A ROMA UN MONUMENTO ALLO SCRITTORE E DIPLOMATICO CYNGYZ AJTMATOV METTE IN LUCE IL RUOLO DEL KIRGHIZISTAN, PAESE ‘CERNIERA’ DELL’ASIA CENTRALE

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Roma apre una finestra sull’Asia centrale, attraverso la figura dello scrittore e diplomatico kirghizo Čyngyz Ajtmatov. A lui è stato dedicato un monumento presso il giardino di Villa Grazioli il 27 febbraio scorso. Un’occasione importante che ha visto la partecipazione di autorità della Capitale oltre a parlamentari e senatori italiani e almeno una quindicina di diplomatici provenienti da diversi Paesi.

Tra questi, quelli di Russia, Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan, Cina, ma anche africani come Senegal e Capo Verde. A voler guardare in modo trasversale nutrita la presenza di rappresentanti di Paesi aderenti ai BRICS e aspiranti tali.

Kirghizistan: cerniera d’Asia e punto d’osservazione privilegiato

Cerimonia, quella del monumento ad Ajtmatov che ha acceso i riflettori sul Kirghizistan, Paese dell’Asia Centrale, cerniera tra la Cina e Russia via Kazakistan. Con oltre 7 milioni di abitanti ed un territorio di quasi 200mila kmq per il 94% montuoso, il Kirghizistan – incrocio da sempre di etnie, culture e religioni, dal medioevo fino all’età moderna – entrato nell’orbita russa con l’impero a partire dalla seconda metà del XIX Secolo per poi essere federato all’URSS, è oggi una Repubblica parlamentare unitaria. La sua economia si basa su agricoltura e allevamento; il manifatturiero si sta sviluppando mentre il settore estrattivo, risulta favorito da vasti giacimenti di carbone, oro, antimonio e uranio. Recentemente sono stati scoperti alcuni giacimenti di gas naturale e petrolio. E’ ricco d’acqua: parziale però ancora lo sfruttamento dei numerosi corsi per la produzione di energia idroelettrica.

Resta un Paese abbastanza noto a livello internazionale e sul quale non manca l’interesse. Negli ultimi 20 anni è salito alla ribalta in diversi momenti: per conflitti di natura etnica, ma di più per manifestazioni di piazza sfociate in vere e proprie rivolte contro il governo con morti e feriti. Più di un osservatore infatti, definì quelle kirghize “l’equivalente centrasiatico delle rivoluzioni colorate di Georgia e Ucraina”, dagli esiti però non proprio soddisfacenti “per gli organizzatori”. Eventi, con ogni probabilità influenzati dall’esterno, e da leggere anche in chiave antirussa, anticinese e anti iraniana, data appunto la posizione strategica e di cerniera dello stato asiatico, oltre che di osservatorio privilegiato su Pakistan e Afghanistan. Non a caso gli americani fino al 2014 avevano in loco, presso Manas una base aerea per buttare gli occhi e non solo sullo stato afghano e i suoi vicini… 

Con le vicende turbolente che hanno caratterizzato il Paese ormai alle spalle – anche se la guardia resta alta – oggi il Kirghizistan si muove nella direzione della cooperazione e collaborazione con i vicini. Da segnalare infatti quanto è avvenuto il 19 marzo scorso, con la soluzione relativa alla questione del confine col Tagikistan rimasta irrisolta per oltre un secolo (101 anni per la precisione). Un evento significativo non solo per i due Paesi ma per l’intera regione dell’Asia Centrale. Ora si può affermare che tutti gli Stati della regione centroasiatica hanno di fatto risolto tutte le loro controversie di confine, gettando le basi solide per una pace duratura e volta al consolidamento costruttivo dei rapporti che intercorrono tra essi.

Čyngyz Ajtmatov scrittore e diplomatico famoso nel mondo

“La cosa più difficile è essere un essere umano tutti i giorni.” Le parole sono di Ajtmatov ed hanno percorso insieme alla sua fama, di scrittore e diplomatico, il mondo in lungo e in largo. 

Hanno riecheggiato anche il giorno dell’inaugurazione del monumento a lui dedicato: indiscutibile infatti la loro attualità, nell’”essere un essere umano tutti i giorni” date le situazioni di crisi in corso e la tensione che continua a caratterizzare e a contrapporre l’Europa e più in generale gli USA e il mondo occidentale a Russia, Cina e nazioni in cui prende sempre più piede una visione del mondo multipolare. 

Parole quelle di Ajtmatov, che insieme al suo pensiero sono state riprese nei vari interventi nel corso dell’evento, compreso in quello dell’ambasciatore del Kirghizistan in Italia, Taalay Bazarbaev, che ha definito lo scrittore e diplomatico kirghizo, “L’anima del nostro Paese, il cui genio ha valicato i confini del Kirghizistan per essere conosciuto ed apprezzato nel mondo- ha detto, aggiungendo – Il suo pensiero continua ad essere attuale e i personaggi dei suoi libri vivono drammi dell’intera umanità.” 

Ma chi era Čyngyz Ajtmatov (Šeker, 12 dicembre 1928 – Norimberga, 10 giugno 2008)? Scrittore e statista kirghiso, sovietico e dell’Asia centrale, attraverso i suoi libri – letti con grande attenzione oltreché ammirazione in tutto il mondo – ha espresso idee di umanesimo e di grande amore per tutti gli esseri viventi: uomini, animali domestici e selvatici, piante… l’intero pianeta Terra. Le sue opere si basano principalmente sul folklore della sua terra e dei Paesi dell’Asia, utilizzato soprattutto per descrivere la vita contemporanea. Ajtmatov ha scritto sia nella sua lingua natia, il kirghiso, che in russo e i suoi libri sono stati tradotti in più di 150 lingue e pubblicati in 128 Paesi al mondo con vendite di oltre 100 milioni di copie.

