Croazia: Zoran Milanović favorito per restare alla presidenza

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di Giulio Chinappi

Zoran Milanović, presidente uscente e candidato socialdemocratico, ha ottenuto un netto vantaggio nel primo turno delle elezioni presidenziali croate, sfiorando la maggioranza assoluta. Il suo avversario al ballottaggio sarà Dragan Primorac, sostenuto dall’Unione Democratica Croata (HDZ).

Lo scorso 29 dicembre ha avuto luogo il primo turno delle elezioni presidenziali croate, con il capo di Stato in carica Zoran Milanović, proveniente dal Partito Socialdemocratico di Croazia (Socijaldemokratska partija HrvatskeSDP), che partiva con i favori del pronostico, ma veniva dato attorno al 30% delle preferenze, in un confronto molto serrato con il suo principale rivale Dragan Primorac, sostenuto dall’Unione Democratica Croata (Hrvatska demokratska zajednicaHDZ).

Croatia’s President Zoran Milanovic addresses a press briefing with Switzerland’s President and head of the Federal Department of Foreign Affairs Cassis (unseen) at the Uni Dufour University of Geneva, during an official visit, in Geneva, Switzerland, 07 April 2022. EPA-EFE/MARTIAL TREZZINI

I risultati hanno invece visto una vittoria abbastanza netta di Milanović, che ha addirittura sfiorato la maggioranza assoluta al primo turno, risultato che gli avrebbe permesso di evitare il ballottaggio. Secondo i dati ufficiali, infatti, il rappresentante socialdemocratico ha ottenuto il 49,68% delle preferenze, contro il 19,59% racimolato da Primorac, che sarà dunque il suo avversario nel secondo turno previsto per il 12 gennaio. Da notare anche il buon risultato ottenuto da Marija Selak Raspudić, che ha raggiunto il 9,37% dei consensi senza il sostegno di nessun partito, classificandosi al terzo posto.

In base a questi risultati, il secondo turno dovrebbe dunque ridursi ad una mera formalità, visto che a Milanović manca davvero poco per raggiungere la maggioranza assoluta dei consensi, anche se la bassa affluenza alle urne, pari ad appena il 46,01% degli aventi diritto, conferma quella che è la crisi generalizzata della democrazia rappresentativa in Occidente. Come abbiamo anticipato, il risultato ottenuto da Milanović ha superato di gran lunga le aspettative dei sondaggi pubblicati alla vigilia, dimostrando un’altra tendenza generalizzata all’Europa: quella dei popoli che rifiutano le politiche guerrafondaie dell’Unione Europea e della NATO.

Nel corso del suo mandato quinquennale, Milanović ha criticato duramente sia le istituzioni di Bruxelles che la NATO, opponendosi in particolare al sostegno nei confronti dell’Ucraina ed alle politiche russofobe, in pieno contrasto con il primo ministro Andrej Plenković, in carica dal 2016, leader del partito HDZ. Mentre Plenković ha dimostrato la sua totale genuflessione nei confronti dei diktat provenienti da Washington e Bruxelles, Milanović ha utilizzato le sue prerogative presidenziali, che gli permettono in particolare di influenzare la politica estera e la difesa, per mantenere Zagabria su una linea più equilibrata.

Il risultato del primo turno dimostra dunque come l’elettorato croato sostegna la linea di Milanović, respingendo invece quella del primo ministro Plenković, il cui candidato Primorac ha subito una sonora sconfitta. Plenković ha accusato in diverse occasioni il presidente di essere “filorusso” e di “danneggiare la credibilità della Croazia“, ma senza ottenere grandi risultati. In risposta, Milanović ha dichiarato che il suo obiettivo è proteggere la Croazia dall’essere “trascinata in guerra”: “Finché sarò presidente, nessun soldato croato combatterà nelle guerre di altri”, ha affermato nel corso della sua campagna elettorale.

