di Dario Tagliamacco
Le sanzioni economiche, strumenti di coercizione usati nella politica internazionale, hanno degli effetti negativi sulla salute e sull’alimentazione soprattutto delle persone facenti parte dei gruppi sociali più umili delle società.
Le sanzioni economiche sono uno strumento molto utilizzato dall’Occidente per colpire quei Paesi cosiddetti “non allineati”, la lista dei luoghi del mondo sanzionati è ormai lunghissima, se all’inizio degli anni ‘60 il 4% delle nazioni era colpito da sanzioni decise dagli Stati Uniti, Europa o Nazioni Unite, oggi la percentuale è salita al 27%. Se poi consideriamo che i Paesi sotto regime sanzionatorio producono circa il 30% del Pil mondiale, si può affermare che un terzo dell’economia mondiale è soggetta a sanzioni da parte di Governi occidentali o dell’Onu.
Le sanzioni hanno un effetto simile a quello di un assedio, ovvero privare i cittadini dei servizi di base, cibo e medicine. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato delle risoluzioni all’unanimità che chiedono la revoca di sanzioni contro la popolazione civile, ad esempio ciò che è accaduto in Siria è illegale secondo il diritto internazionale. Tuttavia anche se gli effetti devastanti provocati dagli assedi economici sui servizi medici e sull’accesso al cibo siano stati ampiamente documentati, le potenze che dominano il Consiglio di Sicurezza non riconoscono l’impatto delle sanzioni economiche sui civili.
Alcuni economisti hanno studiato l’effetto delle sanzioni economiche in 98 Paesi per un lasso di tempo di 35 anni e hanno potuto dimostrare che le misure coercitive economiche riducono l’aspettativa di vita di quasi 1,5 anni nelle popolazioni colpite, inoltre le donne sono quelle che subiscono le conseguenze più gravi. Le sanzioni economiche solitamente sono applicate dai Paesi ricchi ai Paesi chiamati “in via di sviluppo”, i quali subiscono un calo del PIL pro capite, aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali e in alcuni casi aumento della mortalità tra le persone.
Iran, Corea del Nord, Venezuela, Cuba, Siria, Afghanistan sono alcuni dei Paesi colpiti dalle sanzioni economiche per forzare un cambiamento politico, studi recenti hanno suggerito che tali assedi economici sono la causa di crisi umanitarie poiché le restrizioni commerciali limitano l’accesso ai beni essenziali come cibo e medicine. In Iraq per esempio, l’imposizione delle sanzioni economiche nel 1990 ha causato un aumento della mortalità infantile da 47 a 108 per 1000 nati vivi, la mortalità prima del quinto anno d’età è aumentata da 56 a 131 per 1000 nati vivi. Un’altra triste evidenza tra le popolazioni colpite da sanzioni economiche sono i bambini colpiti da HIV, dal 1990 al 2012 questa situazione ha causato un aumento dell’1% del tasso di mortalità e del 2,5% del tasso di nuove infezioni.
Il diritto alla salute è universale ma in Paesi sanzionati come la Siria e l’Afghanistan è divenuto un lusso per pochi, gli ospedali sono privi di attrezzature, i farmaci essenziali sono introvabili e la mortalità materna dilaga; tale crisi sanitaria è dovuta anche alle sanzioni economiche internazionali che al posto di colpire i governi finiscono per piegare le popolazioni civili, lasciando le fasce più vulnerabili prive di cure.
Gli Stati Uniti sono la nazione che ha imposto sanzioni economiche al maggior numero di Paesi nel mondo, in particolare a Cuba che subisce tale assedio da 60 anni. Il blocco economico ha avuto un impatto tremendo sull’economia dell’isola, la quale non potendo accedere ai mercati internazionali ha registrato una carenza di prodotti di base: tutto ciò ha portato al peggioramento della qualità di vita dei cubani. La salute pubblica è stata messa a rischio a causa della mancanza di apparecchiature mediche, la popolazione cubana ha dimostrato una grande capacità di resistenza, tuttavia il costo umano non si può negare.
Anche la collaborazione tra scienziati cubani e statunitensi è bloccata da decenni a causa delle sanzioni economiche. Durante l’Amministrazione di Obama il blocco economico è stato riconosciuto come inefficace, mentre durante i mandati di Trump e Biden le sanzioni sono state ampliate e il loro effetto è stato amplificato dalla pandemia di Covid 19.
Le sanzioni economiche, strumento che soprattutto negli ultimi anni è diventato una caratteristica della politica internazionale statunitense, sono incompatibili con gli articoli 24, 26, e 28 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Tali articoli tutelano i diritti dei bambini per l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e all’assistenza sociale. Bisogna comunque ricordare che tutte le nazioni hanno firmato la Convenzione tranne gli Stati Uniti.
In questi anni la Comunità Internazionale ha avviato un dibattito per attenuare o cancellare le sanzioni con l’obiettivo di alleviare le sofferenze delle popolazioni civili. Si è parlato della creazione di deroghe umanitarie mirate e di un monitoraggio preciso dell’impatto delle sanzioni. Si spera che in un futuro prossimo tale strumento di pressione che distrugge l’economia di un Paese causando danni irreparabili ai popoli innocenti venga dichiarato illegale.
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