Muḥammad al-Jawlānī, il terrorista “occidentalizzato” alla guida della Siria

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di Giulio Chinappi

Abū Muḥammad al-Jawlānī, nato Aḥmad Ḥusayn al-Sharʿa, è il nuovo leader de facto della Siria dopo la caduta del governo di Baššār Ḥāfiẓ al-Assad lo scorso 8 dicembre. A lungo considerato un terrorista da gran parte del mondo occidentale e della comunità internazionale, al-Jawlānī è improvvisamente diventato il “liberatore” della Siria dalla malvagia dittatura di Assad, o almeno questo è il modo in cui gran parte della stampa occidentale l’ha descritto negli ultimi giorni.

FONTE ARTICOLO

Come abbiamo ricordato nel nostro precedente articolo sulla questione siriana, al-Jawlānī è il leader di Hayʼat Taḥrīr al-Shām (HTS), traducibile come Organizzazione per la Liberazione del Levante. In quell’occasione, abbiamo sottolineato come HTS venga tuttora designata come organizzazione terroristica dalle Nazioni Unite e da numerosi governi, compresi quelli di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Argentina, Indonesia, Turchia e Russia, oltre che dall’Unione Europea nel suo complesso.

Lo stesso al-Jawlānī viene da tempo considerato come uno dei terroristi più ricercati al mondo, tanto che il governo degli Stati Uniti ha offerto una ricompensa di 10 milioni di dollari per ricevere informazioni sulle sue attività. Tornando a quanto scritto nel nostro articolo di ieri, HTS nasce nel 2007 dall’unione di varie fazioni, la principale delle quali proveniva dal Fronte al-Nuṣra, gruppo armato jihadista salafita, formalmente affiliato ad al-Qāʿida fino al 28 luglio 2016. Lo stesso governo degli USA afferma che “al-Jawlānī guida il Fronte al-Nuṣra, affiliato di al-Qāʿida in Siria. Nel gennaio 2017, il Fronte al-Nuṣra si è fuso con diversi altri gruppi di opposizione intransigenti per formare Hayʼat Taḥrīr al-Shām (HTS)“. Dunque, anche il governo degli Stati Uniti, come avevamo scritto noi ieri, ritiene che il formale allontamento di HTS da al-Qāʿida sia stato un’operazione di facciata, mentre i legami tra le due organizzazioni restano tuttora molto solidi.

La stessa fonte statunitense ci ricorda che “sotto la guida di al-Jawlānī, il Fronte al-Nuṣra ha compiuto molteplici attacchi terroristici in tutta la Siria, spesso prendendo di mira i civili. Nell’aprile 2015, il Fronte al-Nuṣra avrebbe rapito e poi rilasciato circa 300 civili curdi da un posto di blocco in Siria. Nel giugno 2015, il Fronte al-Nuṣra ha rivendicato la responsabilità del massacro di 20 residenti nel villaggio druso di Qalb Lozeh nella provincia di Idlib, in Siria“.

Da un punto di vista ideologico, al-Jawlānī è strettamente legato ad Ayman al-Ẓawāhirī, terrorista egiziano considerato come il capo assoluto di al-Qāʿida tra il 2011 ed il 2022, successore di Osāma bin Lāden come emiro generale di al-Qāʿida, la massima carica dell’organizzazione terroristica. Secondo l’intelligence statunitense, “nell’aprile 2013, al-Jawlānī ha giurato fedeltà ad al-Qāʿida e al suo leader Ayman al-Ẓawāhirī“. Al-Ẓawāhirī sarebbe stato ucciso il 31 luglio 2022 da un attacco con droni statunitensi mentre si trovava in Afghanistan.

Un altro personaggio di grande rilievo nella carriera terroristica di al-Jawlānī è stato Abū Bakr al-Baghdādī, emiro dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante dal 2010 al 2014 e califfo dello Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS) tra il 2014 ed il 2019, quando venne a sua volta ucciso in un raid statunitense nei pressi di Idlib. Tra il 2011 ed il 2013, al-Jawlānī e al-Baghdādī coordinarono le proprie azioni in Siria, fino a quando, nell’aprile del 2013, l’ISIS decise di recidere i propri legami con al-Qāʿida. Al-Jawlānī rifiutò questo cambiamento, mantenendo la sua fedeltà ad al-Qāʿida ed al suo leader al-Ẓawāhirī.

