di Giulio Chinappi
La Corea del Sud affronta una crisi politica senza precedenti: la breve imposizione della legge marziale da parte del Presidente Yoon Suk-yeol ha scatenato una reazione a catena di impeachment, tensioni costituzionali e incertezza economica, mettendo alla prova la stabilità del Paese.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2025/01/07/prosegue-la-grave-crisi-politica-in-corea-del-sud/
In un nostro precedente articolo, abbiamo avuto modo di analizzare la grave crisi politica nella quale è caduta la Repubblica di Corea – la Corea del Sud – nel corso dell’ultimo mese, ovvero da quando, nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, il Presidente Yoon Suk-yeol ha tentato di imporre la legge marziale. Come abbiamo avuto modo di ricordare in quell’occasione, la mossa di Yoon ha fatto tornare i fantasmi dell’oscuro passato della storia sudcoreana, segnata da tre dittature sostenute dagli Stati Uniti, che ha visto governi repressivi come quelli di Syngman Rhee (1948-1960), Park Chung Hee (1962-1979) e Chun Doo-hwan (1979-1988), noti per censura, violenze e massacri, tra cui quello di Gwangju (18 maggio 1980).
Memori dell’oscuro passato, sia i parlamentari che i cittadini sudcoreani hanno reagito vigorosamente alla mossa del Presidente Yoon, che ha subito gravi conseguenze per le sue azioni anticostituzionali. Accusato di voler reprimere l’opposizione, Yoon ha superato con successo un primo voto di impeachment grazie all’ostruzionismo della formazione di centro-destra che lo sostiene, il Partito del Potere Popolare (Gungmin-ui him), ma alla fine ha dovuto capitolare di fronte ad una seconda mozione presentata dall’opposizione il 14 dicembre, questa volta votata anche da gran parte dei membri del Partito del Potere Popolare.
In seguito all’impeachment ai danni di Yoon, il Primo Ministro Han Duk-soo ha assunto la carica presidenziale ad interim, mentre la Corte Costituzionale è stata chiamata a decidere delle sorti di Yoon, avendo come opzioni quella di confermare la sua rimozione o di ripristinarne l’incarico. L’opposizione ha inoltre approvato una legge per indagare sulle azioni di Yoon, dimostrando di voler andare a fondo nella faccenda. Tuttavia, tali sviluppi non hanno affatto risolto la grave crisi politica sudcoreana, evidenziando la fragilità del sistema di questo Paese a lungo descritto come il “baluardo della democrazia” in Oriente dai media occidentali.
Gli ultimi sviluppi hanno dunque reso necessario tornare sull’argomento con questo nuovo articolo.
Dopo Yoon, infatti, l’opposizione guidata dal Partito Minju (Partito Democratico di Corea) ha deciso di mettere sotto accusa anche Han Duk-soo, accusandolo di aver esitato a colmare tre vacanze alla Corte Costituzionale, proprio mentre la corte si prepara a esaminare le accuse di ribellione contro il presidente destituito Yoon Suk-yeol. Il rifiuto di Han di nominare formalmente i tre giudici dimostra che “non ha né la volontà né la qualifica per sostenere la Costituzione”, ha dichiarato il leader parlamentare del Partito Democratico, Park Chan-dae. Il testo della mozione di impeachment afferma infatti che Han “sta intenzionalmente evitando l’indagine speciale per esaminare i responsabili dell’insurrezione e ha chiaramente dichiarato la sua intenzione di respingere le nomine di tre giudici della Corte Costituzionale”, nonostante il voto favorevole di un’Assemblea Nazionale controllata dall’opposizione.
In base a queste premesse, il 27 dicembre i deputati di Seoul hanno votato, con 192 pareri favorevoli su 300, per l’impeachment del Presidente ad interim Han Duk-soo, mentre si registrava un crollo della valuta nazionale ai livelli più bassi dal periodo della crisi finanziaria globale del 2007-2009. Mai, nella storia sudcoreana, un Presidente ad interim era stato sottoposto ad impeachment.