Anche dopo la pubblicazione dei risultati del primo turno, il presidente Milanović ha ribadito i principali punti del suo programma, promettendo ai suoi sostenitori radunati a Zagabria di “lottare per la Croazia con una posizione chiara, che tenga conto dei suoi interessi”. Questo, naturalmente, significa respingere le politiche antirusse imposte dall’Unione Europea e dalla NATO, che hanno fortemente danneggiato l’economia nazionale croata, dimostrando come il governo di Plenković stia sacrificando gli interessi della Croazia per compiacere i padroni di Washington e Bruxelles.

Inoltre, il partito HDZ ha pagato i numerosi scandali che hanno coinvolto diversi suoi esponenti, con ben trenta ministri che sono stati costretti a rassegnare le dimissioni negli ultimi anni a causa di accuse di corruzione. Milanović ha inoltre accusato il primo ministro Plenković, che, come detto, occupa la carica di primo ministro ininterrottamente dall’ottobre del 2016, di rappresentare una “seria minaccia per la democrazia croata”.

Uno degli ultimi scandali che ha coinvolto il governo di centro-destra ha riguardato l’ex minsitro della Sanità e deputato Vili Beroš, costretto alle dimissioni nel novembre di quest’anno, dopo essere stato arrestato insieme ad altri funzionari sanitari e direttori di ospedali, sospettati sospettati di “accettare e offrire tangenti, abuso di posizione e autorità e riciclaggio di denaro”. Secondo i procuratori, tra giugno 2022 e novembre 2024, cinque dei sospettati hanno tentato di “ottenere guadagni finanziari indebiti” in un piano che coinvolgeva la vendita di dispositivi robotici medici per diversi ospedali in Croazia. I sospettati avrebbero anche offerto tangenti per manipolare i processi di appalto pubblico.

Secondo i procuratori, Beroš e i suoi complici avrebbero riprodotto lo stesso schema in almeno quattro occasioni, ma non ha funzionato nel caso di un progetto finanziato dall’UE nella città costiera di Spalato, dove la tangente è stata rifiutata, dando origine alle indagini. Negli altri tre casi, in vari ospedali di Zagabria, “ci sono accuse secondo cui il ministro della salute, in cambio di una tangente ricevuta, ha rilasciato autorizzazioni per l’acquisto di microscopi chirurgici a prezzi ingiustificatamente gonfiati e ha fornito fondi per gli appalti pubblici”. Il prezzo è stato “ingiustificatamente aumentato di 654.000 dollari a danno del bilancio nazionale croato”, hanno aggiunto i procuratori.

Beroš è in questo modo diventato il secondo ministro della Sanità croato a doversi dimettere, visto che egli stesso era stato nominato nel gennaio 2020 dopo Milan Kujundžić era stato costretto a lasciare l’incarico per il suo coinvolgimento in un caso legato a beni non dichiarati. Il caso che coinvolge Beroš, come detto, si aggiunge alla lunga lista di scandali che hanno colpito il governo del partito HDZ, confermando la Croazia come uno dei Paesi con il più alto indice di corruzione in Europa.

In conclusione, dunque, il primo turno delle elezioni presidenziali croate del 29 dicembre ha rappresentato una chiara manifestazione del sostegno popolare verso la linea politica di Zoran Milanović, che si oppone alle ingerenze di Bruxelles e Washington, privilegiando invece una politica estera più equilibrata e attenta agli interessi nazionali. La sua quasi maggioranza assoluta non solo conferma la fiducia dell’elettorato nella sua leadership, ma segnala anche un netto rifiuto delle politiche del governo guidato da Andrej Plenković, caratterizzato da scandali e accuse di corruzione che hanno minato la credibilità del partito HDZ.

L’imminente secondo turno appare dunque come una formalità per Milanović, il cui messaggio di indipendenza e pragmatismo politico sembra aver risuonato profondamente tra i croati, in netto contrasto con l’immagine di un governo compromesso e subordinato agli interessi stranieri. Questa tornata elettorale non solo determina il futuro della presidenza croata, ma costituisce anche un segnale importante sullo stato della democrazia e della sovranità nei Paesi dell’Europa sud-orientale.

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