Iscriviti alla nostra Newsletter
Enter your email to receive a weekly round-up of our best posts. Learn more!
icon

AREA RISERVATA TESSERATI CeSE-M

Progetto di Ricerca CeSE-M

Dispacci Geopolitici

Il CeSE-M sui social

Naviga il sito

Tirocini Universitari

Partnership

Leggi anche