di Dario Tagliamacco
Il caffè è un aspetto fondamentale della storia venezuelana, dal XVIII secolo all’epoca contemporanea la storia di questa bevanda rappresenta una storia di tradizione, resistenza e rilancio economico del Paese latinoamericano.
Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo ed anche i venezuelani lo amano molto, questo prodotto è molto importante per l’economia del Paese ed infatti durante gli anni il caffè venezuelano ha ricevuto riconoscimenti a livello mondiale per la sua qualità e sapore. La sua storia iniziò alla fine XVIII secolo quando furono introdotte le prime coltivazioni di caffè nel territorio.
L’approdo del caffè in Venezuela è attribuito ad un sacerdote gesuita spagnolo chiamato Josè Gumilla intorno al 1730, lui era uno dei missionari che portarono tale coltivazione dal Brasile, che a sua volta era arrivata dal Suriname e dalla Guyana Francese. In seguito, a partire del 1783 il caffè cominciò ad essere coltivato anche a Caracas, in un terreno che oggi forma le urbanizzazioni La Foresta e la Castellana.
Il caffè prodotto in Venezuela era principalmente di tipo “arabico”, poiché considerato di maggior qualità grazie al suo sapore e odore, rispetto al tipo chiamato “robusto”. All’inizio del XIX secolo, durante la guerra d’indipendenza, dopo il crollo della produzione di cacao, il caffè cominciò ad occupare una posizione preminente nell’economia venezuelana. Il primo grande successo del settore si ebbe tra il 1830 e 1855 quando nel Paese si crearono circa un terzo delle piante di caffè presenti in tutto il mondo.
Nel suo periodo di massimo splendore, ovvero alla fine del XIX secolo, il Venezuela divenne il terzo produttore di caffè al mondo, superato solamente dal Brasile e dalle Indie Olandesi. Nel XIX secolo il Paese caraibico produceva il 6,6 % della produzione mondiale e il 15% del caffè leggero della regione. All’inizio del XX cominciò la decadenza, il Paese perse posizioni nella produzione ed esportazione del caffè fino al minimo storico del quinquennio 1979-1985 quando non riuscì a raggiungere la quota di esportazione assegnatagli dall’Organizzazione Internazionale del Caffè.
Nel XXI secolo il Venezuela ha affrontato la guerra economica provocata da fattori esterni che ha causato diversi problemi alla produzione di caffè. L’instabilità macroeconomica unita alla mancanza di investimenti nel settore agricolo ha creato un contesto complicato per i produttori di caffè. Le sanzioni economiche imposte dall’Amministrazione di Trump, iniziate nel 2017, l’impossibilità di accedere a finanziamenti, la super inflazione del periodo 2014-2020 hanno reso difficile il mantenimento e l’espansione delle piantagioni di caffè.
Le piantagioni di caffé si estendono in tutto il Venezuela, gli Stati principali produttori sono Lara, Portuguesa, Tàchira, Mérida, Trujillo, Monagas, Sucre, Yaracuy e Biscucuy che è il primo produttore nel Paese, poi seguono Rubio, Guárico, Chabasquén, Boconó e Ospino. Negli ultimi anni, quando il Venezuela ha superato la crisi economica, la produzione di caffè è aumentata grazie alle politiche agrarie portate avanti dal governo Bolivariano, attraverso il cosiddetto “Piano Caffè”.
Tale piano venne creato dal governo guidato da Hugo Chávez nel 2004 con l’intento di riabilitare aree già piantate nel Paese per aumentare la produzione del caffè; l’obiettivo finale di tale azione politica è il raggiungimento dell’autosufficienza nel breve periodo e la riduzione della quantità di importazioni dall’estero. Ciò che ha aumentato fortemente la produzione del caffè, ossia del 53%, è stata la nazionalizzazione di aziende quali Café Madrid, El Peñón, Café Aroma e Fama de América; tutto ciò è stato possibile grazie al sostegno che il Governo ha dato a contadini, piccoli produttori e produttori primari.
Nell’ottobre del 2024 il Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha consegnato 15 milioni di dollari in finanziamenti a produttori di caffè con la finalità di potenziare la produzione nella nazione caraibica. Tale investimento è stato così suddiviso: In primo luogo, dal Fondo Nazionale per il Potere Popolare (SAFONAPP), l’importo di 2 milioni di dollari, il suo equivalente in bolivar da investire nella produzione. Attraverso la Banca Digitale dei Lavoratori, 6 milioni di dollari, e in aggiunta a questo, attraverso il Portafoglio Produttivo della Banca Agraria, l’importo di un milione di dollari per i coltivatori di caffè. Infine, attraverso il Consiglio del Governo Federale, sono stati approvati direttamente 6 milioni di dollari, e con questa cifra è stato raggiunto l’importo totale, sopra menzionato.
Durante la cerimonia di consegna del finanziamento il presidente Nicolás Maduro ha spiegato che il dibattito per il Potere Comunale è un tema chiave per il controllo dei prezzi, come egli ha affermato: “O Comune o il Nulla”. Inoltre ha sottolineato il ruolo delle comuni (di sovietica memoria) per risolvere attraverso la legge e la giustizia i problemi relativi alla vendita del caffè a prezzi giusti, la quale deve passare dal produttore al consumatore.
Il presidente venezuelano ha anche spiegato che il prodotto della produzione sociale, statale o socialista deve passare da chi produce direttamente al popolo ad un prezzo equo senza intermediari, poiché è possibile e fattibile grazie al nuovo modello economico che si sta creando in Venezuela, basato su una produzione di qualità che permetta alle persone di avere prodotti di ottimo livello ad un prezzo giusto: ciò che viene fatto pagare serve al produttore per continuare a investire e avere il proprio reddito.
Il Venezuela, nonostante la guerra economica ancora in atto, grazie ad un’ottima sinergia tra Stato centrale e produttori, in questi ultimi anni sta riuscendo a risollevare le sorti della produzione di caffè, con più di 400 marche che sono distribuite in tutto il territorio nazionale, mentre le esportazioni della preziosa bevanda si dirigono verso l’Europa, gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e Paesi Arabi.
Dario Tagliamacco è un professore universitario di italiano, storia, geografia, economia politica e diritto. Studioso di Relazioni Internazionali, negli anni ha lavorato come articolista per alcune testate online italiane.
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