Una carriera, la sua, iniziata nel 1958 con un romanzo Melodia della terra. Giamilja (Džamilja, 1958), incentrato su una giovane donna, una kirghisa, che non voleva arrendersi alle difficoltà del proprio paese. Vennero poi altri racconti, fra cui si distinsero Addio, Gul’sary (1966) e Il battello bianco (1970), dove narra della tragedia di un bambino costretto ad abbandonare i suoi sogni e finisce con il commettere suicidio. Sui numeri 6, 8 e 9 della rivista Novyj Mir del 1986 è stato pubblicato il romanzo Il patibolo (Placha). Il suo ultimo scritto degno di nota è del 1994: Il marchio di Cassandra. Dalle eresie del XX secolo.

Diversi i temi di interesse di Ajtmatov: l’adolescenza e il folklore tipico della Russia. Fu poi attratto dalla fantascienza che si univa alla narrazione: si osserva ne Il giorno che durò più di un secolo (1981), dove si descrive un viaggio ambientato nella steppa con osservazioni riferite al “mondo moderno”. Non mancarono nemmeno temi molto attuali, quali la droga e il crimine: ne Il patibolo (1986), si ritrova il pessimismo espresso con la perdita irreversibile della spiritualità.

Le opere di Aitmatov hanno ricevuto numerosi premi, tra cui riconoscimenti dell’epoca sovietica come l’Ordine di Lenin, il Ramo d’ulivo d’oro del Centro di Ricerca sulla Cultura Mediterranea, il Premio dell’Accademia dell’Istituto Giapponese di Filosofia Orientale e il Premio di Stato Austriaco per la Letteratura Europea. A ciò si aggiunge che: dal 1964 al 1985 è stato presidente dell’Unione Cinematografica del Kirghizistan, nel 1974  accademico dell’Accademia Nazionale del Kirghizistan e nel 1985, nominato presidente dell’Unione degli Scrittori del Kirghizi, fino ad essere nominato nel 1997 Eroe del Kirghizistan.

Quanto alla vita politico-istituzionale, Ajtmatov nel 1990-1991 è stato consigliere di Mikhail Gorbaciov e nel 1990 è stato nominato ambasciatore sovietico in Lussemburgo avviandosi così alla carriera anche diplomatica. Dopo quell’esperienza e in seguito all’indipendenza del suo Paese ha vestito i panni sempre dell’ambasciatore, in Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Francia, all’UNESCO, all’Unione Europea e alla NATO, dal 1990 al 1993. Oltre che membro del parlamento del Kirghizistan. 

Ad Ajtmatov un monumento nella capitale del mondo antico

Il monumento, ad Ajtmatov denominato “Cima di Aitmatov”, è stato realizzato in marmo bianco di Carrara. Il suo autore è il noto scultore kirghiso Alexey Morozov, le cui opere hanno ricevuto ampi riconoscimenti a livello internazionale. Col suo lavoro ha voluto trasmettere la profondità filosofica dell’opera dello scrittore kirghiso e le sue riflessioni sul destino dell’umanità. il progetto è stato realizzato dall’Ambasciata della Repubblica del Kirghizistan nella Repubblica Italiana nell’ambito della divulgazione e promozione del patrimonio culturale kirghiso. inaugurato il 27 febbraio 2025, e collocato presso il parco di Villa Grazioli presso il quartiere Parioli in Roma, segue un altro evento sempre nella ‘città eterna’ dell’ottobre 2024, durante la visita ufficiale del Presidente del Kirghizistan S.N. Japarov in Italia, quando è  avvenuta l’inaugurazione con apposizione di targa dedicata del Parco del Kirghizistan.

Alla cerimonia del febbraio scorso hanno partecipato i vertici del Ministero dei beni e delle attività culturali italiano, del Ministero degli Affari Esteri, i sindaci delle città di Roma, Gradara, Sant’Angelo Le Fratte, rappresentanti del corpo diplomatico, importanti media italiani e internazionali, rappresentanti dell’intellighenzia creativa, del mondo scientifico, culturale e imprenditoriale, membri della famiglia di Ch. Aitmatov, nonché rappresentanti delle associazioni della diaspora kirghisa provenienti da tutta Italia.

Nel suo discorso, l’ambasciatore kirghizo in Italia T. Bazarbaev ha auspicato che il monumento “Picco di Aitmatov” diventi un simbolo di ispirazione per le nuove generazioni di kirghisi e italiani, un promemoria dell’importanza di preservare il patrimonio culturale e del potere dell’arte, che può unire persone di diverse nazionalità e culture. Alle parole Bazarbaev hanno fatto seguito quelle della moglie di Ajtmatov: “Questo monumento è il riconoscimento al contributo dato attraverso le sue opere alla cultura mondiale, unisce due paesi ed è simbolo di amicizia tra Italia e Kirghizistan. Il mio auspicio è che possa essere fonte per le nuove generazioni e simbolo della forza dell’arte capace di unire popoli e culture diverse. Desidero esprimere la mia gratitudine al console onorario Antonio Castiello per la realizzazione del monumento e allo scultore Morozov per la magnifica opera. La sua arte ha contribuito a rendere immortale la memoria di Ajtmatov, il legame tra i due paesi e gettare un solido ponte tra due culture.”

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