di Giulio Chinappi
La caduta del governo ba’thista di Assad in Siria ha offerto ad Israele l’occasione d’oro per perseguire il suo progetto nazisionista del “Grande Israele”, come aveva dichiarato il ministro Smotrich qualche settimana fa.
“I nostri grandi anziani religiosi erano soliti dire che il futuro di Gerusalemme si sarebbe esteso fino a Damasco“, aveva detto profeticamente un mese fa Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze dell’entità sionista. Ora che l’esercito israeliano, dopo aver superato il confine con la Siria, si trova a circa venti chilometri dalla capitale siriana, finita nelle mani di Abū Muḥammad al-Jawlānī e della sua organizzazione terroristica, Hayʼat Taḥrīr al-Shām (HTS), queste parole assumono tutto un altro significato.
Le parole di Smotrich fanno riferimento al “Grande Israele” (Eretz Israel HaShlema), il sogno proibito di tutti i nazisionisti israeliani, che tuttavia sembra meno irrangiungibile dopo la caduta del governo ba’thista siriano di Baššār Ḥāfiẓ al-Assad. Capo del Partito Sionista Religioso (HaTzionut HaDatit), Smotrich ritiene che lo Stato d’Israele dovrebbe estendersi su tutti i territori palestinesi, ma anche sui territori (o parte di essi) appartenenti a Giordania, Siria, Libano, Iraq, Egitto ed Arabia Saudita. Si tratta di una posizione massimalista, non condivisa da tutto l’ambito del sionismo israeliano, ma che tuttavia è accettata nel dibattito politico dell’entità sionista, al punto che lo stesso Smotrich ricopre un incarico ministeriale.
Non serve una conoscenza storica molto approfondita per trovare le connessioni tra il “Grande Israele” promosso da Smotrich e il Lebensraum tedesco promosso da Adolf Hitler (sebbene questa visione fosse già diffusa nella Germania del XIX secolo, in particolare ad opera del geografo Friedrich Ratzel). Nel Mein Kampf, Hitler riprese il concetto teorizzato da Ratzel per giustificare l’espansione territoriale tedesca. Secondo la dottrina nazista, il Lebensraum doveva essere acquisito a spese delle popolazioni slave, considerate inferiori, attraverso l’annessione e la colonizzazione.
Proprio come i nazisti tedeschi, nazisionisti israeliani hanno l’obiettivo di espandere il proprio territorio ai danni di altri popoli, quelli arabi che vivono nei Paesi circostanti, ritenuti inferiori, giustificando tale espansione con il diritto divino e la Bibbia (Gott mit uns, avrebbero detto i nazisti tedeschi). Lo stesso Smotrich, nell’intervista precedentemente citata, ha affermato che Israele deve essere “uno Stato ebraico […] gestito secondo i valori del popolo ebraico“, lasciando evidentemente ben poco spazio a qualsiasi minoranza etnico-religiosa. Non dimentichiamo, del resto, che l’entità sionista è già stata bollata in diverse occasioni come un regime di apartheid da parte di Amnesty International e di altre organizzazioni per i diritti umani.
È dunque in quest’ottica che vanno lette le mosse di Israele successive alla caduta del governo di Assad. Come abbiamo scritto in un nostro precedente articolo, lo stesso leader sionista Benjamin Netanyahu ci ha tenuto a sottolineare il “merito” di Israele nella caduta di Assad: “Oggi è una giornata storica per il Medio Oriente. Il regime di Assad, un elemento chiave dell’asse del male dell’Iran, è caduto. Questo è il risultato diretto degli attacchi che abbiamo sferrato contro l’Iran e Ḥizb Allāh, i principali sostenitori del regime di Assad. Ciò ha innescato una reazione a catena in tutto il Medio Oriente tra coloro che volevano liberarsi di questo regime repressivo e tirannico“, ha affermato Netanyahu, prima di aggiungere che il cambio di potere a Damasco “apre nuove, importantissime opportunità” per il suo Paese.
