a cura di Giacomo Gabellini – Il Contesto
Nelle scorse ore, il cosiddetto M-23, gruppo paramilitare composto da guerriglieri di etnia tutsi sostenuto dal Ruanda di Paul Kagame e dall’Uganda di Yoweri Museveni e considerato illegale da numerosi governi, ha conquistato Goma, il capoluogo della regione del Kivu settentrionale, nella Repubblica Democratica del Congo.
Come risposta, il governo di Kinshasa ha interrotto i rapporti diplomatici con il Ruanda, accusando il governo di Kigali di aver inviato proprie truppe a supportare lo sforzo bellico dei guerriglieri. I portavoce di Kagame negano qualsiasi addebito, sebbene – scrive «France 24» in una sua analisi – lo scorso anno abbiano riconosciuto di mantenere schierate in territorio congolese truppe e sistemi missilistici per questioni di sicurezza, con il pretesto di una presunta concentrazione di forze congolesi vicino al confine.
Gli esperti delle Nazioni Unite, sottolinea il reportage, «valutano che la presenza ruandese nella Repubblica Democratica del Congo ammonti a circa 4.000 soldati».
La caduta di Goma rappresenta un passaggio di fondamentale rilievo, perché, oltre a contenere considerevoli riserve di petrolio e gas, la regione del Kivu è attraversata dalla grande faglia africana, che secondo i geologi rappresenta uno dei più ricchi depositi minerari al mondo (diamanti, oro, platino, coltan, cassiterite, cobalto, rame, ferro, ecc.).
Lo scorso anno, il governo congolese ha citato in giudizio presso tribunali francesi e belgi le filiali della Apple, accusate di approvvigionarsi di minerali strategici per il settore dell’alta tecnologia da oltre cento gruppi armati irregolari che imperversano nella regione del Kivu, M-23 in primis.
Parliamo di tutto questo assieme a Filippo Bovo, giornalista, saggista e collaborate del sito «Le Vie del Mondo».
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