di Lorenzo Somigli
Dal ricevimento per il 46° anniversario della vittoria della Rivoluzione iraniana a Roma nella residenza dell’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri.
FONTE ARTICOLO: https://iltazebao.com/i-46-anni-delliran-rivoluzionario/
I dettagli sono tutto e nella sala principale, di fronte all’immagine dell’imam Khomeini, c’è l’Ultima Cena. Colori, sfumature, le montagne sullo sfondo – i dettagli – tradiscono un’ispirazione persiana e una mano artistica notevole. Le comunità cristiane sono di antico lignaggio e testimoniano una pluralità reale che sfugge al mainstream. È il 46 esimo anniversario della vittoria della Rivoluzione iraniana e si respira un’aria di festa, di casa. E non solo perché è la residenza dell’ambasciatore in Italia, sua Eccellenza Mohammad Reza Sabouri.
È sempre stato un percorso autonomo quello del popolo iraniano, che lo ha portato a sviluppare un’originalità tutta sua e a costruire un percorso per la sovranità che ha basi solide. Non senza problemi e contraddizioni che riemergono, appunto, oltre quarant’anni dopo. Tra una tradizione che è forte, perché ha permesso la continuità e l’autonomia, e la spinta verso la modernità, lo sviluppo economico, l’emersione di nuovi ceti sociali. E, allora, è proprio la religione ciò che può tenere unita la nazione e accompagnare il passaggio, senza traumi. Non senza un pluralismo di fatto che nasce su una convivenza plurisecolare. Del resto, in Iran c’è anche una comunità ebraica, che esprime un rappresentante in Parlamento. Anche questo, ça va sans dire, viene opportunamente nascosto in Occidente.
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A parlare con loro – impeccabili e di un’eleganza raffinata e senza fronzoli gli iraniani presenti – l’Italia è una nazione più che amica. Il numero dei presenti e la varietà della provenienza confermano la grande attenzione che c’è sull’Iran, crocevia naturale, con buona pace di chi ne vorrebbe – anche in Italia – l’isolamento.
Un recente servizio di Press Tv ha messo in chiaro che l’Iran non è solo petrolio. Prima della Rivoluzione il paese era strettamente dipendente dall’industria petrolifera. Risorse sconfinate di minerali, le stime vedono l’Iran nella top ten globale, indispensabili alla transizione energetica lo rendono un attore chiave. È tempo di rendersene conto
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