Nel frattempo, nuove ricostruzioni su quanto accaduto nella notte fra il 3 e il 4 dicembre hanno fatto emergere la figura di Woo Won-shik, presidente dell’Assemblea Nazionale (Daehanminguk Gukhoe), come determinante nel fallimento di Yoon di imporre la legge marziale. In Corea del Sud, il ruolo del presidente dell’Assemblea Nazionale è generalmente poco significativo: Nonostante ricopra la seconda carica più alta dello Stato, il presidente dell’Assemblea sudcoreana deve per legge rinunciare all’affiliazione partitica al momento dell’elezione per garantire la neutralità.
Tuttavia, molti analisti sudcoreani hanno sottolineato come le azioni decisive ma equilibrate di Woo durante la recente crisi abbiano trasformato la percezione tradizionale del ruolo, con i giovani sudcoreani che hanno soprannominato Woo il “Thor dell’Assemblea Nazionale”, facendo riferimento al martelletto che il presidente dell’Assemblea usa nelle sue funzioni, paragonandolo al supereroe Marvel. Nonostante i suoi 67 anni, infatti, Woo ha scavalcato le recinsioni per entrare nell’emiciclo e garantire il regolare svolgimento delle operazioni parlamentari nella fatidica notte del 3-4 dicembre: “Ho capito che avevamo l’autorità costituzionale per annullare la legge marziale”, ha ricordato Woo in una conferenza stampa. Il voto decisivo si è concluso con 190 deputati su 300 che hanno votato per annullare la legge marziale, evitando una pagina ancora più buia per la storia sudcoreana.
Tuttavia, Woo, che, secondo un sondaggio, gode ora del sostegno del 56% dei sudcoreani, ha ricordato anche che “la nostra Costituzione, redatta nel 1987 (quando il Paese si avviava alla transizione democratica dopo quattro decenni di dittature militari, ndr), è ormai obsoleta”, e che il testo costituzionale della Repubblica di Corea andrebbe sottoposto ad un processo di revisione per riflettere i cambiamenti sociali degli ultimi 40 anni.
Infatti, la Corea si trova oggi in un territorio costituzionale inesplorato, come dimostra quanto avvenuto al momento del voto per l’impeachment di Han Duk-soo, quando ci sono state divergenze tra i partiti e alcuni esperti di diritto costituzionale sulla soglia necessaria per l’impeachment di un Presidente ad interim (una maggioranza semplice o una maggioranza qualificata di due terzi, come avviene per il Presidente). Alla fine, proprio Woo ha affermato che era sufficiente una maggioranza semplice per procedere con l’impeachment di Han. La Corte Costituzionale sarà dunque chiamata a prendere un’importante decisione anche su questo tema.
Inoltre, come anticipato, al momento tre dei nove giudici della Corte Costituzionale restano vacanti, proprio per via dell’ostruzionismo di Han, che lo ha portato all’impeachment. Tuttavia, la Costituzione afferma che almeno sei giudici della Corte devono confermare l’impeachment di Yoon per rimuoverlo dall’incarico. In pratica, questo significa che, con soli sei giudici attualmente in carica, sarebbe necessaria una decisione unanime per destituirlo.
Come se non bastasse, l’Unità Investigativa Congiunta della Corea del Sud ha annunciato, lo scorso 30 dicembre, di aver richiesto l’arresto di Yoon con l’accusa di insurrezione e abuso di potere, dopo che il Presidente sospeso ha ignorato tre convocazioni per l’interrogatorio. Un tribunale ha successivamente emesso il mandato di arresto, il che rappresenta un caso senza precedenti nella storia della Corea del Sud. Mentre Yoon gode dell’immunità per la maggior parte dei crimini in quanto Presidente in carica, infatti, questa non si applica ai casi di ribellione o tradimento.
Nel frattempo, sia la Corte Costituzionale che gli altri organi giudiziari competenti avranno molto lavoro da fare nelle prossime settimane, con il massimo organo giudiziario del Paese che ha sei mesi di tempo per prendere la decisione finale su Yoon. Intanto, il Ministro delle Finanze Choi Sang-mok ha assunto la presidenza ad interim a seguito dell’impeachment di Han. Lo stesso Choi ha affermato che la crisi politica sta trascinando la Corea del Sud in una grave crisi economica, come dimostra il crollo del won. Inoltre, il nuovo capo di Stato ad interim ha affermato che nominerà immediatamente due giudici alla Corte Costituzionale e procederà con la terza nomina una volta raggiunto un accordo tra i partiti di maggioranza e opposizione.
Articolo pubblicato su Strategic Culture Foundation
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