Bologna, 25 gen. – C’è sempre meno libertà di espressione. È un effetto della guerra. Tuttavia, nonostante la censura “democratica” si è svolta, a Bologna, la conferenza sui rapporti tra Russia e Corea del Nord. Promossa dall’Associazione Culturale Russia Emilia-Romagna, presente Luca Rossi, e originariamente prevista per il 30 novembre, ha visto la partecipazione di Jean-Claude Martini, delegato ufficiale della Korean Friendship Association.
“Le idee del Juche, oggi la dottrina dello Stato nordcoreano, nascono – ha spiegato Martini – durante la lotta contro l’occupazione giapponese. Il primo nucleo fondativo è del 1930. Segue, nei decenni, una elaborazione più organica. L’uomo, non come individuo ma come essere sociale, in una dimensione collettiva, è creatore di tutto. Indipendenza, creatività e coscienza come pilastri”.
Martini ha rilevato un “percorso evolutivo autonomo”, che “gli ha permesso di superare dialetticamente il marxismo-leninismo”. Il Juche ha sempre avuto “estimatori nel mondo”, soprattutto nei paesi che combattevano “contro l’imperialismo”; il primo congresso si svolse in Madagascar, ad Antanarivo.
Martini, giornalista de Il Tazebao, ha analizzato anche il rapporto con la Russia: “I rapporti esistono fin dal XIX secolo, salvo poi un’interruzione dovuta all’occupazione giapponese. Nel corso degli anni ’30 i comunisti coreani contribuirono alla vittoria dell’URSS sul Giappone. Nel 1945 il Sud fu letteralmente occupato, con l’imposizione di un governo militare statunitense, mentre i russi, come da accordi, si ritirarono”.
“Negli anni ’50, la Corea ha scelto, pur non rompendo i rapporti, una linea autonoma sia con la Cina sia con l’Urss. Negli anni ’60 ci fu la firma del trattato militare, una sorta di prodromo del partenariato firmato nel giugno scorso tra Putin e Kim”.
E, in merito allo sviluppo dei rapporti, Martini, fondatore del portale “La Corea parla italiano”, ha rilevato che si tratta “a tutti gli effetti” di “un’alleanza militare”. “Ci sono esercitazioni degli Stati Uniti, che vanno avanti dal 1958, e vi hanno stoccato armi nucleari”.
“Nel centro dell’imperialismo – ha aggiunto Luca Rossi, presidente dell’Associazione Culturale Russia Emilia-Romagna – siamo abituati a vedere la Corea del Nord come il male assoluto; in Africa, i popoli che combattono contro il ritorno del colonialismo guardano alla Corea del Nord”.
Lato economico, la Corea “ha sempre fatto affidamento sulle sue risorse”, come “applicazione concreta delle idee del Juche”.
“L’unità tra leader, partito e masse ha permesso di superare la crisi tra il 1995 e il ’99, con una coda fino al 2009 con la lotta al mercato nero. Sono state create anche delle zone economiche speciali”. “Il tentativo di golpe di Yoon Suk-yeol in Corea del Sud”, secondo Martini, era volto “a scatenare una guerra contro il “pericolo comunista” della Corea del Nord”.
“Questi pensava di tirarsi dietro tutti, ma la popolazione ha dimostrato di non volere la guerra”. Una lettura profonda, perché basata storicamente e sulla conoscenza diretta, che avrebbe meritato più attenzione e meno censura.
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