Subito dopo l’ingresso a Damasco delle milizie di HTS, Israele ha iniziato la propria invasione armata della Siria, superando i territori precedentemente occupati delle Alture del Golan. L’esercito sionista ha dunque preso il controllo del versante siriano del Monte Hermon, la vetta più alta della Siria facente parte delle Alture del Golan, conducendo allo stesso tempo una serie di attacchi aerei in territorio siriano. Secondo quanto riportato da alcune fonti, nella mattinata di mercoledì 11 dicembre, i reparti più avanzati erano giunti a circa 20 km dalla capitale Damasco, che ora potrebbe essere il prossimo obiettivo dell’avanzata nazisionista in territorio siriano.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha parzialmente smentito la volontà di Israele di arrivare a Damasco, ma sappiamo come il popolo palestinese abbia patito sulla propria pelle le conseguenze delle menzogne sioniste per decenni. Secondo Katz, Israele vorrebbe “solo” “creare una zona di difesa sterile, libera da armi e minacce terroristiche, nel sud della Siria, senza una presenza permanente di Israele“. Evidentemente Katz dimentica che Israele occupa illegalmente le Alture del Golan, territorio siriano a tutti gli effetti, dal 1973, nonostante le Nazioni Unite abbiano condannato l’annessione con la Risoluzione 497 del Consiglio di Sicurezza, datata 17 dicembre 1981.
“L’esercito israeliano ha operato in Siria negli ultimi giorni per colpire e distruggere capacità strategiche che minacciano lo Stato di Israele. La marina ha operato la scorsa notte per distruggere la flotta siriana con grande successo“, ha detto ancora il minsitro Katz durante una visita a una base navale nella città settentrionale di Haifa. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, Israele ha “distrutto i più importanti siti militari in Siria, inclusi aeroporti siriani, magazzini, squadroni di aerei, radar, stazioni di segnalazione militare e numerosi depositi di armi e munizioni in varie località della maggior parte delle province siriane“. Secondo la setssa fonte, sarebbero stati condotti “circa 250 attacchi aerei sul territorio siriano” nelle ultime 48 ore con l’obiettivo di distruggere le capacità militari siriane. I media israeliani, citando una fonte della sicurezza di alto livello, hanno descritto gli attacchi come la più grande operazione aerea condotta dall’aeronautica militare israeliana nella sua storia.
Anche in queste ore, le azioni militari israeliane sono state oggetto dei rimbrotti delle Nazioni Unite. “Questo è un momento cruciale per la Siria. Non dovrebbe essere sfruttato dai suoi vicini per invadere il territorio siriano“, ha affermato Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite. “Siamo contrari a qualsiasi violazione dell’integrità territoriale della Siria“, ha aggiunto invitando tutti i Paesi della regione ad astenersi da qualsiasi azione che violi l’integrità territoriale della Siria. Tuttavia, sappiamo bene come i nazisionisti israeliani siano specializzati nell’agire ignorando il diritto internazionale, grazie all’impunità che viene garantita loro dai caporioni dell’imperialismo mondiale, gli Stati Uniti. In quesot caso, il dispiegamento delle forze israeliane nella zona cuscinetto vicino alle Alture del Golan occupate calpesta un accordo di cessate il fuoco di 50 anni con la Siria, che aveva istituito la zona cuscinetto, ma che Israele ha dichiarato di ritenere decaduto dopo la fine del governo di Assad.
Marwan Bishara, analista politico senior di Al Jazeera, ha dichiarato che “Israele ha approfittato del fatto che Damasco è impegnata in un cambiamento di regime per espandere la propria presenza nelle Alture del Golan e forse oltre“. Israele “l’ha definita temporanea, ma conosciamo le implicazioni quando Israele parla di temporaneo“, ha aggiunto ancora Bishara. “In Cisgiordania occupata, per esempio, sono passati quasi sei decenni“.
Parole di condanna nei confronti dell’invasione sionista sono arrivate anche dai governi di Qatar, Arabia Saudita, Iran e Iraq. Secondo Riyadh, “la continua violazione da parte di Israele delle norme del diritto internazionale e la sua determinazione a sabotare le possibilità della Siria di ripristinare la sua sicurezza, stabilità e integrità territoriale”. Il Ministero degli Esteri del Qatar ha invece dichiarato che Doha considera l’incursione israeliana “un pericoloso sviluppo e un palese attacco alla sovranità e all’unità della Siria, oltre che una flagrante violazione del diritto internazionale”. “La politica di imposizione del fatto compiuto perseguita dall’occupazione israeliana, comprese le sue tentate occupazioni di territori siriani, porterà la regione a ulteriori violenze e tensioni”, conclude la nota.
Il CeSE-M sui social