Infine, la nostra fonte statunitense di riferimento, ribadisce che “il 16 maggio 2013, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha designato al-Jawlānī come terrorista globale appositamente designato ai sensi dell’Ordine esecutivo 13224” e che “è un reato fornire consapevolmente, o tentare o cospirare per fornire, supporto materiale o risorse al Fronte al-Nuṣra, un’organizzazione terroristica straniera designata dagli Stati Uniti“. Al-Jawlānī, del resto, era già stato arrestato dalle forze di occupazione statunitensi in Iraq nel 2006, dove rimase imprigionato per cinque anni.

Nella pagina dedicata al Fronte al-Nuṣra, invece, l’intelligence nordamericana ci ricorda che, lungi dal voler instaurare una democrazia multipartitica, questa organizzazione terroristica ha come scopo quello di “estromettere il regime siriano di Assad e sostituirlo con uno Stato islamico sunnita“. Inoltre, “il 15 maggio 2014, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha designato il Fronte al-Nuṣra come organizzazione terroristica straniera ai sensi della sezione 219 dell’Immigration and Nationality Act“.

Concetti che vengono ribaditi anche nella pagina dedicata ad Hayʼat Taḥrīr al-Shām, dove si legge: “Hayʼat Taḥrīr al-Shām (HTS) è stata fondata nel 2017 da una fusione tra il Fronte al-Nuṣra e diversi altri gruppi. HTS controlla una porzione di territorio nella Siria nord-occidentale, con l’obiettivo di estromettere il regime siriano di Assad e sostituirlo con uno stato islamico sunnita per promuovere la propria agenda come una delle affiliate di al-Qāʿida in Siria. HTS ha preso in ostaggio diversi cittadini statunitensi sin dalla sua fondazione. HTS è un elemento estremista separato dall’opposizione siriana ed esercita vari gradi di influenza sulla governance locale e sui complotti esterni“. HTS è inoltre stata accusata di crimini di guerra dalle Nazioni Unite per la brutale repressione effettuate nelle aree della Siria finite sotto il suo controllo.

Come ha fatto, allora, Abū Muḥammad al-Jawlānī a diventare improvvisamente un leader accettabile agli occhi dell’Occidente? Innanzitutto, sappiamo che i governi imperialisti occidentali non si fanno problemi reali ad allearsi con i terroristi islamici quando ne hanno convenienza. Dall’Afghanistan alla Libia, passando per l’Iraq, la storia recente è piena di esempi di questo tipo. In questo caso, la priorità delle élite imperialiste occidentali, compreso il regime nazisionista israeliano, era quella di far cadere il governo di Assad, in quanto alleato della Russia nella regione, alleato dell’Iran e sostenitore della causa palestinese. Come nei casi precedentemente citati, gli imperialisti hanno badato al risultato a breve termine senza calcolare le conseguenze a lungo termine.

Ma, al contrario di quanto accaduto con altri gruppi terroristici, va detto che al-Jawlānī ha fatto grandi sforzi per rendere la sua immagine più accettabile agli occhi dell’opinione pubblica occidentale. Negli ultimi tempi, al-Jawlānī ha abbandonato il turbante per vestire una sorta di uniforme in stile occidentale color kaki (qualcuno ha notato persino la somiglianza dei suoi abiti con quelli del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj), ed ha accorciato la barba, allontanandosi dalla tradizionale immagine dei jihadisti.

Anche il tono delle sue dichiarazioni ha subito importanti modifiche: in passato, ha sempre affermato che la Siria doveva essere governata secondo la sua interpretazione della “legge islamica” (sharīʿa) e che le minoranze del paese, come cristiani e alauti (l’etnia dalla quale proveniva la famiglia Assad), non sarebbero state accolte; ora, invece, fa appello all’unità nazionale, affermando che “questa vittoria [la caduta di Assad, ndr] è per tutti i siriani; tutti hanno contribuito a questa vittoria“. In un discorso tenuto ad Aleppo prima della caduta di Damasco, al-Jawlānī ha addirittura fatto un discorso rivolto direttamente alla minoranza cristiana promettendo protezione sotto il suo controllo. In precedenza, aveva fatto lo stesso rivolgendosi alla minoranza drusa di Idlib.

Tuttavia, molti analisti ritengono che al-Jawlānī non abbia cambiato le proprie convinzioni, e che questo cambiamento d’immagine rappresenti piuttosto una strategia per ottenere il sostegno delle potenze occidentali, nella speranza che queste annullino le proprie sanzioni contro Damasco, oltre che della popolazione siriana. Aron Lund, ricercatore presso Century International, ha dichiarato a The Guardian: “Meno panico locale e internazionale si crea e più al-Jawlānī sembra un attore responsabile piuttosto che un estremista jihadista tossico, più facile sarà il suo compito. È del tutto sincero? Sicuramente no. Ma è la cosa intelligente da dire e fare in questo momento”.

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